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Tutti i poteri e i limiti del Viceré

Tutti i poteri e i limiti del Viceré

Quando si studia l’Età Moderna e la sua lunga stagione coloniale, spesso si commette l’errore di paragonare la figura del Re a quella del Viceré, come se i due titoli si equiparassero. L’unica differenza comunemente riconosciuta vede la seconda carica essere direttamente delegata dalla prima, dunque subordinata al volere regio. In realtà i termini sono fra loro discordanti, nonostante tutte le apparenze del caso. Seguendo l’esempio spagnolo, portoghese e inglese (più qualche extra), cercheremo di delineare la cornice esecutiva entro la quale un Viceré riusciva a muoversi. Grandezza della cornice che, lo si può intuire, variava di caso in caso a seconda delle istanze regie e delle specificità del territorio posto sotto il controllo del governatore.

Tutti i poteri e i limiti del Viceré

Appunto, governatore. Se vogliamo farla breve, un Viceré era un governatore con un titolo leggermente più prestigioso. In epoca coloniale il Viceré era un funzionario della corona con la facoltà di esercitare il potere regio, in rappresentanza del sovrano (ma non sempre con poteri sovrani!) su una colonia, una provincia o una parte del regno. Il nome latino non tradiva infatti le sue mansioni. “Vice rex” significava infatti “al posto del re“. Una testimonianza etimologica che ci aiuta a chiarire subito alcuni aspetti.

In primis, almeno per quel che riguarda il caso spagnolo, probabilmente il più noto e rilevante su un piano storico, il Viceré assolveva a funzioni di carattere politico, militare e giudiziario. La carica nacque in seno alla Corona d’Aragona nel XIV secolo per designare i governatori del Regno di Sardegna e Corsica. Con l’unione delle due corone di Castiglia e Aragona, i monarchi della Spagna imperiale iniziarono a nominare Viceré nei domini europei, americani e ovunque si estendesse la Cruz de Borgoña, il vessillo imperiale spagnolo.

Viceré Nuova Spagna

Nel concreto, cosa poteva e cosa non poteva fare questo delegato del re? Certamente poteva promulgare leggi e decreti nei territori di sua competenza, assicurando l’esecuzione degli ordini preposti e amministrando correttamente la giustizia. Sempre restando nell’ambito dei territori governati, il Viceré era comandante supremo dell’esercito, da poter sfruttare sia in questioni esterne che interne, come nelle ribellioni. Di vitale importanza era l’idoneità per la riscossione delle tasse, l’amministrazione tributaria e la gestione economica della colonia (vicariato nell’esempio spagnolo).

Messa così, sembra che il Viceré per conto degli Asburgo prima e dei Borbone poi godesse di autorità assoluta. Spiace deludervi, ma le cose non stavano così. Due istituzioni della corona, come il Consiglio delle Indie (Real y Supremo Consejo de Indias) e la Casa delle Contrattazioni (Real Audiencia y Casa de la Contratación de Indias), avevano il compito di supervisionare l’operato vicereale onde evitare che esso sfociasse nell’abuso. Poi, che questi organi svolgessero più o meno il lavoro di controllo, è un’altra faccenda.

Sia per quanto riguarda il caso spagnolo, portoghese e inglese, la carica veniva esercitata da un nobile o un fidato del sovrano. Un mandato durava dai 3 ai 5 anni, con possibilità di prolungamento.

Viceré domini portoghesi

Nell’Impero portoghese i titoli di Viceré, governatore generale e commissario governativo furono intercambiabili fino al 1896. Per quattro lunghi secoli, dall’alba del Cinquecento fino al tramonto dell’Ottocento, l’India portoghese – o Estado da India, che dir si voglia; termine che fino al 1752 si riferiva a tutti i domini coloniali lusitani affacciati sull’Oceano Indiano, nell’Africa meridionale e sud-orientale – fu governata da viceré residenti a Goa. La durata dell’ufficio non superava quasi mai i tre anni, vista l’entità del potere detenuto.

Addentrandoci brevemente in Età Contemporanea, vediamo come dal 1858 fino al 1947 i rappresentanti del sovrano inglese in India si fregiò del titolo “Viceré e governatore generale d’India” (Governor-General and Viceroy of India). La carica esisteva già da prima, ossia dal 1774, ma aveva un altro nome: governatore generale d’India. I Viceré erano de facto i capi di stato del territorio d’oltremare ma dovevano rendere conto ad una serie di figure intermedie fra loro, la corona e il parlamento. Nel 1919 il loro potere subì un pesante depotenziamento, in quanto dovettero condividere l’azione di governo con l’assemblea centrale legislativa. Le città in cui essi risiedettero furono Calcutta prima e Nuova Delhi poi.

Viceré sede del governo inglese Calcutta

Come promesso, vi lascio con qualche chicca. Anche la penisola italiana ebbe i suoi diretti rappresentanti dell’autorità regia. Conosciamo fin troppo bene i Viceré di Napoli o di Sicilia. Meno noti sono quelli di Sardegna, nominati da Casa Savoia dal 1720 fino al 1848. Esisté persino un Viceré d’Etiopia, espressione del potere regio e imperiale che da Roma si estendeva sui territori dell’Africa Orientale Italiana. Con sede ad Addis Abeba, il titolo ebbe vita breve, dal 1936 al 1941.

Equivalenti del titolo si possono ritrovare ovunque nella storia. Vedasi l’Esarca: titolo istituzionalizzato dall’Impero romano d’Oriente a partire dal VI secolo come parte della riforma amministrativa volta a rafforzare il controllo imperiale sulle province lontane e a fronteggiare le minacce militari. L’Esarca (éksarkhos, colui che comanda) era una specie di Viceré del Tardoantico, sostituto delle tradizionali cariche romane adibite al potere militare e amministrativo.

Nell’Impero russo dei Romanov esistevano dei Namestnik (наме́стник, viceré o luogotenente). Essi erano funzionari plenipotenziari della corte. I più importanti furono i Namestnik della Polonia del Congresso (1815-1915) e del Vicereame del Caucaso (1801-1917).

Viceré Khedivé Egitto

Il Chedivè egiziano, ufficiale per conto del sultano ottomano ma de facto indipendente dall’autorità di quest’ultimo. I Subahdar dell’Impero Moghul, dignitari del Gran Mogol nelle provincie d’assegnazione. Praticamente dei viceré con piena giurisdizione in campo amministrativo, militare e tributario.