Storia Che Passione
Accadde oggi: 27 novembre

Accadde oggi: 27 novembre

Almanacco del 27 novembre, anno 602: dopo aver assistito alla decapitazione di cinque dei suoi figli, Maurizio, imperatore romano d’Oriente oramai deposto, viene giustiziato dall’usurpatore Foca. La data del 27 novembre 602 segna davvero uno spartiacque epocale nella storia dell’Impero romano orientale e, volendo essere ancor più generosi nelle conclusioni, nell’intera epoca tardoantica. I motivi dietro una simile affermazione sono ben noti – oltre che, fortunatamente, ben documentati – e quindi cercheremo insieme di analizzarli, ripercorrendo gli ultimi istanti di vita dell’ultimo “romano” a regnare su un impero sempre meno “romanizzato”.

Accadde oggi: 27 novembre

Ancor prima di iniziare, ritengo opportuno rimarcare un concetto. Con la morte dell’imperatore Maurizio, cala il sipario su un’intera fase dell’Impero costantinopolitano. Scomparve de facto l’ultimo augusto ancora capace di incarnare, in senso pieno, l’eredità tardo-romana. Maurizio era senz’altro colto, poteva dirsi un amministratore scrupoloso e uno stratega competente. Ciò che gli mancò (e che gli costò la vita) fu la duttilità politica necessaria alla sopravvivenza in periodi di profonda crisi.

Ci sarebbe tantissimo da dire su Flavio Maurizio Tiberio, ma per ragioni di spazio, tempo e contesto, mi limiterò ai punti salienti del suo regno. Salito al trono nel 582 come successore di Tiberio II, aveva ereditato un impero estenuato da decenni di guerre costose contro i Sasanidi e gli Àvari nei Balcani. Durante il suo ventennale impero, mostrò una straordinaria capacità militare e diplomatica. Cosa più unica che rara, riuscì prima a stabilizzare i confini orientali, aiutando lo scià Cosroe II a riconquistare il trono persiano (e grazie a ciò, svincolò Costantinopoli dagli ingenti tributi in oro e argento che da quasi due secoli arricchivano la corte di Ctesifonte).

27 novembre estensione Impero romano d'Oriente anno 600

Poi avviò riforme amministrative che avrebbero in seguito ispirato la nascita dei themata, i distretti militari che caratterizzeranno la struttura bizantina per secoli. Per capirci, gli esarcati d’Africa e d’Italia sono opera sua. C’è un “ma” grande come una casa in questa narrazione. Maurizio fu l’imperatore giusto al momento sbagliato. Sì, perché la sua visione razionale e austera del governo lo rese profondamente impopolare.

Maurizio era un imperatore frugale, quasi ascetico, che pretendeva dai suoi sudditi la stessa disciplina che imponeva a se stesso. Per mantenere le finanze dell’impero in equilibrio, introdusse tasse pesanti e ridusse drasticamente le spese militari, arrivando perfino a negare il riscatto dei soldati catturati dagli Àvari nel 600, che furono poi massacrati. Questo gesto, percepito come un tradimento dell’onore militare, incrinò definitivamente il legame tra l’imperatore e l’esercito. C’era un motivo se quattro secoli prima, sul letto di morte, Settimio Severo consigliò ai suoi due figli e successori, Caracalla e Geta, di accontentare sempre e comunque le richieste dell’esercito, e di pensare al resto solo in un secondo momento…

27 novembre imperatore Maurizio

La scintilla della rivolta scoppiò nel 602. Maurizio, desideroso di risparmiare ulteriormente, ordinò ai soldati di svernare oltre il Danubio, in territorio ostile e privo di risorse. L’esercito sfinito e affamato si ribellò. Così i soldati elessero imperatore un centurione di umili origini, Foca. Quest’ultimo fu il simbolo di quella rabbia collettiva contro un sovrano ormai percepito come distante e insensibile.

A quel punto unicamente la fedeltà di Costantinopoli, la capitale dorata, avrebbe potuto ancora salvare Maurizio. Le mura teodosiane apparivano inespugnabili; l’usurpatore poi non disponeva di grandi forze. Purtroppo per Maurizio, il popolo non era dalla sua parte. Durante una processione religiosa, si racconta che alcuni gli scagliarono addosso pietre e che un monaco, brandendo una spada, lo maledisse per aver suscitato l’ira divina. L’atmosfera nella Seconda Roma era tutto fuorché distesa. L’imperatore comprese di dover fare la valige e fuggire altrove.

Con la sua famiglia, si imbarcò verso Calcedonia, sull’altra sponda del Bosforo, trovando rifugio nella chiesa di Santo Autonomo. Vecchio, malato di artrite e incapace di muoversi, affidò il primogenito Teodosio a una disperata missione diplomatica: raggiungere la Persia e chiedere aiuto all’amico Cosroe II. Bella pensata, ahinoi, tardiva.

27 novembre corte Maurizio Costantinopoli

Foca entrò a Costantinopoli e il popolo lo acclamò imperatore. Pochi giorni dopo inviò i suoi sicari, chiamati dall’antichista Edward Gibbon “i ministri della morte”, a eliminare Maurizio e i suoi figli. Il vecchio imperatore, quando vide i boia avvicinarsi, si racconta che mormorò una preghiera: «Tu sei giusto, Signore, e il tuo giudizio è retto». Poi assistette impotente alla decapitazione dei suoi cinque figli, uno dopo l’altro, prima di essere giustiziato lui stesso. Era il 27 novembre 602.

La sua morte ebbe conseguenze devastanti. Cosroe II, il re persiano che gli doveva il trono, usò il pretesto di vendicare Maurizio – o di restaurare, come sostenne, il “legittimo” Teodosio, forse sopravvissuto – per invadere l’Impero bizantino. Ne nacque una guerra di vent’anni che logorò entrambe le potenze, lasciandole esauste proprio mentre una nuova forza, quella dell’Islam, si affacciava sullo scenario mediorientale.

Per questo molti storici, come A.H.M. Jones, considerano gli eventi del 27 novembre 602 il punto di svolta che segna la fine della tarda antichità. Con lui tramontava il mondo di Giustiniano. Un mondo gravitante attorno ad un impero ancora romano nel linguaggio e nelle istituzioni, ma già proiettato verso una nuova identità, volgarmente bizantina.