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Storia della censura: dall'antichità fino ai giorni nostri

Storia della censura: dall’antichità fino ai giorni nostri

Fin dagli albori della civiltà, il linguaggio non è stato soltanto un mezzo di comunicazione, ma un campo di battaglia del potere. Chi controlla ciò che può o non può essere detto, chi decide quali voci hanno diritto di esistere e quali invece devono essere ridotte al silenzio, esercita un’autorità profonda, capace di modellare la memoria collettiva e indirizzare il corso della storia. La censura nasce dunque come un dispositivo di potere. Non si tratta semplicemente di vietare un libro, una parola o un’immagine, ma di stabilire i confini stessi del pensabile. In questo senso, la sua storia è parallela a quella delle società organizzate. Merita, anche solo per queste generiche ragioni, un approfondimento degno di tale nome. Oggi sono qui per questo.

Storia della censura: dall'antichità fino ai giorni nostri

Già nell’antico Egitto assistiamo a pratiche di cancellazione della memoria. I Faraoni caduti in disgrazia venivano rimossi dai monumenti, i loro nomi scalpellati via, le statue deturpate. L’esempio più emblematico è quello di Akhenaton, il sovrano che osò sfidare la tradizione religiosa egizia imponendo il culto esclusivo di Aton. Alla sua morte, la sua rivoluzione monoteistica si spense e la sua stessa memoria andò in contro alla “censura”.

Il mondo romano codificò questa pratica in una vera e propria formula politica: la damnatio memoriae. Imperatori come Caligola, Domiziano o Commodo furono condannati non solo in vita, ma anche dopo la morte, con la cancellazione sistematica delle loro tracce. Nonostante questo, paradossalmente, il tentativo di censura rafforzò la loro fama postuma. I loro nomi, benché “vietati”, sopravvivono fino a noi come simboli di tirannide e follia.

censura busto egizio

In Grecia, la libertà di parola era un valore discusso e rivendicato, soprattutto ad Atene. Eppure, proprio qui si consumò uno degli episodi più celebri di censura intellettuale. Ricordate il processo a Socrate del 399 a.C.? Non lo condannarono per un crimine materiale, ma per il potere delle sue parole. Lo si accusò di corruzione, di minacciare l’ordine cittadino e di distorcere la realtà agli occhi dei giovani. Il suo suicidio forzato è rimasto un monito, per cui in ogni società, anche la più libera, esistono limiti oltre i quali la parola diventa pericolosa.

censura testa di Commodo

Il controllo delle parole giunse alla sua estrema essenza con l’ascesa del primo imperatore cinese, Qin Shi Huang (213 a.C.), che ordinò il rogo di testi filosofici e storici, per riscrivere da zero la memoria del passato. Era un atto politico e culturale, d’altronde la dinastia Qin voleva essere ella stessa l’inizio della storia cinese.

Nell’Europa medievale e moderna, la funzione di arbitro della parola passò alla Chiesa cattolica, che difese la propria ortodossia attraverso strumenti come l’Index Librorum Prohibitorum. Filosofi, teologi e scrittori finirono nelle liste nere. Da Hobbes a Voltaire, da Defoe a Sartre. Non si trattava solo di proteggere la fede, ma di regolare l’accesso alla conoscenza, che in mani sbagliate poteva trasformarsi in eresia.

censura indice dei libri proibiti

Con l’età contemporanea, la censura assume forme nuove, più subdole e tecnologiche. La fotografia, invenzione destinata a “fissare la realtà”, divenne presto uno strumento manipolabile. Durante le purghe staliniane, personaggi caduti in disgrazia come Nikolaj Ežov furono cancellati non solo dalla vita politica, ma anche dalle fotografie ufficiali, come se non fossero mai esistiti. Lo stesso avvenne nella Germania del Terzo Reich e nella Corea del Nord. La censura non si limita più a distruggere libri o statue, ma altera direttamente la percezione del reale.

Nel Novecento, la censura assume volti molteplici: morale (sul sesso, la pornografia, la violenza), politica (sulla critica ai regimi), militare (sul controllo delle informazioni durante le guerre). Ma con l’avvento di Internet e dei social media, il campo di battaglia si è ampliato in modo esponenziale. Mai prima d’ora miliardi di persone avevano avuto la possibilità di comunicare così apertamente. E mai prima d’ora governi, piattaforme e poteri economici avevano sentito così forte l’urgenza di regolare, limitare o oscurare contenuti ritenuti pericolosi. Dai firewall della Cina al quasi totale isolamento della Corea del Nord, fino alle pratiche più soft e invisibili come lo shadow banning, il controllo delle parole continua a plasmare lo spazio pubblico globale.

censura negli Stati Uniti

La storia della censura è, in fondo, la storia della tensione tra libertà individuale e ordine collettivo. Da Akhenaton a Stalin, da Socrate ai social network, ciò che è in gioco non è mai soltanto il contenuto censurato, ma la definizione stessa di chi ha il diritto di parlare e chi no.