Quinta delle dodici Fatiche di Ercole. Il Re Euristeo, sempre a corto di fantasia, decise anche per questa impresa di rimanere nell’ambito zoologico. Ma resosi conto che a livello di forza e di acchiapparella Ercole era imbattibile, decise di virare in un’altra direzione: quella dell’igiene e della pulizia. Perché gli chiese di pulire le Stalle di Augia in un solo giorno.
Manuale per pulire le Stalle di Augia

Avevamo lasciato i protagonisti di questa vicenda in una posizione insolita. O meglio: Re Euristeo era in una posizione insolita, con il sovrano nascosto in una giara ed Ercole e il furioso Cinghiale di Erimanto che lo scrutavano dall’imboccatura del vaso.
Euristeo non era dunque dell’umore migliore: per l’ennesima volta Ercole aveva trionfato e lo aveva irriso davanti al popolo. Peggio ancora, Ercole ormai era un eroe agli occhi del popolo in quanto li aveva salvati da diversi mostri. Prima aveva sconfitto e ucciso il Leone di Nemea, poi aveva ucciso l’Idra di Lerna e infine aveva acchiappato nell’ordine la Cerva di Cerinea e il Cinghiale di Erimanto.
Euristeo ormai aveva capito che cercare di sconfiggere Ercole con la forza era impossibile. Inoltre era anche imbattibile nel gioco dell’acchiapparella. Così questa volta optò per un approccio diverso. Al posto di sfruttare le sue debolezze per ucciderlo, lo avrebbe umiliato.
Così gli ordinò di pulire in un solo giorno le Stalle di Augia. Che detta così non sembra un’impresa impossibile. Se non fosse che Augia era un sovrano alquanto zozzone a quanto pare. Ma chi era costui? Augia era il sovrano del regno di Elide, nel Peloponneso occidentale, in Grecia. Non si sa esattamente chi fosse suo padre, a seconda dei testi sono indicati Eleonte, re e figlio di Poseidone o il principe Forbante o anche Elio, figlio di Perseo. O persino Elio, il dio del sole.
Comunque sia, Augia era favolosamente ricco e a quei tempi, per dimostrare la propria ricchezza e status symbol, ci pensava il bestiame. Più animali avevi, più eri considerato dell’élite. E Augia aveva tantissimi bovini, più di 3mila capi di bestiame. Questi bovini pare che fossero noti come Buoi del Sole, in quanto dono del dio Elio al figlio.
Augia teneva questi bovini nelle Stalle di Augia. I bovini in questione erano bellissimi, avevano una salute divina ed erano immortali. Il che fu un bene per loro perché Augia non riusciva a gestire la mole di escrementi che questi animali producevano. Certo, producevano letame divino, ma pur sempre letame era.

