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Foto del giorno: la prima volta a colori

Foto del giorno: la prima volta a colori

Fotografia di James Clerk Maxwell e Thomas Sutton, Regno Unito, 1861. Un nastro scozzese è il primo soggetto fotografico nella storia ad essere immortalato a colori. Sebbene l’autore materiale dello scatto fu Thomas Sutton, il merito teorico dell’impresa fu quasi tutto di James Clerk Maxwell, fisico e matematico scozzese di fama internazionale, ricordato fra le altre cose per essere stato uno dei padri della moderna concezione dell’elettromagnetismo.

Foto del giorno: la prima volta a colori

Detto ciò, James Clerk Maxwell elaborò anche una teoria del colore, dalla quale scaturì la fotografia di epocale importanza (letteralmente epocale). Sebbene lo scatto sia del 1861, la concezione teorica dietro la sua peculiarità cromatica affondava le sue radici in un tempo antecedente, anche se non così troppo.

Intorno alla metà dell’Ottocento, il fisico scozzese cominciò a riflettere sui meccanismi della percezione visiva del colore, studiando le teorie già note di Thomas Young e Hermann von Helmholtz. Questi studiosi avevano dimostrato che l’occhio umano percepisce i colori grazie a tre tipi di recettori sensibili rispettivamente al rosso, al verde e al blu. Maxwell teorizzò quindi che fosse possibile riprodurre i colori con la sintesi additiva. Che significa sintesi additiva? Facile, era una combinazione calcolata di fasci di luce rossa, verde e blu.

Così nel 1855, Maxwell presentò alla Royal Society di Edimburgo un articolo in cui illustrava come questa teoria potesse applicarsi alla fotografia. Bellissimo, ma senza dimostrazione pratica non si andava da nessuna parte. Ed ecco che entrò in gioco Thomas Sutton, fotografo e inventore, di sangue scozzese anch’egli. Il duo Maxwell-Sutton si cimentò nell’esperimento pratico.

a colori James Clerk Maxwell

Lo scopo dell’esperimento era il seguente: creare una fotografia a colori partendo da tre esposizioni in bianco e nero, ciascuna filtrata da uno dei tre colori fondamentali (ricordate: rosso, verde e blu). Maxwell scelse di fotografare un nastro di seta scozzeseil tartan per intenderci – perché presentava una gamma di colori vivaci, ben distinti, ideali per verificare l’efficacia del metodo.

Si scattarono tre lastre fotografiche, una per ogni filtro colorato. La coppia successivamente sviluppò le lastre come diapositive. Le tre diapositive vennero proiettate sovrapposte su uno schermo usando tre lanterne magiche, avendo la premura di far combaciare il filtro colore con lo stesso usato per la ripresa. La fusione dei fasci di luce ricostruì davanti agli occhi del pubblico l’immagine a colori del nastro di seta. Chi mastica un po’ il gergo fotografico si riferisce a questo processo come sintesi additiva tricromatica. Per tutti gli inconsapevoli fu invece questione di magia!

a colori nastro scozzese 1861

Ma ehi, era il 1861 e i limiti di una simile impresa erano più che evidenti. Sarebbe scorretto non elencarli. Ovviamente l’immagine era tutto fuorché perfetta. La principale difficoltà derivava dal fatto che le lastre fotografiche di quel tempo erano praticamente insensibili alla luce rossa e debolmente sensibili al verde. Ciò faceva sì che la resa dei colori fosse parziale: il blu compariva piuttosto bene, ma i rossi erano più deboli, eccome se lo erano.

Nonostante questi limiti, l’esperimento di Maxwell fu la prima dimostrazione pratica che una fotografia a colori era teoricamente possibile e che i principi della percezione cromatica potevano essere applicati alla tecnica fotografica. La celebre fotografia del nastro di seta tartan è oggi considerata una delle icone della storia della fotografia. Se aprite un manuale di storia della scienza o della tecnica fotografia, state certi che vi balzerà all’attenzione lo scatto di Sutton-Maxwell.