Truffe nel settore vinicolo? Sono più antiche di quanto immaginiate. Per esempio, pare che nella Creta di epoca romana fossero soliti produrre vino contraffatto. In particolare, erano i vini passiti, quelli ottenuti dall’appassimento dell’uva prima della fermentazione, le principali vittime di queste contraffazioni.
Un vino contraffatto dall’antica Roma

L’Impero romano amava i vini, inclusi quelli passiti. Fonti storiche narrano di tecniche similari a quelle moderne per la loro produzione. Per esempio, alcuni passiti sono fatti appassire per tre mesi prima di essere pressati e destinati alla fermentazione. E come potrete ben immaginare, si tratta di un processo che richiede parecchio tempo.
Columella, scrittore e agricoltore romano, indicava che l’appassimento e la fermentazione richiedevano almeno un mese. Pure Plinio il Vecchio ad un certo punto parò di un processo in cui l’uva era parzialmente fatta appassire sulla vite, poi appassita sui graticci e infine pigiata otto giorni dopo.

Durante l’epoca imperiale, uno dei siti maggiormente dediti alla produzione di vino passito dolce era proprio Creta. Il suo passito era commercializzato ovunque. Tuttavia ci volevano tempo e pazienza per produrre tali vini e alcuni produttori di vino di Cnosso decisero di prendere delle scorciatoie.
Un’indagine archeologica condotta in un sito di produzione vinicola e in alcuni siti di produzione di anfore destinate al trasporto del vino a Cnosso ha scoperto che qualche produttore di vino cretese era solito ingannare i clienti vendendo loro una versione contraffatta del passito (noto come passum).
Creta produceva vino da migliaia di anni. Quando nel 67 a.C. i Romani conquistarono l’isola, ecco che fondarono una colonia Cnosso. Questo influenzò anche la produzione vinicola, aumentandola anche perché si incrementarono le esportazioni.
Grazie alle loro rotte marittime, i Romani potevano acquistare tantissimo vino cretese. Quest’ultimo era considerato un prodotto di lusso e c’era forte domanda da parte dell’Impero Romano. Oltre che per il suo gusto, il passito cretese era rinomato anche per le sue presunte proprietà medicinali. Per esempio, il medico militare romano Dioscoride nella sua opera medica sosteneva che curasse il mal di testa, eliminava i vermi e favoriva la fertilità.

Visto il netto incremento della domanda di vino dolce cretese a Roma, ecco che i viticoltori decisero di velocizzarne la produzione. Un trucchetto in tal senso lo descrisse anche Plinio il Vecchio: si faceva bollire il succo d’uva in grandi pentoloni. Tuttavia i bacili di miscelazione trovati a Cnosso non riportano tracce di riscaldamento. Dunque i Cretesi dovevano procedere in altro modo.
Come? Beh, pare che aggiungessero del miele al vino prima del confezionamento e della spedizione. Di sicuro questo metodo era molto più veloce rispetto all’aspettare che l’uva si essiccasse per settimane. Ma a questo punto sorge spontanea una domanda: un vino addizionato con miele poteva ancora essere considerato e venduto come vino passito? E soprattutto: i consumatori romani erano a conoscenza del fatto che stavano comprando del vino addizionato con miele?
Visto che Roma continuò imperterrita a importare vino da Creta, probabilmente o gli acquirenti non si accorsero della truffa o non gliene importava più di tanto.