Così da tempo aveva deciso di rinunciare a pulire le stalle. Il che vuol dire che quando, metaforicamente parlando, si intende, Augia diede secchio e spazzolone in mano a Ercole, erano passati più di 30 anni da quando qualcuno aveva cercato di pulire le stalle per l’ultima volta. Immaginatevi il cumulo di letame a cui Ercole si trovò di fronte quando arrivò in Elide.
Oltre al quantitativo di letame tale da fertilizzare la Foresta Amazzonica, le stalle erano anche enormi. Di sicuro erano più grandi di alcune città. E tutto attorno alle stalle c’erano cumuli e cumuli giganteschi di letame, tali da essere individuati visivamente anche a grandi distanze. Per tacere del lato olfattivo della questione.
Ercole si rese subito conto del problema. Oltre al fatto che era evidente che il cugino volesse umiliarlo, c’era anche la questione del tempo. Con le altre fatiche aveva avuto a disposizione tutto il tempo del mondo, ma qui aveva un limite ben preciso: un solo giorno.
Tuttavia Ercole non si scoraggiò. Anzi, decise che non solo avrebbe fatto una speed run, ma avrebbe aumentato la difficoltà imponendosi un limite: avrebbe pulito le stalle senza toccare neanche un pezzo di letame. Insomma, al giorno d’oggi ce lo avrei visto bene Ercole a giocare a Elden Ring facendo le run più restrittive possibili.
Così Ercole arrivò da Augia, il quale non sapeva perché l’eroe fosse andato a trovarlo. All’epoca, infatti, le notizie viaggiavano molto lente. Così Ercole colse la palla al balzo e propose al re un patto: se fosse riuscito a pulire le Stalle di Augia in un solo giorno questi gli avrebbe regalato un decimo dei suoi buoi divini.
Augia accettò speranzoso: l’odore e la sporcizia delle stalle erano una spina nel fianco per il sovrano. Il re era conscio della difficoltà dell’impresa ed era convinto che neanche Ercole potesse pulirle tutte. Tuttavia ne avrebbe pulito una buona parte. Meglio che niente. Inoltre, visto che era improbabile per l’eroe riuscire nell’impresa, non avrebbe neanche dovuto pagarlo.
Il giorno dopo Ercole si mise all’opera, accompagnato da Fileo, il figlio di Augia: suo il compito di accertarsi che Ercole non barasse. Quello che Augia si era scordato era che Ercole non era un eroe tutto muscoli e niente cervello. Nell’immaginario collettivo era un uomo che amava la lotta e che prima colpiva con la clava e poi rifletteva. Ma anche se era vero che Ercole non amava troppo pianificare e agire di astuzia, non vuol dire che non ne fosse capace quando l’occasione lo richiedeva.
Così studiò un piano per pulire tutte le stalle in un giorno, senza sporcarsi. La prima cosa che fece fu scavare un enorme buco nel muro delle stalle. Poi, sotto gli occhi basiti di un Fileo che non capiva assolutamente dove l’eroe stesse andando a parare, scavò un enorme fossato a mani nude.
Arrivati a mezzogiorno Ercole non aveva ancora messo piede nelle stalle. Ma Fileo stava iniziando a intuire la strategia di Ercole. Le trincee scavate, infatti, avevano raggiunto i fiumi Alfeo e Peneo. Così, a fine giornata, Ercole deviò i due fiumi. La massa d’acqua si diresse verso le stalle che, allagate, in poco più di un’ora vennero pulite. Ed Ercole non aveva toccato neanche un pezzetto di sterco.
Ercole ci era riuscito e Augia adesso aveva un problema: non voleva separarsi dal suo bestiame. Nel frattempo i messaggeri di Euristeo arrivarono da Augia informandolo della quinta fatica. Così Augia colse la palla al balzo e si rifiutò di rispettare l’accordo con Ercole in quanto il compito faceva parte delle sue missioni di espiazione. Anzi, negò persino di aver stipulato un accordo con Ercole, sostenendo che questi fosse avido e stesse mancando di rispetto a lui e a Euristeo.

Ercole non si arrese e i due arrivarono in tribunale. Ovviamente i giudici erano dalla parte del sovrano e gli stessi testimoni che avevano assistito alla stipula dell’accordo negarono che vi fosse mai stato. Solo che poi arrivò a testimoniare Fileo.
Questi ammirava Ercole ed era rimasto conquistato dall’eroe. Fileo confermò tutto, dall’accordo alla pulizia delle stalle, ma Augia si rifiutò comunque di pagare Ercole. Anzi, bandì sia l’eroe che il figlio dal suo regno.
Ercole giurò così di vendicarsi, ma dovette aspettare anni. Infatti incontrò nuovamente Augia quando partecipò alla ricerca del vello d’oro indetta da Giasone. E solo dopo molto tempo si vendicò.
A Ercole non rimase che tornare a Tirinto. E qui Euristeo ne combinò un’altra delle sue. Venuto a conoscenza dell’accordo, nonostante Ercole avesse superato la missione, la considerò non valida sostenendo che Ercole si fosse fatto dare un compenso da Augia. Le regole delle fatiche, infatti, imponevano che Ercole non si facesse pagare e non si lamentasse.
Così, come già successo con l’Idra di Lerna, Euristeo invalidò la prova e ne aggiunse un’altra. Il tutto mentre già studiava la prossima fatica: per la sesta fatica Ercole avrebbe dovuto uccidere gli Uccelli di Stinfalo.