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Quando San Francisco disse no alle montagne russe sul Golden Gate Bridge

Ci fu una volta in cui qualcuno ebbe l’ardire di proporre di allestire delle montagne russe sui cavi del Golden Gate Bridge. Cortesemente i funzionari di San Francisco analizzarono il progetto proposto dall’imprenditore Joseph Bazzeghin e gli dissero un sentito “No, grazie”.

Le montagne russe sul Golden Gate non s’hanno da fare

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Joseph Bazzeghin aveva un sogno: secondo lui, sul tanto celebrato Golden Gate Bridge, quello che mancava erano delle belle montagne russe che sfrecciassero su e giù lungo i cavi di sospensione. Nella fervida immaginazione dell’imprenditore, le montagne russe avrebbero potuto raggiungere i 350 km/h, con un dislivello di 230 metri.

Per lui era tutto già pronto: l’infrastruttura c’era, bastava solo fare qualche piccola aggiunta ed ecco che la città avrebbe avuto una delle attrazioni più grandi del paese. E per quanto possa sembrare strano, le autorità di San Francisco presero Bazzeghin sul serio.

Considerate l’epoca. Le montagne russe erano un’innovazione abbastanza recente. Risalivano infatti agli anni trenta e si ispiravano alle “ferrovie panoramiche”, giostre su rotaia che erano diventate popolari nel XIX secolo.

Il massimo lo si ottenne con il Cyclone di Coney Island, il quale poteva superare i 96 chilometri orari. Ma il progetto di Bazzeghin andava oltre. L’inventore di Hamden, nel Connecticut, dopo aver venduto motori a vapore e una prima versione del jet pack, ecco che decise di dedicarsi alle montagne russe.

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Secondo lui il Golden Gate Bridge poteva benissimo ospitare un ottovolante. Si trattava solamente di sfruttare le torri e i cavi già esistenti, eliminando così in un colpo solo i costi iniziali di costruzione di una struttura di supporto.

Inoltre sarebbe anche stata un’iniziativa promozionale. Il Treasure Island di San Francisco, infatti, doveva ospitare la Golden Gate International Exposition nel 1939. Così Bazzeghin, nell’estate del 1938, presentò alle autorità cittadine del Dipartimento dei Lavori Pubblici il suo progetto.

Bazzeghin aveva in mente di installare delle montagne russe sia sul recente Golden Gate Bridge, sia sull’Oakland Bay Bridge (ma su quest’ultimo bisognava aggiungere dei binari ai cavi di sospensione). Per quanto riguardava le montagne russe di quest’ultimo, un ascensore aggiuntivo avrebbe raggiunto la cima della terza torre. Da qui i partecipanti sarebbero potuti salire a bordo di un vagone che viaggiava a 350 km/h, per un totale di sette cadute (di cui una di 152 metri). Inoltre il vagone si sarebbe anche brevemente immerso nell’acqua della baia di San Francisco.

Le montagne russe del Golden Gate Bridge, soprannominate Bolt, sarebbero state simili, ma senza l’interludio acquatico. Secondo Bazzeghin, l’alternanza fra torri e cavi, grazie alla naturale pendenza di questi utili, era perfetta per costruire delle adrenaliniche montagne russe.

Per l’imprenditore, costruire queste montagne russe non era più pericoloso rispetto a costruire un grattacielo o ad ampliare una linea ferroviaria. Non era neanche troppo costoso, perché la struttura base c’era già.

E a chi obiettava che i ponti non erano stati progettati per ospitare delle montagne russe ribatteva che questa non era una “motivazione sensata per opporsi a questa attrazione”. Questo perché, secondo lui, nuovi sviluppi erano continuamente aggiunti a strutture vecchie o già terminate, inclusi i ponti. Certo, tali aggiunte erano fatte per migliorare e aggiornare queste strutture, ma non era certo il caso di “discriminare” per questo motivo.

Ah, secondo per assicurare tali montagne russe ai ponti sarebbero bastati dei semplici “morsetti”. I funzionari comunali presero sul serio tale proposta e utilizzarono del tempo per analizzarla.

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Crediti foto: @Archivi di Stato della California

Ovviamente erano perplessi e preoccupati. San Francisco non permetteva il passaggio dei pedoni sul Bay Bridge, figuriamoci permette a un vagone pieno di persone di sfrecciare su e giù lungo i cavi di sospensione. Qualcuno fece notare che i passeggeri potessero cadere fuori dalle montagne russe, mentre altri temevano che le persone potessero soffocare per via della resistenza al vento. C’è anche da dire che il passaggio in acqua qualche dubbio su eventuali annegamenti poteva farlo venire.

E c’era poi il problema degli automobilisti che viaggiavano sul ponte. Gli autisti di sicuro si sarebbero distratti se dei vagoni pieni zeppi di gente avessero iniziato a sfrecciare sopra le loro teste. Il che avrebbe causato incidenti.

E fu quest’ultimo il motivo per cui i funzionari si videro costretti a respingere la proposta. Ovviamente Bazzeghin non la prese benissimo, liquidando il tutto come “la solita resistenza che ostacola l’accettazione di tutte le nuove idee”. Secondo lui l’eventuale distrazione del conducente non era un problema, visto che gli automobilisti già rimanevano a bocca aperta davanti all’imponente struttura.

Quindi decise che l’unico motivo per cui la sua proposta era stata respinta era che fosse uno spettacolo troppo bello e grandioso. Diciamo che, forse, l’ego di Bazzeghin era tale da non permettergli di vedere quali fossero i reali rischi a cui un’opera del genere sarebbe andata incontro. Non si sa esattamente cosa fece Bazzeghin dopo questa vicenda.

Tuttavia un aneddoto tramandato ai posteri evidenzia meglio quanto la sua attitudine a garantire la sicurezza degli automobili fosse discutibile. Nel 1945, infatti, pare che una scala a pioli che sporgeva al di fuori del suo camioncino causò un incidente stradale. Probabilmente Bazzeghin non era l’uomo da consultare quando si trattava di valutare i rischi per gli automobilisti. O i rischi reali di un progetto.