Almanacco del 12 ottobre, anno 1915: un plotone di soldati tedeschi giustizia la figlia di un pastore anglicano di nome Edith Cavell. «Il patriottismo non è abbastanza. Non devo odiare né portare rancore verso nessuno». Queste furono, secondo i resoconti, le sue ultime parole davanti alla morte. Una donna dallo straordinario coraggio che, nella confusione e nella distruzione della guerra, pose un mattone di pace, di esempio positivo e di bellezza.

Nata nel 1865 a Swardeston, in Inghilterra, lavora subito come istruttrice a servizio dei più piccoli. In questo frangente scopre la sua vocazione per l’aiuto del bisognoso e capisce che la sua vita sarà dedicata all’altro, più che a sé stessa. Inizia dunque gli studi di infermieristica e lavora sodo, davvero molto sodo. Il sudore scorre copioso dalla sua fronte finché nel 1907 viene chiamata a Bruxelles per dirigere la prima scuola di infermieristica moderna del Belgio.
Il nord Europa cominciava a conoscere il nome di Edith, che però riservava ancora qualcosa per il suo raggiante futuro. L’Europa, al contrario, andrà incontro in quel periodo ad un trauma senza precedenti: arrivava la Grande Guerra, arrivava la morte senza distinzione. Il Belgio, dove Edith rimase a lavorare e a servire il prossimo, non era poi un territorio avulso da logiche belliche, tutt’altro!

La nostra protagonista rimase valorosamente a lavorare e a dirigere il suo ospedale, ma non si accontentò del suo ruolo. Ben presto entrò in contatto con reti clandestine che aiutavano a fuggire i soldati alleati rimasti intrappolati dietro le linee difensive nemiche. Un’azione molto rischiosa ma che salvò un ingente quantitativo di vite, degna di Edith Cavell.
Purtroppo, come nelle migliori storie, arriva la difficoltà e l’antagonista entra in azione. I soldati tedeschi, insospettiti dai movimenti nell’ospedale della Cavell, la tennero d’occhio e, nell’agosto del 1915, la arrestarono con accusa di spionaggio e favoreggiamento del nemico. La legge marziale parlava chiarissimo e in maniera laconica: in questi casi c’è solo una soluzione, la pena di morte!

Edith non negò mai, davanti alle accuse, il suo operato, anzi disse orgogliosamente di aver agito secondo coscienza e per dovere morale. A nulla valse il supporto e il tentativo di intermediazione di Washington e Madrid, in quel momento neutrali al conflitto. Il 12 ottobre del 1915 Edith Cavell venne giustiziata e il suo ricordo reso imperituro e iscritto nel grande libro della storia.