Almanacco del 12 novembre, anno 1330: dopo quattro giorni di aperti scontri armati, termina la battaglia di Posada. Ne presero parte le armate del Regno d’Ungheria, guidate in prima persona dal re Carlo Roberto d’Angiò (Carlo I d’Ungheria), e le forze opponenti del Principato di Valacchia, raccolto attorno alla figura di Basarab I. Il conflitto, nato da fortissime tensioni politiche, da un antico rapporto di vassallaggio ormai logoro, e da controversie di carattere religioso, si concluse con una sorprendente vittoria dei valacchi. Per quanto la battaglia sia sconosciuta alla maggior parte del pubblico occidentale, meriterebbe un interesse maggiore, in quanto fautrice di un nuovo equilibrio, formale e sostanziale, impiantatosi nell’Europa centro-orientale del XIV secolo.

Dall’affermazione nasce una domanda: cos’era dunque l’Europa centro-orientale del primo Trecento? La potenza egemone, senza ombra di dubbio, era il Regno d’Ungheria. Il vertice della monarchia faceva riferimento alla dinastia Angioina, che sedeva sul trono di Buda dall’inizio del secolo. Re d’Ungheria era dal 1308 Carlo I, o Carlo Roberto d’Angiò, che dir si voglia. Senza passare al vaglio i mille provvedimenti adottati durante il suo regno, possiamo dire che in politica interna – e più nello specifico, nella questione dei potentati meridionali de iure sottomessi, de facto autonomi – agì con pugno d’uro contro quei banati che intendevano staccarsi dal governo centrale. Fra questi vi era la Valacchia.
La Valacchia era formalmente vassalla del Regno d’Ungheria. Eppure da anni perseguiva una graduale politica di distacco e autonomia amministrativa. Principale esecutore di questa politica era Basarab I di Valacchia; non per caso soprannominato il “Fondatore” del primo principato valacco libero. I rapporti fra la corona e il principe degenerarono quando Basarab, oltre a ricercare l’autonomia, tentò di allargare l’influenza valacca verso sud, nelle regioni bulgare e danubiane.

Questo crescente protagonismo appariva inaccettabile a Carlo Roberto, che nel 1325 definì Basarab “infedele alla Sacra Corona” (Bazarab Transalpinum regie corone infidelem). Da quel momento, lo scontro divenne inevitabile. L’Ungheria, spinta anche dal voivoda di Transilvania e da alcuni feudatari del Banato di Severin, decise di intraprendere una spedizione punitiva per riaffermare il proprio dominio oltre i Carpazi.
Nel 1330, l’esercito ungherese – circa 30.000 uomini, tra cavalieri, arcieri, mercenari, sassoni e siculi – attraversò i monti e occupò la fortezza di Severin, importante presidio strategico. Di fronte a un nemico tanto potente, Basarab cercò inizialmente di negoziare, ma non ottenne risposte “confortanti”, se vogliamo dire.

Ignorando i consigli dei suoi stessi comandanti, il sovrano proseguì verso l’interno della Valacchia. Insomma, penetrò nel territorio nemico senza una reale conoscenza del terreno e senza rifornimenti adeguati. Arrivò fino a Curtea de Argeș, capitale del principato, ma Basarab aveva già abbandonato la città, ritirandosi strategicamente sui passi montani. Una trappola, chiaramente per noi; meno prevedibile apparì il piano al re angioino d’Ungheria.
Quando Carlo decise di ritirarsi, credendo ormai conclusa la spedizione, Basarab fece sapere che avrebbe fornito guide locali per indicare la via più breve verso la Transilvania. In realtà, si trattava di un inganno perfetto. Le guide condussero l’esercito reale attraverso uno stretto burrone montano. Un ambiente aspro, circondato da pareti rocciose e fitte foreste.

Fu allora che scattò l’imboscata, che degenerò nella violenta battaglia di Posada. I valacchi, appostati sulle alture, iniziarono a scagliare una pioggia incessante di frecce, pietre e tronchi d’albero contro le colonne ungheresi intrappolate nella gola. L’esercito di Carlo, privo di spazio per manovrare, fu colto nel panico. Per quattro giorni, dal 9 al 12 novembre, i valacchi colpirono senza tregua, alternando attacchi a distanza ad assalti diretti.

Nel caos della battaglia, il re Carlo Roberto d’Angiò sfuggì per miracolo alla morte. Per depistare i nemici, cedette le proprie insegne reali a un nobile che trovò la morte crivellato di frecce. Il sovrano, travestito con abiti civili, riuscì a rifugiarsi tra i monti con pochi superstiti.
La vittoria del 12 novembre 1330 fu schiacciante. Migliaia di soldati ungheresi rimasero uccisi, e i valacchi si impadronirono di un enorme bottino. Basarab divenne l’eroe fondatore della libertà valacca. La battaglia di Posada ebbe un effetto dirompente, dato che segnò la fine del diretto dominio politico ungherese sulla Valacchia e l’inizio di un principato autonomo, ma non indipendente, riconosciuto di fatto dalle potenze vicine.




