Chi lo ha detto che siano sempre e solo gli archeologi a fare i ritrovamenti più importanti? Spesso il destino vuole che siano delle persone comuni a fare le scoperte archeologiche più eclatanti. E non parliamo di appassionati di metal detector o di archeologi dilettanti che vanno a cercare reperti per passione, bensì di persone comunissime che si stavano facendo beatamente i fatti propri e che letteralmente inciampano in reperti che fanno poi la storia. E oltre a queste persone a volte sono anche i tassi a fare scoperte archeologiche fondamentali
Ritrovamenti archeologici fatti da persone comuni

Molti dei ritrovamenti archeologici più importanti sono stati fatti casualmente da persone qualsiasi che stavano facendo tutt’altro che non cercare tali manufatti. Certo, poi hanno sempre avvertito tempestivamente gli archeologi e gli enti preposti, ma è curioso il fatto che alcuni delle scoperte archeologiche più importanti del mondo siano avvenute del tutto accidentalmente e a opera di profani.
Tesoro d’oro di Childerico I – Childerico I era il re dei Franchi Salii. Lo seppellirono nella sua capitale Tournai dopo la sua morte avvenuta nel 481-482 d.C. E ovviamente, trattandosi di un re, lo seppellirono con il tesoro di routine. A scoprire tale tesoro fu l’operaio di nome Adrien Quinquin. Nel 1653, infatti, Adrienne stava lavorando nella chiesa di Saint-Brice a Tournai.
Ad un certo punto, mentre scavava, al posto del terreno, trovò delle monete d’oro. E quella era solo la punta dell’iceberg: scavando trovarono altre monete, spade decorate con oro e granati, finimenti e fibbie per cavalli, una collana d’oro, una testa di toro d’oro, 300 api d’oro e un anello con sigillo d’oro e la scritta “Childerici Regis”. Purtroppo due secoli dopo il ritrovamento, i ladri rubarono il tesoro dalla Bibliothèque Nationale de France e lo fusero quasi del tutto. Lasciarono solo due monete, due api e poco altro. La polizia riuscì a trovare quanto rimasto in alcuni otri di cuoio gettati nella Senna.
Stele di Rosetta – A scoprire la Stele di Rosetta non furono gli archeologi, bensì i soldati francesi che nel 1799 stavano costruendo Fort Julien, subito fuori dalla città egiziana di Rosetta. Durante i lavori trovarono quella strana lastra nera con tutte quelle iscrizioni, usata come materiale da costruzione. Fortunatamente gli ufficiali si resero subito conto che poteva essere un manufatto importante e contattarono i ricercatori dell’Institut d’Egypte.
La Stele riportava un decreto che istituiva il culto divino di re Tolomeo V ed era scritta in greco, demotico e geroglifici. Fu così che gli archeologi riuscirono a decifrare finalmente gli antichi geroglifici. Lo studioso Jean-Francois Champollion ci mise venti anni a farlo, ma alla fine ci riuscì.
Meccanismo di Anticitera – Il Meccanismo di Anticitera è un dispositivo meccanico composto da 30 ingranaggi interconnessi. Realizzato in Grecia nel II o II secolo a.C., era usato per calcolare gli eventi celesti e i cicli dei Giochi Panellenici (fra cui le Olimpiadi). Inoltre è considerato il più antico computer analogico conosciuto. Nel I secolo a.C. i Romani lo caricarono su una nave piena zeppa di oggetti di lusso saccheggiati in Grecia. Solo che la nave affondò vicino all’isola di Anticitera.
A ritrovare il manufatto furono alcuni pescatori di spugne durante il loro lavoro quotidiano. Corroso e ridotto a un ammasso di metallo e legno, non avevano idea di cosa fosse. E a dire il vero anche gli archeologi iniziarono a capire di cosa si trattasse solamente dopo sette decenni e svariate radiografie.

