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In Sardegna trovate tre incredibili “case delle fate” preistoriche

Questa volta non dobbiamo viaggiare troppo lontano perché la nuova scoperta arriva dalla Sardegna. Più precisamente dalla Necropoli di Sant’Andrea Priu a Bonorva (fra l’altro da poco iscritto nella lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO). Proprio qui gli archeologi hanno portato alla luce tre nuove “case delle fate” preistoriche, enigmatiche camere funerarie che da generazioni affascinano i ricercatori.

Trovate nuove case delle fate in Sardegna

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Crediti foto: @Gianni Careddu/ CC BY-SA 4.0

“Case delle fate” è il nome locale con cui sono conosciuti questi ipogei. Lo scavo in questione fa parte di un più ampio progetto volto a restaurare e valorizzare il territorio del Meilogu.

Gli archeologi avevano deciso di provare a scavare fra la Tomba XII e la Tomba XIII, quest’ultima nota come “Tomba del Focolare”. Le caratteristiche del terreno di questa zona, situata vicino a una formazione rocciosa caratteristica chiamata “Campanile” o “Toro”, suggerivano che qui sotto ci fossero delle altre camere funerarie ancora inesplorate.

Così gli archeologi sono riusciti a trovare altre tre tombe, chiamate per ora XVIII, XIX e XX. Le tre tombe sono disposte secondo uno schema a ventaglio che ha come focus la Tomba del Focolare. Queste camere di sepolture furono realizzate dalle comunità neolitiche fra il V e il III millennio a.C.

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Crediti foto: @Soprintendenza Sassari e Nuoro

Ciascuna delle tre nuove tombe vanta delle caratteristiche uniche. Per esempio, la Tomba XVIII, presenta un dromos (un corridoio) molto pulito e scavato nella roccia viva. All’interno del sepolcro c’erano tantissimi manufatti, fra cui picconi di pietra, un’ascia di pietra verde, una fusaiola e diversi frammenti di ossidiana.

La stessa struttura interna della tomba rivelava un’attenta pianificazione nella sua costruzione. La camera d’ingresso quadrangolare conteneva un focolare centrale scolpito a rilievo e una cavità centrale. Da qui si procedeva verso la camera funeraria principale rettangolare, mentre sul lato sinistro era presente una terza camera più piccola. Il tutto suggerisce che le domus de janas, altro nome con cui sono note queste tombe, non fossero solamente dei luoghi di sepoltura. In realtà erano spazi rituali complessi che facilitavano il contatto fra i vivi e i morti.

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Crediti foto: @Soprintendenza Sassari e Nuoro

La Tomba XIX, invece, presentava una struttura più compatta. Era anche più piccola, ma presentava comunque un padiglione esterno che immetteva in una camera interna rettangolare. Da qui si apriva una seconda camera circolare, quasi una nicchia. Anche in questa tomba erano presenti parecchi manufatti, come frammenti di ossidiana e ceramiche. E c’era anche un piccolo vaso in miniatura, forse dal significato rituale.

Infine c’à la Tomba XX, quella più complessa e ribattezzata subito la Tomba dei Vasi Romani. Dalla camera d’ingresso si estendevano due rami laterali, per un totale di sette camere interconnesse. In una camera erano presenti fasce decorative dipinte. Inoltre al suo interno erano presenti anche 30 vasi di ceramica ben conservati.