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Foto del giorno: il monaco che brucia

Foto del giorno: il monaco che brucia

Fotografia di Malcom Wilde Brown, Saigon, Vietnam del Sud, 11 giugno 1963. Il monaco buddhista Thích Quảng Đức, come estremo segno di protesta in nome della libertà di credo, si immola, dandosi fuoco e morendo carbonizzato. Malcom Brown, avvisato un giorno prima dagli stessi monaci del fatto che “sarebbe accaduto qualcosa di molto importante” senza però rivelare cosa, immortalò il gesto, scrivendo una pagina indelebile del fotogiornalismo. La sua fotografia, vincitrice del World Press Photo e del Pulitzer, resta una delle più rappresentative dello scorso secolo, e più in generale, della storia.

Foto del giorno: il monaco che brucia

Si è imputato il gesto del monaco ad una fin troppo generica “libertà di credo”, ma con un po’ di contesto storico, tutto diverrà più chiaro. Dal 1955 in Vietnam del Sud il potere era retto da un uomo, autonominatosi Presidente della Repubblica, totalmente sostenuto dagli Stati Uniti d’America in funzione anticomunista, facente parte della minoranza cattolica e per di più oppressivo dei diritti confessionali. Quell’uomo rispondeva al nome Ngô Đình Diệm.

Essendo il presidente membro della minoranza cattolica, il cristianesimo divenne de facto religione di Stato. Si rammentino alcuni aspetti in tal senso. Il Vaticano elevò Ngô Đình Tuch, fratello del presidente sudvietnamita, come vicario apostolico per la nazione. In ogni manifestazione ufficiale, sventolavano a pari merito bandiere della repubblica filo-statunitense e quelle giallo-bianche recanti il sigillo di San Pietro. Una bandiera che invece non poteva sventolare, su esplicito divieto governativo, era quella del buddhismo.

monaco fotografo AP Malcom Brown

I rappresentanti buddhisti chiedevano a gran voce una normalizzazione del loro culto, la cessazione delle persecuzioni governative, la libertà di credo. Quando lo facevano in piazza, però, la polizia sparava, uccideva, e poi dava la colpa ai Viet Cong. Respirando questa pesantissima aria, il 10 giugno la comunità buddhista consigliò caldamente al fotografo newyorkese Malcom Brown di presenziare alla manifestazione che si sarebbe tenuta il giorno successivo in una delle principali arterie di Saigon, la capitale.

Il fotoreporter dell’Associated Press accettò e l’11 giugno 1963, assieme a pochi altri colleghi che avevano colto seriamente la proposta, seguì la marcia di circa 350 monaci buddhisti fino all’incrocio tra il Boulevard Phan Dinh Phung e la via Le Van Duyet. A quel punto un monaco estrasse un cuscino da una vicina vettura, lo posò a terra e sopra di esso iniziò a meditare. Lui si chiamava Thích Quảng Đức, ed era pienamente cosciente di ciò che sarebbe successo.

monaco processione buddhista Saigon 11 giugno 1963

Durante la meditazione del monaco, due compagni di fede riversarono su di lui due taniche piene di carburante per aerei. Per chi non lo sapesse, il cherosene “brucia” più lentamente della normale benzina, per via della maggiore pesantezza dei suoi idrocarburi. Ne risulta una combustione meno volatile e più controllata. Quando Thích Quảng Đức raggiunse l’equilibrio meditativo, prese un fiammifero e con un movimento leggiero lo accese, posandolo sulla sua tunica. Prese fuoco e nel giro di pochi, convulsi, tesi e tragici minuti, morì carbonizzato.

monaco Thích Quảng Đức

Brown scattò una serie di fotografie, che subito consegnò ad un collega per farle riporre nel suo ufficio a Saigon. Contattò poi la sede dell’AP a Tokyo, alla quale raccontò per filo e per segno l’episodio. Il giorno dopo, la fotografia di Brown intitolata burning monk, il “monaco che brucia”, fece il giro del mondo. Il resto è storia nota.