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L'ascesa dell'Impero Mexica: dal mito di Aztlán alla conquista della Valle del Messico

L’ascesa dell’Impero Mexica: dal mito di Aztlán alla conquista della Valle del Messico

Più o meno nello stesso periodo in cui le guglie di Notre-Dame cominciavano a elevarsi nel cielo di Parigi, dall’altra parte dell’oceano, nelle aride distese del Nord America, un piccolo gruppo di nomadi stava intraprendendo un viaggio che avrebbe cambiato per sempre la storia del continente. Erano i Mexica, un popolo povero e disprezzato, destinato a trasformarsi nei padroni del Messico centrale e a fondare uno degli imperi più straordinari, e più sanguinosi, del mondo precolombiano. Questa è la storia dell’ascesa dell’Impero Mexica, o Azteco se gradite.

L'ascesa dell'Impero Mexica: dal mito di Aztlán alla conquista della Valle del Messico

La loro vicenda, come spesso accade in casi del genere, inizia nel mito. Gli Aztechi – così li chiameranno in seguito gli Europei – affermavano di provenire da una terra leggendaria chiamata Aztlán. Si trattava di un’isola paradisiaca popolata da sette tribù, ognuna uscita da una diversa grotta primordiale. In quel regno mitico regnava l’abbondanza, ma anche la tirannia. Gli Azteca Chicomoztoca, “coloro delle sette grotte”, avevano imposto la loro autorità sulle genti libere di Aztlán. Fu allora che un gruppo di dissidenti, guidati dal sommo sacerdote del dio Huitzilopochtli, il “Colibrì del Sud”, decise di fuggire per cercare una nuova patria. Questo il mito fondante della storia mexica.

Cominciò così il grande esodo dei Mexica, un pellegrinaggio lungo e difficile che li portò attraverso i deserti dell’attuale Arizona e del Messico settentrionale. Sopravvivevano di caccia e di raccolta, muovendosi come nomadi e combattendo contro le tribù che incontravano. Nel loro peregrinare, Huitzilopochtli li guidava con segni e visioni, promettendo che un giorno avrebbero trovato il luogo dove fondare la loro città.

Impero Mexica esodo popolazione

Quando, dopo anni di erranza, giunsero nella Valle del Messico, si trovarono davanti un mondo radicalmente diverso. Era una terra fertile, circondata da vulcani e dominata dal grande lago Texcoco, punteggiato di città, templi e campi coltivati. Qui la civiltà fioriva da millenni. Era il cuore della Mesoamerica, una delle quattro culle indipendenti della civiltà mondiale, insieme alla Mezzaluna fertile, alla Cina settentrionale e alla Valle dell’Indo.

Da più di 8.000 anni, i popoli di questa regione coltivavano le cosiddette Tre Sorelle, perciò mais, fagioli e zucca, e avevano sviluppato un’agricoltura complessa, una ricca vita urbana e sistemi religiosi e politici articolati.

Molto tempo prima dei Mexica, la civiltà olmeca aveva posto le basi culturali della Mesoamerica, creando centri cerimoniali e sculture monumentali, mentre i Maya avevano costruito città-stato splendide come Tikal, Copán e Palenque, sviluppando un calendario sofisticato e una scrittura geroglifica. Nel cuore del Messico, la grande città di Teotihuacan, con le sue piramidi del Sole e della Luna, aveva dominato la regione per secoli, imponendo il suo modello politico ed economico fino al declino, intorno al VI secolo d.C.

Impero Mexica Tenochtitlán

A raccoglierne l’eredità erano stati i Toltechi, che avevano fondato un potente regno nella città di Tula (Tollan), centro di un vero impero regionale. Quando anche Tula cadde nel caos, tra XII e XIII secolo, il vuoto di potere attirò nuovi popoli provenienti dal nord. Tra di essi, gli ultimi a giungere furono i Mexica, portatori di una lingua – il nahuatl – e di una cultura guerriera che avrebbe presto dominato tutte le altre.

Il mito racconta che, giunti nella valle, i Mexica ricevettero da Huitzilopochtli una visione: un’aquila che divora un serpente posata su un cactus, proprio al centro del lago Texcoco. Quel segno avrebbe indicato il luogo dove fondare la loro nuova casa. Quando finalmente lo videro, su una piccola isola paludosa, vi costruirono un villaggio: Tenochtitlán, “la roccia del fico d’India”. Era il 1325, e nessuno avrebbe potuto immaginare che quel piccolo insediamento sarebbe diventato una delle più grandi metropoli del mondo precolombiano.

