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I terremoti di New Madrid che distrussero la frontiera americana

Fra il 1811 e il 1812 una zona compresa fra il Tennessee, l’Arkansas, il Kentucky e il Missouri fu devastata da uno sciame sismico che divenne poi noto come i terremoti di New Madrid. All’epoca non c’erano dei metodi di misurazione precisi per quanto riguardava la potenza dei terremoti, ma dai resoconti e dalle illustrazioni che si sono arrivati si parla di quattro terremoti fra il grado 7 e il grado 8 della scala Richter. La loro potenza fu tale da distruggere la frontiera americana e da bloccare l’espansione verso ovest per anni.

Lo sciame dei terremoti di New Madrid

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Crediti foto: @Henry Howe, Public domain, da Wikimedia Commons

Tutto iniziò il 16 dicembre 1811. Durante la notte, una prima scossa si manifestò nella zona dell’Arkansas nordorientale. Erano le 2:15 di notte circa. Ad essa seguirono decine di scosse di assestamento. Si stima che la prima scossa avesse un’intensità di 7,7, con le scosse di assestamento comprese fra 6 e 7 della scala Richter.

Dai resoconti si parla di danni limitati, ma sparpagliati in giro. Molte delle case di coloni in parte crollarono, così come tantissimi alberi. Alcune zone aumentarono o diminuirono di altitudine. Fra l’altro il Mississippi inondò queste ultime. Si formarono persino dei geyser temporanei. Molte delle barche sul fiume finirono capovolte e per diverse ore fu assai pericoloso navigare.

Intorno alle 7:15 del mattino, poi, ci fu una seconda scossa. Questa volta la magnitudo fu di grado Richter 7, con epicentro a New Bourbon. Considerate che fra scosse principali e scosse di assestamento ci furono crolli anche in città alquanto lontane dall’epicentro, come Cincinnati. E lo stesso presidente degli USA, James Madison, a Washington, fu svegliato dal terremoto.

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A distanza di un mese da queste prime due scosse, poi, un terzo sisma sconvolse nuovamente gli abitanti della zona. Il 23 gennaio 1812, alle ore 15,00, un terremoto di magnitudo 7,5 gradi Richter fece nuovamente tremare la terra. L’epicentro questa volta era a New Madrid. Di nuovo le scosse devastarono case e territorio, ma gli abitanti ormai erano preparati e la maggior parte di essi riuscì a salvarsi questa volta.

Tuttavia nessuno si aspettava che, il 7 febbraio 1812, una nuova scossa, di intensità ancora maggiore, avrebbe sconvolto la regione. Si parla di un terremoto di magnitudo 8 Richter, la scossa più potente dell’intero sciame sismico. Questa volta la città di New Madrid fu rasa al suolo, mentre gravi danni si registrarono pure a Saint Louis.

I tremori furono così intensi che le acque del Mississippi iniziarono a ribollire e a scorrere al contrario. Ma non solo: in Tennessee la scossa causò lo sprofondamento di una parte di terreno vicino al fiume. Le acque si riversarono nella depressione e nacque così un nuovo lago, il Reelfoot Lake. E il livello del Mississippi si alzò di 6 metri.

Purtroppo non si sa esattamente quante fossero le vittime fra coloni e nativi americani. All’epoca la popolazione era sparsa, non c’erano registri affidabili e le comunicazioni erano difficoltose. Ma si pensa a centinaia di persone morte.

Le scosse distrussero ampie parti delle zone di frontiera: intere città furono cancellate dalle mappe. I coloni fermarono la loro espansione verso ovest, mentre i Cherokee e i Creek interpretarono questi terremoti come un segno mandato dal capotribù Tecumseh. Il che diede il via alla guerra Creek contro gli USA.

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Crediti foto: @Sara Boore and Susan Mayfield, Public domain, da Wikimedia Commons

Con il senno di poi, si venne a sapere che tutta la zona di New Madrid sorge su un’ampia faglia ad alto rischio sismico. Tale faglia, risalente a 500 milioni di anni fa, è ancora attiva. E in effetti in seguito si registrarono altri due terremoti importanti, quello del 1843 e del 1895. C’è anche chi sostiene che la faglia di New Madrid sia potenzialmente più distruttiva della ben più nota faglia di Sant’Andrea, quella che interessa la California.