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Foto del giorno: Charles Ponzi, la faccia pulita italiana e l'arte di farla franca

Foto del giorno: Charles Ponzi, la faccia pulita italiana e l’arte di farla franca

Fotografia di anonimo, uffici della Securities Exchange Company di Boston, 1920. Lo scatto ritrae Charles Ponzi intento a gestire i suoi affari. Non saranno però affari limpidi, anzi, spesso e volentieri le sue idee malsane lo porteranno in galera. Per un attimo nella sua vita però, contro ogni speranza, Charles sembrava avercela fatta. Fu studente, lavapiatti, cameriere, galeotto, uomo d’affari milionario e poi di nuovo galeotto. Mille e uno volti di un italiano truffaldino che oggi vi racconteremo.

Foto del giorno: Charles Ponzi, la faccia pulita italiana e l'arte di farla franca

In provincia di Ravenna c’è un serafico paesino di nome Lugo dove, il 3 marzo del 1882, nacque Carlo Pietro Giovanni Guglielmo Tebaldo Ponzi. Dei primi anni della sua vita sappiamo poco e niente, causa mancanza di fonti. Quel poco che vi possiamo raccontare lo si estrapola dalle sue note autobiografiche, ma aspettate di conoscere il personaggio per capire che queste possono essere molto poco attendibili.

Di certo sappiamo che, finiti i fondi durante i suoi “quattro anni di vacanza” all’università La Sapienza di Roma, partì per Boston. Qui trova lavoro come lavapiatti e dorme per terra nel ristorante dove lavora per risparmiare soldi. Promosso a cameriere, pensò bene di iniziare a truffare i clienti sul resto. Licenziato in tronco e cambio di città. Charles va a Montréal, in Canada, dove cambia totalmente lavoro. Diventa consulente presso un istituto di credito fondato da un certo Louis Zarossi.

Qui impara una cosa fondamentale, che gli tornerà presto utile nella sua movimentata vita: lo schema piramidale di reinvestimento dei fondi. Gli alti tassi di interesse promossi e promessi non sono sostenibili e Zarossi fugge in Messico. Ponzi resta a vivere a casa sua però, aiutando la famiglia di Zarossi che lo mantiene ancora. Qui trova un libretto di assegni in bianco e se ne firma uno bello consistente. Beccato subito e arrestato, finisce in prigione per tre anni.

Charles Ponzi foto

Scontata la pena, torna a Boston dove conosce l’amore e sposa Rose Gnecco. Charles vuole rimettersi in carreggiata e scrive dunque un libro sul commercio. Lo contatta, per puro caso, una società spagnola che gli fa scoprire il “buono di risposta internazionale“. Si tratta di un sistema che garantisce di ottenere un francobollo per rispondere alle buste internazionali. Ponzi, nella sua indole truffaldina, è geniale. Capisce che i prezzi dei francobolli sono diversi da nazione a nazione, e comprando in quelli più economici e vendendo in quelli più costosi il guadagno poteva sfiorare il 400%.

Nasceva la sua società, la Securities Exchange Company, subito promettente e attraente. In effetti, le sue doti in materia di comunicazione e le sue conoscenze “di strada” lo rendevano affabile e perfetto per la vendita. In breve la sua società divenne milionaria, e all’epoca un milione di dollari era davvero tanto tanto! Qualcosa però cominciava ad incepparsi nel complicato meccanismo e molti, fiutando il rischio, disinvestirono i propri averi. Nei tempi belli però, alcuni ipotecarono addirittura la casa per investire i soldi nella SEC di Ponzi, che garantiva profitti enormi e rispettava le promesse.

Charles Ponzi immagine segnaletica

Quando il giocattolo si ruppe, per Charles la vita smise di sorridere. Nel 1920 riceve una condanna a 5 anni. Ne sconta 3 e mezzo e viene rilasciato. Intercettato dalle autorità del Massachussetts, riceve una nuova condanna, a 9 anni questa volta. Paga la cauzione e va in Florida. Indovinate cosa fa qui? Esatto, un’altra frode, questa volta sulla compravendita di terreni.

Epilogo? Di nuovo il carcere e di nuovo cauzione pagata. Finito di scontare le sue pene, torna in Italia dove lavora come traduttore e sopravvive gestendo i rapporti di una società di aeronautica con il Brasile. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, il Brasile diventa nemico della Penisola e Ponzi allora perde il lavoro. Morirà proprio a Rio de Janeiro, in un ospedale per poveri, in seguito ad un ictus. Era il 18 gennaio 1949, e con la morte non poté farla franca nemmeno Charles Ponzi