Mary Rose non era il nome dell’ennesima amante o moglie di Enrico VIII, bensì era il nome della sua nave da guerra personale. Perché se sei il re d’Inghilterra la dotazione minima di accessori da sovrano prevede anche di avere una nave da guerra customizzata.
La Mary Rose, la nave da guerra di Enrico VIII

La Mary Rose era la nave da guerra prediletta di re Enrico VIII. Si trattava di un veliero a quattro alberi, una caracca che affondò in circostanze misteriose nel 1545. Per più di 400 anni il relitto rimase sul fondo del Solent, il canale che separa Portsmouth dall’Isola di Wight, nel Regno Unito. Solamente nel 1982, infatti, recuperarono il relitto in modo da preservare per i posteri l’unica nave da guerra Tudor intatta esistente al mondo. E in merito a questa nave ci sono alcune interessanti curiosità da conoscere.
16 ettari di alberi – Per costruire la Mary Rose i carpentieri navali dell’epoca necessitarono di qualcosa come 16 ettari di alberi. O poco più. Quando Enrico VIII divenne re nel 1509, una delle sue prime priorità, al di là di cambiare moglie di continuo, fu quella di rinforzare la flotta inglese. Questo perché Francia e Spagna continuavano ad attaccare l’Inghilterra.
Per questo motivo Enrico VIII ordinò di ampliare la flotta che da cinque navi nel 1509 passò a 53 vascelli nel 1547. In pratica era nata la Royal Navy.
In particolare, una delle prime navi costruite nel 1510 fu proprio la Mary Rose. Considerata che era lunga dai 33 ai 45 metri e che pesava 672 tonnellate, ecco che ci vollero circa 600 querce per costruirla. E una volta costruita, poteva ospitare 80 cannoni e 400-500 marinai.
La nave gemella della Mary Rose – Come spesso accade in questi casi, la Mary Rose aveva una nave gemella. Nel medesimo periodo in cui Enrico VIII commissionò la costruzione della Mary Rose, ordinò che fosse costruita anche la Peter Pomegranate. Dal peso di 450 tonnellate, ecco che il suo nome era un omaggio a San Pietro, patrono dei costruttori navali e all’emblema di Caterina d’Aragona, appena diventata moglie di Enrico. La Mary rose, invece, derivava il suo nome dalla Vergine Maria e dalla rosa Tudor, il simbolo della dinastia del re.
In servizio per 33 anni – La Mary Rose era l’orgoglio della flotta di Enrico VIII e partecipò a numerose battaglie nel corso della sua carriera. Spessò combatté contro i francesi, ma la sua vittoria più grande fu quella durante la sua prima battaglia nel 1512. Durante la battaglia di San Matteo, infatti, l’ammiraglio inglese sir Edward Howard decise di far diventare la Mary Rose l’ammiraglia dello squadrone, al posto della ben più grande Regent.
E la Mary Rose non disattese le aspettative: incrociata la flotta francese, fece fuoco e distrusse l’albero maestro della nave nemica Grand Louise.
Perché la Mary Rose affondò? – Nessuno lo sa. Si sa solamente che la affondarono il 19 luglio 1545 nel Solent, durante l’ennesima battaglia contro la flotta francese. Un marinaio fiammingo, sopravvissuto al disastro, spiegò che la Mary Rose aveva sparato con i cannoni di dritta. Subito dopo virò, ma una raffica di vento anomala agitò le vele e fece entrare acqua nei portelli dei cannoni ancora aperti, allagandola.
Tuttavia non tutti sono concordi col racconto del marinaio. In 33 anni di carriera la Mary Rose aveva affrontato condizioni climatiche peggiori. Per questo motivo c’è chi sostiene che, forse, si trattò di un errore del capitano sir George Carew, inesperto e al suo primo comando navale. Oppure che la colpa fu dei nuovi cannoni, i quali resero instabile il veliero. Ma anche queste ipotesi non convincono: la Mary Rose aveva navigato da Londra a Portsmouth senza nessun problema.

