Storia Che Passione

Quando i Papi compravano la carica: la simonia

Nel corso della sua millenaria storia, la Chiesa cattolica non è stata immune da scandali che videro coinvolti soprattutto i suoi piani più alti. La bramosia di denaro e potere spinsero vescovi, cardinali e pontefici a piegarsi alla corruzione. Si giunse anche al vero e proprio acquisto della carica, tramite quella partica conosciuta con il nome di simonia.

L’etimologia del termine è da ricercarsi direttamente nella Bibbia. Negli Atti degli Apostoli, infatti, si parla di un certo Simon Mago che, ammaliato dalla proprietà taumaturgiche concesse dallo Spirito Santo a San Pietro, avrebbe offerto del denaro all’apostolo per ottenerne le doti miracolose. Ovviamente, Pietro rifiutò, rimproverando Simone a monito dell’intera cristianità. Perciò, dal nome del povero peccatore, Simone, deriva il nome del peccato, la simonia, fatta oggetto di durissima condanna già nei canoni del Concilio di Calcedonia del 451.

Tuttavia, nei secoli successivi non tutti si dimostrarono così solerti a seguire l’ammonimento di San Pietro. A partire dal IV secolo, quando il Cristianesimo finì di essere perseguitato dalle autorità romane e anzi divenne al religione ufficiale dell’Impero, la Chiesa cominciò a disporre di beni terrieri in misura sempre maggiore. In seguito, quando all’interno dei domini di Carlo Magno iniziò a diffondersi il sistema feudale, divenne partica comune affidare feudi ad ecclesiastici, i quali non potevano disporre di prole legittima in grado di ereditare il feudo paterno. Questo favorì il propagarsi della simonia, in quanto sovrani e signori tendevano a concedere i feudi in cambio di somme di denaro, anche onerose.

Addirittura, della pratica simoniaca fecero uso gli stessi Papi. La loro elezione, infatti, era spesso oggetto di lotte fra le maggiori famiglie romane, che non si preoccupavano di ricorrere alla corruzione. E’ particolarmente celebre la vicenda che vide coinvolti Benedetto IX e Gregorio VI. Il primo, desideroso di contrarre matrimonio, decise di vendere la carica al secondo. In realtà, con la sua azione Gregorio VI voleva ispirare un processo di profonda riforma interna alla Chiesa. Le sue istanze furono fatte proprie dai suoi successori, che iniziarono un processo che portò a rendere il Papato sempre più indipendente dai laici.

Parte della pratica simoniaca era anche la vendita delle indulgenze: un vero e proprio mercato del perdono dei peccati. Essa costituì uno dei più cocenti capi d’accusa che Martin Lutero, colui che avviò la Riforma protestante, rivolse alla Chiesa Cattolica. E infatti, la Controriforma cattolica, la risposta che il Papa rivolse al dilagare del protestantesimo, si impegnò con forza nel contrasto della simonia.