Fotografia di Toni Frissell, Londra, Regno Unito, 1945. Il tragico scatto ritrae un bambino tra delle macerie, con il suo sguardo vuoto e avvolto in un cappotto. Si tratta di un “Bambino abbandonato“, come recita il titolo stesso della fotografia, un bambino che diventa simbolo di tutti quelli che, come lui, hanno sofferto la povertà e la catastrofe della guerra.

Iniziamo dall’autrice dello scatto (sì, si tratta di una donna, non lasciatevi ingannare dal nome). Nata Antoinette Frissell Bacon, il 10 marzo del 1907, parliamo di una grande fotografa americana degli anni a cavallo fra le Guerre Mondiali. Toni proveniva da una famiglia benestante di New York City ed è quasi ironico pensare che nello scatto odierno ci mostra l’esatto opposto: chi, nell’innocenza della fanciullezza, non ha invece nulla, letteralmente.
La Frissell iniziò la sua carriera artistica in maniera totalmente avulsa e lontana dal mondo della fotografia. I suoi primi impieghi si legavano al lavoro di segreteria e, successivamente, alla stesura di copioni radiofonici. Ma non era il suo posto, non riusciva a stare dietro una scrivania, le serviva il lavoro sul campo. Si lancia così nel mondo della fotografia.

Negli anni ’30 entra ufficialmente, e alla grande, nel circuito delle fotografie di moda. Collabora con riviste del calibro di Vogue e Harper’s Bazaar. Il suo stile è innovativo: preferisce scatti all’aperto e in movimento. Durante la Seconda Guerra Mondiale il contesto muta improvvisamente e anche i soggetti ritratti dalla Frissell. Divenne fotografa ufficiale per la Croce Rossa Americana, l’Esercito degli Stati Uniti, e l’Ottava Armata Aerea.
Proprio durante tale periodo dimostrò una grande attività anche dal punto di vista sociale. Girando per le strade delle città devastate dal conflitto, ritrasse soldati feriti, donne impiegate nelle fabbriche e anche bambini sfollati. Quello della fotografia del giorno è un esempio lampante dell’arte della Frissell, diretta e toccante.

In questo scatto c’è tutto, dalla devastazione della guerra all’innocenza dei bambini, passando per la povertà e la tristezza di quel periodo nefasto. Il tutto raccontato tramite un obbiettivo fotografico che fu fedele compagno di viaggio di Antoinette fino alla sua morte, avvenuta il 17 aprile 1988.