Fotografia di Donald K. Price, Inghilterra, 1963. Alcuni soccorritori tentano di salvare un bambino di quattro anni, di nome George Ray, che ha perso conoscenza dopo aver inalato una gran quantità di fumo. Della vicenda, anonima e, duole dirlo, marginale se confrontata con i grandi eventi del mondo, resta uno scatto, testimonianza limpida dei sentimenti umani più limpidi: paura, speranza, resilienza, lutto.

Il soggetto ritratto è il piccolo George Ray, quattro anni, vittima di un incendio domestico scoppiato nella sua casa mentre la madre era temporaneamente assente. Una stufa a gas, rovesciatasi, aveva innescato le fiamme che avvolsero l’abitazione. In casa erano rimasti George e i suoi fratelli più piccoli, di tre e un anno. Soltanto uno dei bambini riuscì a salvarsi.
La fotografia documenta il disperato tentativo dei soccorritori – distinguiamo vigili del fuoco e paramedici – di riportare in vita George con la tecnica (allora innovativa) della respirazione bocca a bocca. Negli anni precedenti, il metodo più diffuso era il massaggio toracico o la respirazione artificiale di tipo manuale, ma nei primi anni ’60 la nuova tecnica, sperimentata e codificata da ricercatori statunitensi come James Elam e Peter Safar, iniziava a diffondersi con il nome suggestivo di “kiss of life” (bacio della vita, come quello di Morabito, ricordate?).

La fotografia, dunque, coglieva un momento di straordinaria transizione: un dramma privato che assumeva significato universale, legandosi al tema della scienza che cerca di strappare la vita alla morte. Nonostante gli sforzi generosi, George non sopravvisse. La foto mostra, quindi, non un salvataggio riuscito, ma la disperata impotenza dell’uomo di fronte al destino.
L’immagine ottenne un riconoscimento mondiale, vincendo il World Press Photo of the Year 1963, e divenne un’icona della fotografia umanitaria. Essa mostrava come la fotografia potesse educare e sensibilizzare. Milioni di spettatori, guardando questa immagine, vennero a conoscenza della nuova tecnica di rianimazione, che si sarebbe poi diffusa su scala globale, salvando innumerevoli vite.

In questo senso, lo scatto di Price trascende il fatto di cronaca. Per me è una testimonianza storica del rapporto tra tecnologia, medicina e società. Spero l’interpretazione sia valida anche per voi. In ultima analisi, è anche una parabola visiva sul limite umano, sul tentativo di opporsi alla morte con i mezzi del sapere e della solidarietà.