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I giganti di Potsdam: l'ossessione di un re

I giganti di Potsdam: l’ossessione di un re

Cosa otteniamo sommando l’ossessione di un sovrano del primo Settecento, la disponibilità di quest’ultimo a spendere cifre altissime per soddisfare il suo desiderio e un principio di gigantismo che colpisce una minuscola percentuale di una popolazione già di per sé esigua? La risposta la conosciamo già: i giganti di Potsdam, l’assillo di re Federico Guglielmo I in Prussia.

I giganti di Potsdam: l'ossessione di un re

Chi di voi ricorda l’articolo d’approfondimento sulla rivoluzione militare prussiana del XVIII secolo, allora non farà troppa fatica a riconoscere la figura di Federico Guglielmo I di Hohenzollern, già principe elettore di Brandeburgo e re in Prussia dal 1713 al 1740. Il Re Soldato o Re Sergente, che tra le altre cose era il padre del futuro Federico II il Grande, era noto fra i sudditi principalmente per due caratteristiche: una tirchieria di proporzioni inaudite (anche se l’etichetta proveniva da quanti non apprezzavano l’austerità del sovrano, la stessa morigeratezza che trasformerà la Prussia in una macchina statale ed amministrativa, oltre che militare, altamente efficiente) e la strana ossessione coltivata per i soldati dalla statura imponente.

Il chiodo fisso del monarca di Casa Hohenzollern non rimase confinato alla sola Prussia, ma fece il giro delle corti europee, divenendo di dominio continentale. Fin dal primo momento in cui poté esercitare liberamente il potere regio, si cimentò nella ricerca di giovani uomini alti più di 1,88 metri. Questi sarebbero rientrati – volontariamente o sotto coercizione – nel 6º reggimento di fanteria dell’esercito del Regno di Prussia. Il reggimento, nato nel 1675, si fregiò di diversi appellativi. In Germania divenne nota come la Potsdamer Riesengarde (“guardia gigante di Potsdam”), anche se in Prussia presero a chiamarli Lange Kerle, che in italiano traduciamo come “spilungoni”.

giganti di Potsdam Federico Guglielmo I in Prussia

Gli storici spesso si sono interrogati sulle ragioni più o meno pratiche che un tale vezzo potesse avere. Alcuni sostengono che dietro la smania di Federico Guglielmo I ci fossero delle argomentazioni bonariamente motivate: soldati alti quasi due metri avrebbero di certo colpito nella psiche e nel morale dei nemici sul campo di battaglia. Inoltre i fucili ad avancarica comuni all’epoca e in dotazione all’esercito prussiano erano difficili da maneggiare per uomini dall’altezza ordinaria. Poi c’è una nutrita schiera di studiosi che adduce al reclutamento dei giganti di Potsdam un’esclusiva volontà di decoro, perciò simbolica, al massimo propagandistica.

Mantenerli costava una barca di soldi. E no, non è una frase fatta. Possediamo i libri contabili che lo Stato maggiore prussiano utilizzava per registrare le spese per l’esercito. I numeri sono fuori da ogni logica. Un reggimento normale sotto il regno del Re Soldato costava all’incirca 72.000 talleri all’anno. Moltiplicate per quattro e otterrete all’incirca il costo annuale dei giganti di Potsdam; la bellezza di 291.000 talleri.

Se prendiamo il lasso di tempo che intercorre fra il 1713 e il 1735, il Regno di Prussia sborsò 12 milioni di talleri per la ricerca degli uomini adatti e il mantenimento del reggimento. Sapete a quanto ammontavano le entrate annuali complessive del regno prussiano? 7 milioni di talleri…

giganti di Potsdam soldati

Si è detto “ricerca“, ma nel concreto come avveniva? Beh, semplice: quando non aveva voglia di assoldarli personalmente, il sovrano mandava in giro per l’Europa degli osservatori speciali. Questi sondavano villaggi, città di medie o grandi dimensioni, in definitiva un po’ ovunque: Ungheria, Croazia, Regno di Napoli, Rutenia (odierna Ucraina). Tenete a mente che questi erano i metodi meno scandalosi. Delle volte i reclutatori rapivano questi giovani dall’altezza considerevole, costringendoli all’irreggimento e al giuramento di fedeltà al re in Prussia. Addirittura si cercò di “allevarli”, facendoli sposare con donne altrettanto impostate, nella speranza che la genetica facesse il resto del lavoro.

Le teste coronate d’Europa capirono di poter sfruttare l’ossessione di Federico Guglielmo a loro favore. In poche parole spendevano con successo punti diplomatici mandando dalle parti di Berlino alcuni degli uomini più alti provenienti dai territori sui quali si estendeva la loro sovranità. Lo fecero in tanti, dall’imperatore d’Austria allo zar di Russia e persino il sultano ottomano. Si conoscono le storie di alcuni granatieri giganti. Come l’irlandese James Kirkland, alto ben 2,17 metri, o il famigerato Daniel Cajanus, nato nella Finlandia sotto l’egemonia svedese. Nonostante la paga non fosse così malevola, non tutti i giganti di Potsdam se la passavano bene. Alcuni, soprattutto quelli arruolati sotto costrizione, disertarono o nel peggiore dei casi ricorsero al suicidio.

giganti di Potsdam rievocazione

Concludo la disamina con un dato di fatto dal retrogusto beffardo. Federico Guglielmo I in Prussia, detto il Re Sergente, nel suo regno poco meno che trentennale, non scese mai in guerra (eccezion fatta per la parentesi nella Grande guerra del Nord). Il sovrano diede in affitto i suoi contingenti. Servizio di cui giovò in particolar modo la monarchia asburgica nelle sue numerose guerre. Alla morte del re in Prussia, avvenuta nel 1740, il 6° fanteria constava di 3.200 uomini. Salito al trono suo figlio Federico II (il miracolato, ricordate?), uno dei primi provvedimenti regi riguardò lo smantellamento del corpo di granatieri. Dal 1990 degli appassionati rievocatori di Potsdam riportano in vita la tradizione dei Lange Kerle.