I Mexica cominciarono come mercenari e tributari di potenze più forti, in particolare dei Tepaneca di Azcapotzalco. Ma con il tempo, grazie alla disciplina militare e alla devozione religiosa, riuscirono a ribaltare i rapporti di forza. Dopo decenni di guerre, tradimenti e alleanze, nel 1428 Tenochtitlán unì le forze con Texcoco e Tlacopan, formando la celebre Triplice Alleanza. Era nata così la struttura politica che oggi chiamiamo Impero Mexica. Sul perché è da preferire il termine “mexica” a “azteco” sarà argomento di un prossimo approfondimento. Stay tuned.

Impero Mexica massima estensione

In questa confederazione, Tenochtitlán divenne presto la potenza dominante. Gli imperatori (o huey tlatoani, “grandi oratori”) come Itzcoatl, Montezuma I e Ahuitzotl trasformarono la città in un centro di potere e di splendore architettonico. Gli Aztechi costruirono templi monumentali, palazzi e canali, estendendo la città su isole artificiali. Conosciamo il loro nome: le chinampas, che garantivano raccolti abbondanti e un ingegnoso equilibrio con l’ambiente lacustre.

Verso la fine del XV secolo, Tenochtitlán era una metropoli di oltre 200.000 abitanti. Più grande di qualsiasi città europea contemporanea. I cronachisti spagnoli, quando la videro per la prima volta, la paragonarono a una Venezia d’America. Gli elementi in comune vi erano tutti. Ponti levatoi, strade d’acqua, mercati colossali come quello di Tlatelolco, dove si scambiavano beni provenienti da ogni angolo dell’Impero Mexica, come oro, cacao, piume di quetzal, ossidiana, giade e tessuti finissimi.

L’impero Mexica si fondava su una combinazione di dominio militare e religione sacrale. Ogni città conquistata era costretta a versare tributi in beni e prigionieri, mantenendo al tempo stesso una certa autonomia locale. Era un impero a mosaico, dove la forza e la paura assicuravano la fedeltà dei sudditi.

Impero Mexica raffigurazione immaginaria

Al centro di tutto vi era la religione di Huitzilopochtli, dio della guerra e del sole, che esigeva un tributo di sangue per mantenere in moto il cosmo. Gli Aztechi credevano che il sole, per continuare a sorgere, dovesse nutrirsi di energia vitale umana. Da qui il sacrificio umano come atto sacro e necessario. Le guerre, soprattutto le celebri Guerre dei Fiori contro i rivali di Tlaxcala, avevano lo scopo non solo di espandere l’impero, ma di procurare vittime per le cerimonie religiose.

Questa visione del mondo, insieme alla loro straordinaria organizzazione militare, rese i Mexica una potenza temuta e ammirata. Ma la loro stessa ferocia avrebbe attirato la rovina. All’inizio del XVI secolo, sotto il regno di Montezuma II, Tenochtitlán era la capitale di un vasto impero che si estendeva dal Golfo del Messico al Pacifico. Ma la gloria dei Mexica sarebbe durata poco. Nel 1519, dalle acque del Golfo, apparvero stranieri mai visti prima. Erano uomini barbuti, coperti di ferro, accompagnati da bestie sconosciute. Li avrebbero conosciuti come caballos, i cavalli. La storia la conosciamo; era giunto in America centrale Hernán Cortés, e con lui approdarono nel Nuovo Mondo nuove armi, nuove malattie e un nuovo dio.

Furono proprio i nemici storici dei Mexica, i Tlaxcalani, a unire le loro forze con gli invasori europei. D’altronde videro in loro la possibilità di vendicarsi del dominio azteco. In meno di due anni, un impero che era parso invincibile cadde sotto il tacco dei conquistadores.

Impero Mexica arrivo spagnoli

Eppure, al di là della violenza della sua caduta, l’Impero Mexica rappresentò uno dei vertici della civiltà precolombiana. Il loro genio urbanistico, la loro arte simbolica, il loro calendario e la loro visione ciclica del tempo testimoniano un mondo complesso, dove religione, politica e natura formavano un unico sistema vitale.

Dalle leggende di Aztlán alle piramidi del Templo Mayor, la storia dei Mexica è quella di un popolo che, partendo dall’esilio, seppe costruire un impero con la forza della fede e della guerra. E, come spesso accade nella storia, ciò che nacque dal sangue finì per essere inghiottito dal sangue stesso. Ma non prima di lasciare un’impronta indelebile nella memoria del mondo.