Sappiamo che la storia di Roma, nel III secolo, fu alquanto travagliata. Guerre civili scoppiavano di continuo. Ma non solo alla morte di un imperatore si scatenavano lotte senza quartiere per la successione. Infatti dal 235 al 284, generali e comandati romani presero l’abitudine di autoproclamarsi o di essere proclamati imperatori dai loro soldati dopo una vittoria in battaglia. Ovviamente tali improvvisati imperatori – usurpatori romani durarono ben poco in carica. Anche perché molti di essi non si presero neanche la briga di lasciare la loro provincia di origine. Anzi: i loro regni durarono così poco che ci si è quasi dimenticati di costoro nel corso della storia.
Imperatori – usurpatori romani dai regni brevissimi

Molto spesso, quando si parla di questi imperatori – usurpatori, le stesse fonti antiche sono parche di informazioni. Praticamente il loro governo era riassunto in una sola frasetta. Ma siamo sicuri della loro esistenza perché le monete da loro coniate mentre gongolavano brevemente sul trono imperiale ci mostrano per quanto tempo riuscirono a detenere il potere.
Pacaziano (circa 248 d.C.) – Ti. Claudius Marinus Pacaziano è citato solamente da Zosimo e Zonara. Il che ci sta perché il suo regno fu alquanto breve e privo di eventi degni di nota. Secondo le due fonti, Pacaziano era un comandante che, in Illiria, fu proclamato imperatore dalle sue truppe. Solo che, dopo un regno molto risicato, fu ucciso da quelle stesse truppe che lo avevano elevato come imperatore.
Non si sa neppure quale fosse il suo grado, visto che le fonti parlano genericamente di un “comandante di unità”. E non si sa neanche dove stesse di stanza. Una fonte lo colloca in Pannonia, l’altro nella Mesia. Sappiamo però che la sua capitale era Viminacium, in Mesia (l’attuale Kostolac, Serbia) in quanto qui coniò le sue monete.
Proprio dalle monete si evince un possibile motivo per il suo assassinio. Su una di esse spicca la frase “Romae Aeterna Millesimo et Primo”. Il messaggio allude alle celebrazioni del millesimo anniversario di Roma. Sappiamo che tale anniversario si tenne nel 248 d.C. a opera dell’imperatore Filippo l’Arabo. Visto che i messaggi sulle monete di Pacaziano spesso imitavano quelli presenti sulle monete di Filippo, ecco che questo suo tentativo di allinearsi al legittimo imperatore in carica non fu ben visto dai soldati ribelli. I quali lo uccisero proprio per questo motivo.
Silbanacco (fine 240 – inizio 250 d.C.) – A lui spetta il primato di essere il più oscuro imperatore/usurpatore romano di sempre. Nessuna fonte lo menziona. Sappiamo che esiste solo perché gli archeologi hanno trovato due monete coniate a suo nome.
Quindi tutto quello che si sa di lui è quanto si deduce da queste monete. Sulle monete è indicato come Mar. Silbannacus. Si pensa che potesse essere di origine gallica, celtica o britannica. Questo a meno che non si chiamasse Silvannacus e qualcuno avesse scritto male il suo nome.
Comunque sia, le sue monete assomigliano a quelle degli imperatori Filippo l’Arabo, Decio, Emiliano o Valeriano. Il che vuol dire che furono coniate fra il 244 e il 260 d.C. Essendo state trovate solo due monete, possibile che il suo regno sia stato brevissimo. Forse di sole poche settimane.
Due le teorie in merito al suo regno. La prima lo identifica con un generale ribelle della Gallia durante il regno di Filippo l’Arabo (244-249 d.C.). Questo perché tutte e due le monete si trovavano in Francia. Inoltre su una di essere era raffigurato il dio Mercurio, divinità popolare in Gallia e presente anche in monete di successivi usurpatori gallici (come Postumo).
La seconda teoria, invece, parla di Silbannaco come di un imperatore legittimo, ma di breve durata proprio a Roma. Sarebbe salito al trono nel 253 d.C., dopo che l’imperatore Emiliano fu ucciso dai suoi soldati (l’assassinio da parte dei propri soldati e pretoriani era causa di morte comune fra gli imperatori romani). Questo perché un lato della seconda moneta di Silbannaco è identico a quello delle monete coniate da Emiliano a Roma. Il che potrebbe indicare che Silbannaco controllasse una zecca romana in qualità di imperatore legittimo e non di usurpatore. Ma anche in questo caso il suo regno sarebbe durato poche settimane in quanto potrebbe essere stato ucciso da Valeriano poco dopo, visto che questi prese il potere nel medesimo anno.

