Tra il XIII ed il XIV secolo d.C. compare nella letteratura una nuova e stravagante figura: il Cavaliere Nero. Tale personaggio sembra una contrapposizione alla tipica figura cavalleresca, eroica e improntata al bene, ma in realtà non è così. Come vedremo dalla leggenda che vi racconteremo, anche il Cavaliere Nero sarà latore di bene.
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Le prime apparizioni della figura oggetto dell’articolo di oggi sono nelle leggende arturiane. Qui appare spesso come concorrente o come travestimento di Sir Lancillotto. Ma di sicuro la leggenda più famosa inerente questo stravagante personaggio è quella di Ashor, il Cavaliere Nero per eccellenza.
La leggenda non ha contorni e personaggi precisi, ma è diretta e molto forte nel suo messaggio. Intorno al 1300 c’era un buon re che però, accortosi della malvagità di un suo vicino omologo, si rivolse ad Ashor. Questi venne a corte, nel cuore della notte e superando tutte le guardie, entrando perfino nella stanza del re. Dimostrò già così la sua abilità. Il re, direttamente dal suo letto, impartì l’ordine e Ashor scomparve.
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Verificato che il sovrano incolpato era davvero cattivo, il Cavaliere procedette. Durante la sua incursione inoltre decise di salvare un prete, tenuto prigioniero ingiustamente. I due fuggirono con un cavallo, ma erano troppo pesanti. Ashor allora, eroicamente, decise di scendere, le sue ferite lo stavano uccidendo e così salvo la vita al prete, che pregò per lui.
Mentre agonizzava appoggiato ad un albero, arrivò un demone a reclamare la sua anima. Poco dopo anche un angelo si presentò. Le due entità, sostenendo che Ashor avesse fatto più male che bene, e viceversa, si contendevano la sua anima. Ma arrivò in questo frangente un altro protagonista della vicenda: il Separatio o l’Anonimo.
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Secondo il Separatio, Ashor in vita compì tanto bene quanto male, la sua anima apparteneva a lui, l’imparzialità fatta entità. Così il Cavaliere Nero era libero, non apparteneva più ai canoni umani e poteva viaggiare per il mondo e per gli altri pianeti, con un grande insegnamento da parte del riscossore della sua anima: poteva ancora fare del bene, ma gli altri avrebbero fatto del male, e viceversa. L’equilibrio dell’universo restava sempre immutato, e Ashor non poteva farci nulla.