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Suevi di Spagna

I Suevi di Spagna: storia e origine del popolo barbaro

I Suevi di Spagna sono uno dei popoli barbari che hanno contribuito a formare la storia della Penisola Iberica. Gli storici romani già dicevano che i Suevi non erano come gli altri barbari, poiché si dividevano in diverse tribù sotto diverse denominazioni, sebbene tutti fossero chiamati “Suevi”.

Suevi di Spagna

Origine dei Suevi

Si dice che il popolo Suevo sia originario del Mar Baltico. Una delle loro tribù, gli Alemanni, si spostò fino ad arrivare ai Campos Decumanos, nell’attuale sud-ovest della Germania.

Successivamente, gli Alemanni attraversarono il Reno e occuparono l’Alsazia sotto il comando di Ariovisto, provocando l’intervento di Giulio Cesare e l’espulsione di queste tribù dall’altra parte del fiume dopo la Battaglia dei Vosgi (58 a.C.), narrata nei suoi “Commentari sulla Guerra delle Gallie”. Dopo la sconfitta, un gruppo di Suevi rimase nella regione ora chiamata Svevia, nel sud-ovest della Germania.

Vicino al 406, questi Suevi migrarono verso la Gallaecia (l’attuale Galizia, Asturie e León in Spagna, e il nord del Portogallo) dove convivettero per alcuni anni con i Vandali e fondarono un regno intorno al 420 che durò 165 anni, fino a quando il regno visigoto lo assorbì.

Insediamenti Suevi nella Galizia attuale

La maggior parte delle informazioni sulla fine dell’autorità imperiale nel nord della Spagna, l’arrivo dei Suevi e lo sviluppo del nuovo regno intorno al V secolo d.C., proviene dalla penna di Idazio, vescovo e storico romano-ispanico. Idazio definiva questo popolo come “nazione iniqua e infuriata”, ma bisogna considerare che il suo racconto era carico di intenzionalità politica.

Si crede che nel 410 questi Suevi abbiano firmato un accordo di ospitalità con qualche autorità romana (l’Imperatore secondo alcuni) con cui accettavano la sua autorità e si impegnavano a prestare assistenza militare se richiesto.

Con questo foedus fondarono un regno amministrato da Ermerico, che diventò il primo re del Regno dei Suevi. Il potere del regno si suddivideva tra due enti paralleli e in continuo conflitto: il Romano, che governava nelle città e nell’episcopato cattolico, al quale obbedivano il patriziato urbano e i grandi latifondisti, e il specificamente Suevo, con il re alla testa, la sua corte e la chiesa ariana, al quale erano fedeli i contadini galiziani e il popolo Suebo appena arrivato.

Il Regno Suevo in Spagna si adattò al sistema dell’Impero, collocando persino la sua capitale amministrativa nella capitale della provincia romana: Braga, e fondando e ampliando nuovi insediamenti alla maniera di Roma. Questo si osserva nei toponimi con terminazioni germaniche, come in -iz (come Allariz) o -mirl -mil, queste ultime datate molto vicine al momento della loro arrivo.

Il problema della religione

Sebbene sembrasse che i Suevi si adattassero al funzionamento imperiale, questo non avvenne con le loro credenze. Almeno fino al 449, i Suevi professavano religioni pagane, anche se alcune fonti introducono un arianesimo precoce, che andava contro gli ispano-romani galiziani che erano cattolici e rispettavano la struttura tradizionale di Roma.

L’espansione

L’uscita dei Vandali (silingi) nel 420 verso la Betica, a causa delle cattive relazioni con l’Impero – e con i Suevi – portò a una persecuzione che sarebbe terminata nel 429 con il loro trasferimento al Nord Africa. Una volta espulsi dalla penisola, si creò un vuoto di potere nelle province del sud che sarebbe stato sfruttato dai Suevi per estendere i loro domini.

La violenta espansione di Requiario, che arrivò a impadronirsi di Mérida e Siviglia, e l’annessione de facto della Betica fece sì che le truppe romane fossero ridotte alla Tarraconense. Requiario continuò la campagna di espansione, invadendo la Spagna Citeriore, entrando in Vasconia e devastando la regione di Saragozza insieme ai Baugadi, impadronendosi di Lérida.

Il re suevo, nonostante gli avvertimenti dei Goti di non attaccare i romani, invase anche la Cartaginense e la Tarraconense. In quel momento, Teodorico ruppe con il genero e organizzò il suo esercito per fermare la sua espansione. Fu solo sotto il regno di Teodorico II, figlio del precedente, che si verificò lo scontro definitivo tra Suevi e Visigoti. Fu nel 456, sulle rive del fiume Órbigo vicino ad Astorga, costringendo Requiario a fuggire.

I Visigoti arrivarono fino a Braga, la capitale del regno. Requiario cercò di fuggire in barca verso Roma, dove un patrizio di origine Sueva (Recimiro) lo stava aspettando. Ma Requiario non arriverà mai. I Visigoti, dopo aver saccheggiato Braga e Oporto – chiese, abitazioni, abitanti Suevi e Ispano-romani inclusi – lo portarono a Siviglia e lo giustiziarono.