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Quando nascono le barzellette? Dai Sumeri all’antica Grecia, una storia vecchia quanto l’uomo

Nonostante di recente anche la risata e lo scherzo rischia di vedersi intrappolato nelle strette maglie del politically correct, le barzellette nascono proprio con l’intento contrario, ed in epoca molto remota. Le prime testimonianze scritte risalgono agli antichi Sumeri, ben 4.000 anni fa, e proseguono fino ad oggi il loro scherzoso cammino. Proviamo a seguirlo, a lunghe linee, anche noi.

La più antica testimonianza, come sopra detto, risale al 1900 a.C. L’antica barzelletta sumera recita, in maniera molto breve e concisa: “La sapete una cosa che non accade da tempo immemore? Che una giovane donna non scoreggi in grembo al marito“. Si tratta di un botta e risposta ilare molto breve e basato su topoi ironici ben precisi, che, al contrario di oggi, non subivano stigmatizzazioni o accuse di sessismo o misoginia.

Se questa barzelletta, che oggi non suscita più tanto riso, vi ha fatto storcere un po’ il naso, aspettate di sentirne una degli Egizi. Riferita questa volta alla figura del faraone, il racconto divertente recita: “Come intrattenere un faraone annoiato? Naviga lungo il Nilo su una barca carica di ragazze vestite con reti da pesca e invitalo ad andare a pescare“. A narrarcela è il papiro Westcar, databile al 1800-1600 a.C.

Anche gli antichi greci avevano uno spiccato senso dello humor, e addirittura produssero delle vere e proprie raccolte di eventi faceti ed ilari. La più famosa è forse la Margite, attribuita addirittura ad Omero. Si tratta di una raccolta di racconti di uno sciocco, scritti con lo scopo di suscitare la risata nel lettore. Più vicina nel tempo è il Philogelos, letteralmente “amante della risata”, ascrivibile al IV-V secolo d.C.

Questa raccolta, come molte altre barzellette del tempo, bersaglia costantemente dei personaggi specifici e dei topoi circoscritti: avari, sciocchi, abitanti di determinate città o zone geografiche (anch’essi considerati poco intelligenti) e addirittura malati o persone con handicap. Anche la morte, molto più frequente e spesso violenta rispetto ad oggi, era spesso soggetto principe di tali racconti, forse con funzione esorcizzante.

In società totalmente lontane nel tempo e nei modi di vita da noi si diffusero e nacquero modi di raccontare divertenti, probabilmente vecchi quanto l’uomo. Le prove più antiche sono quelle citate, ma sicuramente, da quando esiste il linguaggio, esistono anche modi di dire, racconti e parole divertenti. Morale della favola: cerchiamo di farci una risata e di vivere con un po’ di leggerezza che di sicuro non guasta.