Centinaia di morti nel naufragio – Al momento dell’affondamento, la Mary Rose ospitava circa 500 persone fra marinai, soldati, servitori e gentiluomini. E solamente una trentina di essi sopravvisse. La maggior parte di essi erano giovani sulla ventina e le analisi del DNA hanno dimostrato che la metà di essi non erano individui bianchi inglesi. In realtà l’equipaggio era molto eterogeneo. Per esempio, fra di loro c’era un carpentiere spagnolo, un gentiluomo italiano e un arciere nordafricano.
Vani i tentativi di recupero della nave – Rispetto ad altri relitti inaccessibili, in realtà la Mary Rose affondò solamente a 12 metri di profondità, adagiandosi sul lato di dritta. Quindi era abbastanza facile arrivarci. Per questo motivo le autorità inviarono subito delle squadre di recupero, non fosse altro che per prelevare i preziosi cannoni. La squadra di recupero veneziana attaccò così dei cavi allo scafo e cercò di tirarla, usando altre due grandi barche. Ma non ci fu niente da fare: la Mary Jane rimaneva ostinatamente al suo posto. Così abbandonarono il relitto al suo destino.
Nel 1836 alcuni pescatori finirono con le reti impigliate nel relitto, mentre negli anni Venti dell’Ottocento i due sub John e Charles Deane, inventori di un casco da sub, indagarono il relitto per conto dell’Ammiragliato. Riuscirono a recuperare alcune travi e cannoni, il che permise di stabilire che quello era davvero il relitto della Mary Rose. Ma la nave era troppo grande per essere recuperata e di nuovo la lasciarono lì. Dopo il 1840, poi, tutti si dimenticarono della posizione del relitto.
La riscoperta del 1971 – Il relitto rimase nell’oblio fino agli anni Sessanta-Settanta del Novecento. Alexander McKee, storico militare e sub, si incaponì nel voler cercare la posizione della Mary Rose. Si era infatti accorto che tutti si erano scordati della sua localizzazione. Così creò una squadra di sub ed creò il Project Solent Ships. Ufficialmente il suo scopo era indagare sui naufragi avvenuti nel Solent. Ufficiosamente, invece, il suo scopo era uno solo: trovare la Mary Rose.
Nel 1966 trovò anche una mappa disegnata da John Deane che svelava la posizione del relitto. Così ogni fine settimana si occupava di raccogliere i fondi per il progetto, completando un’immersione dopo l’altra. Fino ad arrivare al 1971, quando scoprirono (di nuovo) il relitto della Mary Rose.

Ancora difficoltà nel recupero della Mary Rose – Nonostante le tecnologie moderne, recuperare il relitto della Mary Rose fu una vera faticaccia. Localizzato il relitto, squadre di sommozzatori volontari si immersero per stabilire quanta parte della nave fosse intatta. Due ponti c’erano ancora, ma la prua era mancante.
Recuperarono poi diversi reperti, ma poi arrivò il grande problema di come sollevare la nave senza danneggiarla a causa dell’effetto di aspirazione del limo che ricopriva il fondale. Così dovettero costruire un’apposita struttura a rete in modo da sostenere la nave, fissata poi con dei cavi metallici a una colossale struttura di sollevamento.
La TV mandò poi in diretta i lavori di recupero avvenuti l’11 ottobre 1982. Più di 60 milioni di persone lo seguirono, mentre l’allora principe Carlo assisté alla manovra da un’imbarcazione vicina.
Come la nave Vasa aiutà la Mary Rose – Non appena rimossero la Mary Rose dal suo strato protettivo di limo, ecco che l’esposizione all’aria, ai batteri, ai funghi e all’ossigeno iniziarono a reagire col legname, mettendo a rischio l’imbarcazione. Fortunatamente, però, i ricercatori poterono usare quanto imparato dal recupero di un’altra famosa nave da guerra, la svedese Vasa.
La Vasa affondò nel XVII pochi minuti dopo l’inizio del suo viaggio inaugurale. Recuperata dal porto di Stoccolma nel 1961, ecco che i ricercatori capirono, prima con Vasa e poi con la Mary Rose, che dovevano irrorare il relitto continuamente con acqua nebulizzata, salvol poi iniettare del polietilenglicole, un polimero che avrebbe impedito al legno di restringersi.
Considerate che fu un processo lento e ci volle fino al 2013 per eliminare tutta l’acqua di cui il legno della Mary Rose era impregnato. Poi dovettero asciugare lo scafo, usando dei condizionatori che mantenevano intorno alla nave una temperatura costante di 18-20°C e un tasso di umidità del 55%. Oggi la Mary Rose è ospitata in un apposito museo costruito attorno all’imbarcazione.
I reperti della Mary Rose – Diversi gli oggetti recuperati dalla Mary Rose e in mostra nel museo. Per esempio, hanno trovato nove barili pieni di carne di manzo e altri pieni di carne di maiale. Inoltre in cambusa erano stivati anche enormi merluzzi del Mare del Nord, conservati in ceste e non mancavano prugne, piselli e grani di pepe.
Sulla Mary Rose erano presenti anche parecchi pettini per pidocchi in legno e avorio, quelli a denti stretti per rimuovere pulci, pidocchi e lendini da capelli e barba. Anzi: un paio di pettini avevano ancora delle lendini attaccate.