Storia Che Passione
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Ersilia, la storia della moglie di Romolo secondo la mitologia romana

Torniamo ai tempi dei miti e delle leggende dell’antica Roma. Perché oggi è di Ersilia che vogliamo raccontare la storia, la moglie di Romolo, secondo alcuni e una delle protagoniste assolute del Ratto delle Sabine.

Chi era Ersilia, la moglie di Romolo?

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Crediti foto: @Wilfredo Rafael Rodriguez Hernandez , Public domain, via Wikimedia Commons

Secondo la mitologia romana, Ersilia era la moglie di Romolo. Ma prima ancora apparteneva al popolo dei Sabini. La leggenda vuole che, quando Romolo fondò la città di Roma, questa fosse abitata praticamente solo da uomini. Romolo accoglieva tutti: pastori, cacciatori, esiliati, rifugiati politici, malviventi, gente scacciata dalle altre città… Ma c’erano pochissime donne.

Rendendosi conto dell’impraticabilità della situazione, Romolo provò a risolvere l’incresciosa situazione mandando ambasciatori ai popoli vicini. E fra questi popoli c’erano anche i Sabini. L’idea era quella di stringere alleanze con questi popoli tramite il matrimonio fra i Romani e le loro donne. Tuttavia questi popoli declinarono in maniera decisa questa offerta. Non solo i Romani non avevano, all’epoca, una bella fama, ma probabilmente questi popoli avevano anche paura delle loro mire espansionistiche.

Ma Romolo non si arrende. Visto che senza donne la sua neonata città non avrebbe avuto alcun futuro, ecco che escogita un trucchetto divenuto noto come il Ratto delle Sabine. Organizza i festeggiamenti per il dio Conso, invitando tutti i vicini. I quali accorrono in massa: le donne in sposa non gliele davano, ma per partecipare ai festeggiamenti non ci pensarono su due volte, recandosi a Roma, insieme alle loro donne.

Ratto Sabine
Crediti foto: @Niccolò Bambini, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons

Fra le più belle ci sono proprio le Sabine. Dopo una giornata di celebrazioni, ecco che a sera, a un segnale di Romolo, i giovani Romani rapiscono le ragazze ospiti, complice anche il fatto che i parenti maschi delle giovinette sono alquanto ubriachi.

Gli ordini di Romolo erano chiari: i Romani avrebbero dovuto rapire solamente le ragazze non sposate, trattandole con rispetto e senza maltrattarle o forzarle. In fin dei conti, volevano sposarle. Solo che, per errore, viene rapita anche una donna già sposata: Ersilia. Per cercare di porre rimedio al fatto, Romolo decide di sposarla lui stesso.

E mentre i parenti delle ragazze rapite tornano a casa, studiando la maniera migliore per vendicarsi dell’oltraggio subito, ecco che le Sabine, forse vittime della sindrome di Stoccolma – vai a sapere – dimostrano un certo apprezzamento nei confronti dei loro rapitori. I Romani le trattano gentilmente e affettuosamente, offrendosi non solo di sposarle, ma di condividere con loro anche beni e cittadinanza.

Così le Sabine decidono che, forse, non era poi una così pessima idea sposare questi Romani. E scelgono di rimanere a Roma, sposandosi con i Romani e dando loro dei figli. La stessa Ersilia diede a Romolo due figli, Prima e Avilio.

Se per le ragazze rapite la situazione si risolve facilmente, non è lo stesso per i loro parenti. I popoli minori, coinvolti nel rapimento, cercano di convincere Tito Tazio, il re Sabino, a intervenire. Ma egli non è che abbia tanta voglia di andare in guerra contro i bellicosi Romani.

Così Romolo e i suoi uomini sconfiggono gli altri popoli, ma a questo punto Ersilia decide di intervenire. Certo, ormai sono diventate Romane a tutti gli effetti, qui hanno marito, casa e famiglia, ma comunque sia, gli sconfitti, sono pur sempre loro parenti. Così Ersilia chiede con una certa fermezza a Romolo di deporre le armi e di fare in modo che gli sconfitti diventino cittadini di Roma.

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Crediti foto: @Guercino, Public domain, via Wikimedia Commons

Romolo, influenzato dalle parole della moglie, acconsente. Solo che, a questo punto, i Sabini decidono di muovere guerra loro stessi. Con il tradimento di Tarpea, la figlia del custode del Campidoglio, eco che entrano a Roma. La battaglia scoppia nella valle del Foro.

I Romani sembrano sul punto di avere la meglio, ma di nuovo Ersilia interviene. Guidando le donne Sabine, tenendo in braccio i figli avuti dai loro mariti Romani, le Sabine si buttano in mezzo ai due eserciti chiedendo ai combattenti di ucciderle: preferivano la morte al fatto di rimanere vedove (se avessero vinto i Sabini) o orfane (se avessero vinto i Romani).

Romani e Sabini capirono così che era giunta l’ora di deporre le armi. Romolo e i capi dei Sabini strinsero un’alleanza, permettendo così poi ai due popoli di fondersi insieme. Per questo motivo, mentre Romolo è considerato il padre di Roma, Ersilia ne è la madre.

Se non fosse stato per lei e per le donne Sabine, chissà cosa ne sarebbe stato di Roma? Fra l’altro si dice, poi, che anche Ersilia, così come Romolo, in seguito alla sua morte fu divinizzata. Romolo divenne il dio minore Quirino, mentre Ersilia divenne Hora o Horta.

Esiste però un’altra versione che sostiene come Ersilia sarebbe stata la moglie del romano Ostilio, un compagno di Romolo. Prima fra le donne Sabine rapite, da lui avrebbe avuto un figlio, Osto Ostilio, divenuto poi il padre del terzo re di Roma, Tullo Ostilio.