Storia Che Passione
Perché diciamo "salire alla ribalta"?

Perché diciamo “salire alla ribalta”?

Il connubio teatro-storia è latore di tante, tantissime curiosità. Abbiamo imparato col tempo come dai palcoscenici teatrali siano nati e si siano sviluppati modi di dire, mode stilistiche, tradizioni popolari di svariato genere. Ecco, oggi sono qui a rendere nuovamente omaggio a questo sposalizio fra la storia che più ci piace – quella delle chicche da potervi rivendere a cena o durante un aperitivo particolarmente noioso – e il teatro in grado di emozionarci con la sua sola essenza di polo culturale a 360°. Allora chiediamoci: perché si dice “salire alla ribalta“?

Perché diciamo "salire alla ribalta"?

L’espressione nasce nell’ambito teatrale ed ha una precisa collocazione etimologica. Prima dell’avvento dell’elettricità nel XIX secolo, i riflettori dei teatri producevano luce dirigendo una fiamma verso l’ossido di calcio (calce viva). Quando la calce viva viene riscaldata a 2.400 °C, emette un bagliore intenso. Tale forma di illuminazione è nota come “luce della ribalta” ed è stata ampiamente utilizzata nelle produzioni teatrali.

Ok, il primo tassello ce l’abbiamo. Adesso bisogna capire cosa sia la ribalta. In origine, la ribalta era una parte del palcoscenico, quella più vicina al pubblico, leggermente inclinata in avanti per permettere una migliore visibilità agli spettatori.

salire alla ribalta inchino

Con i secoli il senso del termine è variato, poiché è finito per indicare non più la parte finale del palcoscenico che sporge verso la platea rispetto alla linea del sipario (altresì noto come proscenio) bensì il sistema di illuminazione scenica posto lungo il margine anteriore del palco, solitamente nascosto da una piccola parete inclinata che rifletteva la luce verso gli attori. Questo sistema fu molto comune a partire dal XVIII secolo, prima dell’introduzione dell’illuminazione elettrica.

Dal Settecento in poi “salire alla ribalta” significa letteralmente avanzare verso la parte del palcoscenico meglio illuminata e più visibile, dove l’attore è al centro dell’attenzione del pubblico. Sotto i riflettori, se preferite.

salire alla ribalta

Gli anni passano e la lingua, con i suoi modi di dire e le sue infinite espressioni idiomatiche, muta. L’espressione ha dunque subito un processo di metaforizzazione (passatemi il termine, dai). Dal contesto teatrale si è espansa al linguaggio comune, dove ha acquisito un significato più ampio e figurato, a noi ben chiaro. Quello di emergere dall’anonimato, acquisire rapidamente notorietà pubblica, diventare il protagonista della scena, appunto. Può accadere in svariati ambiti, da quello sociale a quello mediatico, passando per lo sport, la politica, la cultura, la scienza e così via.

Piccola curiosità finale: il tenore italiano Luciano Pavarotti detiene il record di chiamate alla ribalta, 165 per l’esattezza. Ben più di qualunque altro artista mai esistito.