Storia Che Passione
Quali furono i 3 Imperi più vasti della storia, impero britannico

Quali furono i 3 Imperi più vasti della storia?

Dall’antichità fino all’età contemporanea, quando ancora non esisteva il concetto di Stato nazionale, risulta costante l’aspirazione umana alla formazione di un impero. Nel corso dei secoli, tutti gli imperi esistiti si distinsero tra loro per forme di governo e per livello di sfruttamento economico. Tuttavia la caratteristica che ebbero in comune, per lo meno all’inizio, fu la spinta alla massima espansione territoriale. Basandoci su quest’ultimo criterio, delineeremo i possedimenti dei 3 imperi più vasti della storia.

Al primo posto in classifica troviamo l’Impero britannico, che nel periodo della sua massima espansione arrivò ad occupare il 26,4% dell’intera superficie terrestre! L’area dei domini territoriali britannici si estendeva per ben 35 milioni di km quadrati. L’Impero romano che al suo apice ne occupava “solamente” 5 milioni impallidisce al confronto. Questa costruzione politica crebbe rapidamente a partire dai possedimenti d’oltremare e gli scali commerciali creati a partire dal XVI secolo. L’impero britannico era diviso in dominions, protettorati, mandati e altri territori amministrati direttamente dal Regno Unito.

Nel 1921 il numero totale della popolazione era calcolato intorno ai 440 milioni, senza contare i 9 milioni di persone presenti nei mandati. Di questi solo 61 milioni erano europei, in maggioranza anglosassone. Una grandissima porzione era costituita poi dagli abitanti dell’India e del Ceylon che ammontavano a 323 milioni, mentre in Nigeria ne ve n’erano 18 milioni. Sicuramente la Seconda Guerra Mondiale mise a dura prova l’impero, ma fu l’occupazione militare del Canale di Suez del ’56 a segnarne l’arrestabile declino. La fine di uno degli imperi più vasti di sempre avvenne 40 anni dopo, nel 1997 sotto Elisabetta II.

Al secondo posto compare invece l’Impero Mongolo. Il suo fondatore non possiamo non conoscerlo; si tratta del mitico Gengis Khan! Questi fondò l’impero nel 1206, dopo aver unificato le tribù turco-mongole. Purtroppo il sogno di Gengis Khan durò solo poco più di un secolo, poiché i suoi figli e nipoti lo smembrarono quasi subito. Con i suoi 24 milioni di chilometri quadrati rivaleggia dignitosamente con l’Impero britannico. Ricordiamoci oltretutto che l’Impero mongolo raggiunse il culmine espansivo in meno della metà del tempo impiegato dai sudditi di Sua Maestà. Il territorio imperiale era talmente vasto da dover essere diviso in 4 sezioni. Vi erano il Khanato dell’Orda d’oro, il Khanato dell’Ilkhan, quello del Chagatai e infine il Khanato del Grande Khan. Lo scioglimento dell’opera di Gengis Khan avviene nel 1368, con la caduta del Gran Khanato

Arriviamo ora all’Impero russo, terzo nella classifica degli imperi più vasti della storia. Il fondatore dell’impero fu lo zar Pietro I. Raggiunse la sua massima estensione sotto lo zar Alessandro II. Prima di lui, le conquiste di guerra avevano ingrandito gradualmente il regno, guidato dalla dinastia Romanov. L’opera di Pietro il Grande fu portata avanti magistralmente da Caterina la Grande che durante l’ultimo quarto del ‘700 si dedicò alla rapida espansione della nazione. Ella riuscì ad ampliare notevolmente le frontiere e ad acquisire nuovi territori grazie a una politica di conquista e di colonizzazione, ma anche ricorrendo a trattative più diplomatiche.

Nel ‘900 poi, l’Impero russo prese la sfortunata decisione di partecipare alla Grande Guerra. L’andamento disastroso del conflitto esacerbò ulteriormente l’esasperazione e le rivendicazioni popolari. Nel 1917 scoppiò la rivoluzione bolscevica, che fece precipitare il paese nel caos e nella devastazione. Di conseguenza l’Impero russo venne spazzato via all’istante, insieme alla secolare dinastia dei Romanov. Come ogni regime politico, anche gli imperi sono soggetti alla stessa ciclica evoluzione. Nascono, si espandono, entrano in declino, e si sciolgono. La storia ci insegna che nemmeno gli imperi durano in eterno. Ciononostante chi ne sente parlare rimane inevitabilmente affascinato dalla loro parabola storica e dagli ideali universalistici alla base della loro formazione.