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Foto del giorno: l’improbabile alluvione di burro del Wisconsin

Fotografia di anonimo, Madison, Wisconsin, USA, 3 maggio 1991. Nello scatto potete vedere l’autopompa dei Vigili del Fuoco della città di Madison immersa in un liquido che non è acqua, non è neppure fango, come potreste immaginare. No, quello è burro fuso. Perché questa è una foto che arriva dall’improbabile alluvione di burro fuso che inondò nel 1991 la cittadina di Madison, nel Wisconsin.

L’assurda alluvione di burro del Wisconsin

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Crediti foto: @Dipartimento dei Vigili di Fuoco di Madison

Neanche il motore a improbabilità dell’astronave Cuore d’Oro di Guida Galattica per Autostoppisti avrebbe potuto generare uno scenario simile. Anche se la città di Londra, in passato, sperimentò qualcosa di analogo con la grande alluvione di birra.

Ma come ha fatto la cittadina di Madison a finire sepolta sotto litri e litri di burro fuso e prodotti caseari vari? Tutto avvenne in quello che divenne noto anche come l’Incendio del burro del Wisconsin, l’Incendio del formaggio, il Grande incendio del burro o l’Alluvione di burro.

Prima di tutto, lo scenario. In quegli anni c’era un surplus di produzione di burro e formaggi americani. Per cercare di mantenere stabili i prezzi, il governo statunitense acquistò quantità abnormi di burro e formaggio. Tuttavia gli addetti agli acquisti furono un po’ troppo zelanti e così gli agricoltori, fra il 1974 e il 1990, aumentarono la produzione di latte e burro. E questo nonostante non stesse aumentando la domanda da parte dei consumatori. Ciò determinò la presenza di depositi enormi di latticini nei vari stabilimenti.

Arriviamo così a quel fatidico 3 maggio 1991. Nel tardo pomeriggio un incendio scoppiò presso il Central Storage and Warehouse Company (gli investigatori scoprirono poi che l’incidente era nato a causa del malfunzionamento di un carrello elevatore a batteria), in Cottage Grove Road, nella zona est di Madison.

Parliamo di un complesso di 46mila metri quadrati, che ospitava fino a 6.800 tonnellate di eccedenze governative di burro. Inoltre, in quel momento, nel magazzino erano presenti anche tantissimi mirtilli rossi Ocean Spray, “milioni e milioni di hot dog” e 1.800 tonnellate di salsicce.

A detta di Ken Williams, il proprietario dell’edificio, l’incendio si diffuse così velocemente che gli impianti di irrigazione antincendio non riuscirono neanche a entrare in funzione. Coinvolti nel rogo c’erano anche prodotti da forno, prosciutti e 450 kg di ammoniaca anidra. Pensate che ci vollero venti ore per riuscire a contenere l’incendio e otto giorni per spegnerlo del tutto.

Come se non bastasse, dopo circa due ore e mezza, l’incendio si propagò a un secondo edificio. E cinque ore dopo questi crollò, creando un’enorme ondata di burro fuso che si era sciolto a causa del calore. Chi era sul posto parlò di un quantitativo di burro fuso tale da uscire come un fiume. Burro che continuò, fra l’altro, ad alimentare l’incendio.

L’alluvione di latticini e burro era così densa e oleosa che le autoscale dei pompieri non riuscivano a entrare e uscire dall’area. Neanche i camion di rifornimento carburante per le autopompe riuscivano ad accedere, invischiati come erano nel burro. Dovettero trasportare a mano le taniche di gasolio. Nella foto che vedete in apertura si vede bene come il burro fuso bloccasse le ruote delle autopompe. Camion, scale e attrezzature erano tutte bloccate al centro di questo dolce e nauseabondo fiume.

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Crediti foto: @Dipartimento dei Vigili di Fuoco di Madison

E meglio non andava ai Vigili del Fuoco a piedi. Dovevano infatti guadare delle pozze viscose e scivolose di burro e formaggio alte anche 90 centimetri. Anzi: in alcuni punti si arrivava a 1,5 metri di profondità, con il burro che arrivava al petto dei pompieri. Versare acqua sull’edificio si rivelò, poi, non solo inutile, ma anche controproducente. Infatti tutto quello che ottennero fu far fuoriuscire ulteriore formaggio e burro fuso. Nel mentre, squadre di ingegneri cittadini cercavano di costruire degli argini per contenere tutto quel fluente burro.

Memorabili le parole del pompiere Steven Davis, il quale riferì successivamente di aver trovato “burro in punti in cui un uomo non dovrebbe avere burro”. Come se non bastasse, i pompieri dovettero anche procedere con difficoltà a evacuare i 3mila residenti della cittadina. La paura era che le fiamme potessero propagarsi anche alle case. E i residenti ricordano anche la puzza terribile che si levava da quell’alluvione anomala.

Ma c’era anche un altro problema da considerare. La fuoriuscita di burro poteva potenzialmente avere un effetto assai negativo sulla fauna selvatica, pari alla fuoriuscita di petrolio. Le agenzie locali lavorarono duramente per impedire che quel fiume di burro, panna e formaggio finisse con l’ostruire le tubature, inquinando così le falde acquifere locali.

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Crediti foto: @Dipartimento dei Vigili di Fuoco di Madison

Dovettero costruire in fretta e furia delle vere e proprie dighe, anche per proteggere lo Starkwwather Creek, fiume che alimentava il lago Monona. Inizialmente riuscirono a deviare il fiume di burro in uno stagno di scarico delle acque piovane, vicino all’autostrada. Ma questo si riempì rapidamente e fu necessario pompare parte del contenuto attraverso i binari della ferrovia in un altro stagno.

L’incendio fu spento del tutto solo dopo otto giorni. Tuttavia non era finita lì: ora bisognava ripulire tutto. E ci vollero settimane. Camion trasportavano di continuo enormi cumuli di macerie e residui di cibo dalla discarica della contea di Dane. Inoltre dovettero spicciarsi: se fossero arrivate le piogge o un caldo eccessivo, tutto il burro rappreso si sarebbe sciolto nuovamente. Fra l’altro i pompieri dovettero buttare via praticamente tutta l’attrezzatura usata: ormai era inservibile.