Storia Che Passione
François l'Olonese, il "flagello degli spagnoli", mangiatore di cuori ancora vivi e ispiratore per mangaka

François l’Olonese, il “flagello degli spagnoli”, divoratore di cuori e ispiratore per mangaka

Di storie crude se ne sentono, soprattutto nel troppo spesso idealizzato mondo dei pirati. Quella di oggi però è solo per i più forti di stomaco e di cuore, direi. Il protagonista è François l’Olonese, un uomo che di scrupoli se ne faceva pochi, a maggior ragione se si trattava di estorcere, torturare ed uccidere. Fu sempre colui che strappò il cuore dal petto di un nemico e lo mangiò davanti agli altri prigionieri. La sua vicenda ispirò anche Eiichirō Oda nella creazione del personaggio di Roronoa Zoro. Ma, come al solito, procediamo per gradi e raccontiamo la vicenda dall’inizio.

François l'Olonese, il "flagello degli spagnoli", mangiatore di cuori ancora vivi e ispiratore per mangaka

Ci piace credere che François non nacque cattivo e sanguinario. Nel 1634, in Vandea, precisamente a Les Sables-d’Olonne veniva alla luce, puro e casto come ogni bambino. Il mare lo chiamò subito tanto che, già in tenera età, viaggiò fino al possedimento francese d’oltremare dell’isola di Martinica. Qui visse e lavorò in compagnia delle onde caraibiche, ma lontano dal mondo dei pirati. Passava le sue giornate a lavorare nei campi, innaffiando il suo “Io” di sudore e monotonia.

Di lì però qualche pirata ogni tanto ci passava e, dopo qualche bel bicchierino, parlava anche tanto. Narrare storie di avventura, di ricchezza e di onore attrae, soprattutto una persona annoiata e in preda alle convulsioni dell’inquietudine. François divenne allora un pirata. In pochissimo tempo capì e dimostrò di essere nato per quello. Dopo qualche anno il governatore francese di Tortuga gli affidò una nave un compito preciso: attaccare i possedimenti spagnoli nei Caraibi.

François l'Olonese immagine dipinto

Detto, fatto. Una vittoria dietro l’altra fino a quando tutto sembrò finire, troppo presto. Naufragato a Campeche con soli 25 uomini, una nave spagnola con 90 valorosi soldati lo cercava. Lui non si nascose e, con appena un manipolo di uomini e qualche canoa, l’abbordò. Morirono in tanti quel giorno, quasi tutti spagnoli. Furono probabilmente anche torturati. 89 lasciarono questa terra, uno sopravvisse, per volontà dell’Olonese. Lo rispedì all’Avana a dire al suo governatore che da quel giorno in poi François non avrebbe avuto più alcuna pietà per gli spagnoli.

Arrivando al 1666, mentre Londra bruciava, l’Olonese si stringeva la mano con con Michele le Basque, bucaniere di Tortuga, raggiungendo un accordo. Si impegnavano a compiere insieme le loro scorribande. Attaccarono e saccheggiarono Maracaibo e Gibraltar, devastando le città, straziando i corpi dei nemici e racimolando grossi bottini. La fama del flagello degli spagnoli cresceva e così, in breve tempo, mise su una ciurma di 700 pirati per attaccare Città del Guatemala. Qui però rimase vittima di un agguato e, in questo contesto, avvenne uno degli episodi più famosi che lo riguardano.

François l'Olonese locandina foto

Diretti verso San Pedro, decimati e bloccati, François e i suoi cercavano una via d’uscita. Ebbero tra le mani due prigionieri spagnoli e l’Olonese, d’impeto, aprì il petto di uno dei due, ne estrasse il cuore ancora pulsante, e lo mangiò di fronte all’altro, a dir poco impaurito.

Gli disse che avrebbe fatto la stessa fine se non avesse detto loro come fuggire da quel luogo. Il karma volle che, proprio colui che straziava i corpi dei nemici, li bruciava e li torturava, cadde preda di un gruppo di nativi antropofagi. Questi, secondo i racconti, mentre era ancora vivo lo fecero a pezzi, lo misero sul fuoco e ne sparsero le ceneri in aria. Non si può dire che François l’Olonese non fu coerente anche nella morte.