Regaliano (circa 260 d.C.) – Fonti storiche scritte durante il regno dell’imperatore Gallieno (253-260) parlano dell’usurpatore Regaliano. Già nel 250 in Pannonia ci fu un tale di nome Ingenuo che si ribellò, ma di lui non si sa niente. Non lasciò neanche monete. L’anno dopo, invece, le legioni della Pannonia decisero di proclamare imperatore Regaliano. La Historia Augusta parla di lui come di un dux Illyrici, un comandante militare. Tuttavia potrebbe trattarsi di un’informazione falsa, visto che tale fonte non è molto attendibile quando si parla di usurpatori.
Per alcuni storici, infatti, non era un comandante militare, bensì un governatore provinciale della Pannonia Superiore. Della sua giovinezza si sa poco. Forse suo padre o suo nonno poteva essere il senatore Caio Cassio Regaliano. Quello che sappiamo è che, dopo la sua nomina a imperatore, coniò le sue monete a Carnuntum, la sua capitale. Visto che gli archeologi hanno trovato le sue monete (poche) solo nella Pannonia, questo vuol dire che il suo dominio non si estendeva oltre la sua provincia.
Ma perché fu nominato imperatore? Beh, Gallieno aveva perseguitato i seguaci di Ingenuo, in primis. E poi la frontiera del Danubio era continuamente attaccata dai barbari. Fra l’altro il breve regno di Regaliano finì proprio a causa di uno di questi attacchi. Nel 260, infatti, poco dopo il suo colpo di tasto, la tribù sarmata dei Rossolani invase Carnunto. Si pensa che Regaliano rimase ucciso durante l’assalto. O questo o furono le truppe a ucciderlo. O lo stesso Gallieno.
Di Regaliano sappiamo che aveva una moglie di nome Sulpicia Dryantilla, raffigurata con lui sulle monete e che potrebbe aver governato al suo fianco. Faceva parte di un’antica famiglia patrizia. Probabilmente rimase uccisa insieme al marito.
Domiziano II (circa 271 d.C.) – Da non confondere con il primo imperatore Domiziano, ecco che Domiziano II si ribellò in Gallia all’inizio del regno dell’imperatore Aureliano (270-275). All’epoca la Gallia faceva ancora parte dell’Impero Gallico (260-274). Dopo la morte del suo fondatore Postumo (260-269), l’Impero Gallico attraversò un periodo di instabilità politica. Dal 269 al 271 svariati imperatori e usurpatori si alternarono sul trono.
E uno di questi fu proprio Domiziano II. Secondo Zosimo, era uno dei tanti ribelli perseguitati da Aureliano nel 271. La sua esistenza è però confermata da due monete. La prima la trovarono in Francia, la seconda in Inghilterra.
Su queste monete si parla di Domiziano come dell’Imperator Caesar Domitianus Pius Felix Augustus. Sul retro delle monete è presente la Concordia Militum, il che indica che ci fu l’esercito dietro il suo colpo di stato.
Si pensa che Domiziano II si ribellò dopo l’assassinio dell’imperatore gallico Vittorino (269-271). A seguito della sua morte, non si capiva bene chi sarebbe succeduto sul trono. Questo fino a quando la moglie non decise di nominare un senatore chiamato Tetrico. A questo punto Domiziano perse il sostegno e fu sconfitto, ma nessuno sa che fine fece.

Giuliano di Pannonia (circa 283-285 d.C.) – Infine abbiamo Giuliano di Pannonia, usurpatore durante il regno dell’imperatore Carino (283-285). Diverse le fonti che ne parlano, ma tutte discordi. Quello che si sa è che Giuliano ricoprì una qualche carica nell’Italia settentrionale. Dopo la morte dell’imperatore Caro (283) o dopo la morte del figlio, l’imperatore Numeriano (284), si proclamò imperatore. Ma fu poi sconfitto nel 285 dall’imperatore Carino.
Sulle monete troviamo il suo nome completo, Marco Aurelio Giuliano. Sappiamo anche che controllò per breve tempo una zecca a Siscia, nella Pannonia Superiore e che coniò diversi tipi di monete a nome suo. Una di queste tipologie raffigura la personificazione delle province della Pannonia Superiore e Inferiore. Ma non è chiaro se le controllasse entrambe. Più probabilmente cercava di farsi grande, ben sapendo che la Pannonia inferiore era nelle mani di Numeriano.