Scrigno con gioielli Tudor e Stuart – Questa scoperta è ascrivibile ad alcuni operai che, nel 1912, stavano demolendo la Wakefield House a Cheapside. Una picconata nel pavimento della cantina colpì quella che si rivelò essere una scatola di legno piena zeppa di gioielli. Si parla di 400 monili risalenti alla fine del XVI secolo e all’inizio del XVII secolo. Fra di essi spiccano un orologio incastonato in uno smeraldo colombiano, una salamandra in oro, diamanti e smeraldi e anche un cammeo bizantino in pietre preziose.
Probabilmente il tesoro apparteneva a un orafo che lo nascose sotto il pavimento durante la Guerra Civile Inglese. In questo caso, però, gli operai non si resero conto del valore storico del ritrovamento. O forse se ne resero conto, ma il valore economico nelle loro teste superò quello archeologico ed ecco che si infilarono i tesori in tasche, stivali e berretti e li vendettero a un banco di pegni locale. Fortuna vuole che il proprietario del banco di pegni era il responsabile delle acquisizione del London Museum, il quale capì subito con cosa aveva a che fare. E il Tesoro di Cheapside ancora oggi appartiene al London Museum.
Sfere di pietra – Correvano gli anni Trenta e gli operai della United Fruit Company, mentre stavano disboscando la giungla nel Delta del Diquis, in Costa Rica (dovevano far posto a delle piantagioni di banane), si ritrovarono con le ruspe bloccate da grosse sfere di pietra. Alcune sfere pesavano tonnellate. Avendo sentito storie locali di gradi sfere piene d’oro, cercarono di raggiungerne il centro, facendole anche saltare con la dinamite. Ma non trovarono oro e tutto quello che ottennero fu di danneggiarle.
Alla fine il governo intervenne e preservò i reperti. I ricercatori, in seguito, scoprirono che a realizzare le sfere era stata la cultura Diquis a partire dal 600 d.C. E ancora oggi nessuno sa a cosa servissero.
Pitture rupestri di Lascaux – A trovare queste celebri pitture rupestri fu Marcel Ravidat, 18 anni, apprendista meccanico. Marcel stava camminando nei boschi appena fuori della cittadina di Montignac, in Francia, quando si imbatté nell’ingresso di una grotta. La leggenda vuole che sia stato il suo cane a scovarla, inseguendo un coniglio. Comunque sia, Marcel tornò con tre amici per esplorare la grotta e qui trovarono un tripudio di figure dipinte di tori, cavalli, cervi, rinoceronti, leoni e forme astratte. Promisero di tenere segreta la scoperta, ma resistettero solo una settimana. Poi spifferarono tutto a un insegnante, esperto di arte preistorica.
Il resto è storia. La Grotta di Lascaux venne aperta al pubblico nel 1948, ma 15 anni dopo dovette essere chiusa. L’alito dei visitatori, infatti, danneggiava l’ecosistema delle grotte, introducendovi licheni, muschi e funghi. Ad oggi i visitatori possono visitare una replica in scala della grotta o partecipare a dei tour virtuali.
Rotoli del Mar Morto – Ebbene sì: a scoprire i Rotoli del Mar Morto furono tre pastori beduini. Nel 1947 i tre stavano cercando una capra smarrita in una grotta vicino all’antico sito di Qumram. Non è ben chiaro se ritrovarono la capra, ma di sicuro inciamparono in giare d’argilla che contenevano sette rotoli di papiro. Vendettero poi i rotoli a un antiquario di Betlemme, fra l’altro per pochissimi soldi.
Quando gli archeologi vennero a conoscenza del ritrovamento, cercarono subito di localizzare la grotta. Ci riuscirono due anni dopo e a seguito di anni di scavi, ecco che saltarono fuori 981 testi, fra cui libri della Bibbia ebraica canonica, apocrifi del Secondo Tempio e credenze di diversi gruppi ebraici. Scritti fra il IV secolo a.C. e il I secolo d.C., questi rotoli superavano di mille anni il più antico manoscritto della Bibbia conosciuto all’epoca.
Esercito di terracotta dell’imperatore Qin Shi Huang – A scoprire il famoso Esercito di soldati di terracotta furono sette contadini. Nel 1974 stavano scavando un pozzo fuori Xian, in Cina, quando colpirono la testa di una statua d’argilla a grandezza naturale. Questi contadini informarono subito le autorità locali, le quali chiesero a un archeologo di indagare. L’archeologo scavò, ma non trovò solo una statua, ne trovò 8mila.
Questi soldati di terracotta avevano tutti una combinazione unica di tratti del viso, acconciature, posture e armature. C’erano soldati semplici, arcieri, ufficiali, conducenti di carri e cavalieri, tutti allineati in trincee sotterrane. Costruiti per proteggere l’imperatore, morto nel 209 a.C. e sepolto in un mausoleo non scavato alle loro spalle, le trincee ancora oggi non sono ancora state scavate del tutto.
Otzi, l’umo venuto dal ghiaccio – Era il 1991 ed Helmut ed Erika Simon stavano facendo un’escursione per i fatti loro nelle Alpi Venoste. Ad un certo punto videro la parte superiore di un corpo sporgere da un ghiacciaio. Pensarono subito che si trattasse di uno scalatore morto da poco e così segnalarono il ritrovamento alle forze dell’ordine. Le quali procedettero nell’estrarre il corpo a suon di picconi e martello pneumatico.
Effettivamente riuscirono nell’impresa, danneggiando un po’ il corpo. Il corpo fu poi identificato da un’archeologo dell’Università di Innsbruck, il quale spiegò che era un uomo dell’età del Bronzo. Sequenziando il suo genoma, i ricercatori hanno scoperto che era intollerante al lattosio e riuscirono anche a identificare 19 uomini moderni residenti in Alto Adige che erano geneticamente imparentati con lui.

Tombe di capi medievali – E veniamo al più improbabile scopritore di tesori di sempre: un tasso. Questo tasso in particolare ha passato cinque anni della sua vita a scavarsi la tana in una fattoria a Stolpe, in Germani. Poi, nel 2012, dopo aver disseppellito l’osso pelvico del precedente inquilino umano, decise di trasferirsi altrove.
Gli scavi archeologi che seguirono il ritrovamento dell’osso, portarono alla luce ben otto tombe del XII secolo, due delle quali appartenevano a capi slavi sepolti con ricchi corredi funebri. Essendo che la zona venne del tutto cristianizzata entro il XII secolo, ecco che il nostro tasso scoprì una delle ultime sepolture pagane del Brandeburgo.