Almanacco del 9 agosto, anno 1866: Giuseppe Garibaldi, all’epoca capo dei Corpi Volontari Italiani impegnati sul fronte del Trentino contro l’Impero austriaco, su esplicita richiesta del generale Alfonso La Marmora di fermare l’avanzata, risponde con il celebre telegramma “Obbedisco”.

Mentre in Europa si combatte la guerra austro-prussiana, in Italia è il tempo della terza guerra d’indipendenza (20 giugno 1866 – 12 agosto 1866). Questa permetterà al neonato regno italiano di inglobare il Veneto, Mantova e parte del Friuli (Udine e Pordenone). Ciò non prima di combattimenti sul fronte del nord.
Di quei combattimenti, assoluto protagonista fu l’eroe dei due mondi, Giuseppe Garibaldi. In veste di comandante generale del Corpo Volontari Italiani – un esercito pluriarma composto da 43.543 uomini – Garibaldi riscattò sul campo di battaglia la reputazione dell’Italia. Pesavano, e parecchio anche, le sconfitte su terra a Custoza e sul mare a Lissa. Invece Garibaldi avanzò come un forsennato in Trentino, accumulando vittorie e chilometri percorsi verso settentrione, verso Trento, città simbolo dell’irredentismo italiano.

Molto più a nord si era combattuta da oltre un mese ormai la battaglia di Sadowa, evento conclusivo (almeno da un punto di vista strettamente militare) della guerra fra la Prussia di Bismarck e l’Austria del giovane Francesco Giuseppe. Perciò fu il tempo della diplomazia, mediata dalla Francia di Napoleone III.
Ebbene i frutti di quelle trattative alla fine portarono ad un compromesso, accettato a malincuore dall’Italia: il solo Veneto e non, ad esempio, il Tirolo, dentro il quale era penetrato Garibaldi e per il quale si rivendicava l’uti possidetis, ovvero la cessione dei territori concretamente conquistati fino al giorno dell’armistizio. A Berlino e a Parigi non accordarono il diritto, perciò La Marmora, alle 6 del mattino del 9 agosto 1866, scrisse a Garibaldi:
«Considerazioni politiche esigono imperiosamente la conclusione dell’armistizio, per il quale si richiede che tutte le nostre forze si ritirino dal Tirolo. D’ordine del Re, ella disporrà quindi in modo, che per le ore 4 antimeridiane di posdomani 11 agosto, le truppe da lei dipendenti abbiano ripassato le frontiere del Tirolo. Il generale Medici ha da parte sua cominciato il movimento. Voglia accusarmi ricevuta del presente dispaccio.»
Garibaldi rispose da Bezzecca, luogo di una sua importante vittoria sul campo, alle 10:15 circa del mattino, con un lapidario:
«Ho ricevuto il dispaccio N. 1073. Obbedisco.»

Garibaldi lasciò il Trentino e il Corpo Volontari Italiani venne sciolto poco dopo. Nonostante le sue vittorie, il Trentino rimarrà in mano austriaca fino al termine della Prima guerra mondiale. L’«Obbedisco» del 9 agosto 1866 entrò subito nella memoria collettiva italiana, in quanto emblema del sacrificio e di un’etica del dovere mai subordinata ai desideri dell’individuo..