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Foto del giorno: "Sorridi, fratello"

Foto del giorno: “Sorridi, fratello”

Fotografia di Mahmoud Badrfar, paludi di Al-Hawizeh, confine Iraq-Iran, 1985. Tre soldati iraniani, muniti di maschera antigas, posano vicino un cartello giallo. Quest’ultimo reca la seguente scritta in farsi “Sorridi, fratello“. L’immagine è una delle tante che cercò di raccontare, nelle sue mille sfaccettature, la guerra scoppiata nel 1980 fra Iraq e Iran.

Foto del giorno: "Sorridi, fratello"

Le ostilità in Medio Oriente cominciarono agli esordi del decennio ’80, quando Saddam Hussein lanciò un’offensiva contro l’Iran rivoluzionario, appena uscito dal terremoto politico della Rivoluzione islamica (1979). Il Raʾīs iracheno voleva approfittare del momento di debolezza interna dell’Iran, colpendo soprattutto le regioni di confine abitate da minoranze arabe e, guarda un po’, ricche di petrolio.

Quello che nelle intenzioni di Baghdad doveva essere un conflitto lampo si trasformò in un logorante massacro di otto anni, spesso paragonato per le sue caratteristiche alla Prima guerra mondiale: trincee, assalti di fanteria, artiglieria devastante, uso massiccio di mine e armi chimiche.

Sorridi, fratello soldato in trincea 1985 Iraq

Appunto, armi chimiche, che richiedevano adeguate protezioni, dicasi maschere antigas. I soldati iraniani se le portarono dietro durante l’Operazione Badr del 10-20 marzo 1985 (che, per completezza d’informazione, si tramutò in una pesante disfatta iraniana). L’Iran scelse di scagliare la sua offensiva nelle paludi meridionali di Al-Hawizeh, al confine fra i due paesi in guerra. Quell’area, fatta di acquitrini e canneti, era particolarmente insidiosa. I veicoli corazzati non potevano avanzare facilmente, e gran parte del peso dell’offensiva ricadde sulla fanteria iraniana.

In questo ambiente difficile, l’Iraq fece ricorso su larga scala alle armi chimiche (gas nervini e iprite), nel tentativo di fermare gli assalti umani iraniani. L’uso delle maschere antigas da parte dei soldati che vediamo in foto è la testimonianza diretta di questa terribile realtà. Essi combattevano in condizioni dove l’aria stessa poteva diventare un’arma mortale.

Sorridi, fratello maschere antigas guerra Iraq-Iran

Dietro i soldati si vede un cartello giallo con la scritta in farsi “Sorridi, fratello”. La frase, apparentemente ingenua e ironica, assume un significato paradossale. Ed è per questo che penso che la fotografia si presti a diversi livelli di lettura. Io ci vedo questo: in un contesto di morte e paura, con i giovani costretti a indossare maschere antigas per non cadere avvelenati, quell’invito a sorridere suona come un disperato atto di resistenza psicologica, un tentativo di umanizzare l’orrore. Ma è una prospettiva, una delle tante.