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Foto del giorno: Pruitt-Igoe, "Il giorno in cui l'architettura moderna è morta"

Foto del giorno: Pruitt-Igoe, “Il giorno in cui l’architettura moderna è morta”

Fotografia di anonimo, complesso di Pruitt-Igoe, Saint Louis, Missouri, 1969. Lo scatto è una vista aerea del complesso residenziale ideato dall’architetto Minoru Yamasaki a pochi anni dalla sua definitiva demolizione. Per alcuni sarà “la morte dell’architettura moderna“, per altri semplicemente un progetto urbanistico troppo ambizioso che conobbe un precoce fallimento.

Foto del giorno: Pruitt-Igoe, "Il giorno in cui l'architettura moderna è morta"

Nel secondo dopoguerra l’edilizia popolare divenne ambito principe di molte amministrazioni nelle più svariate parti del mondo. Anche negli States, non coinvolti direttamente in danni urbanistici bellici, l’edilizia era un punto importante delle amministrazioni politiche e, tra 1954 e il 1955 iniziò la costruzione di un progetto dell’architetto Minoru Yamasaki. Questioni razziali e architettoniche si fondavano nei piani di Yamasaki.

Minoru sarà tra i progettisti delle torri del World Trade Center, un architetto di successo di origini chiaramente nipponiche ma di cittadinanza americana. Negli anni ’50 aveva progettato Pruitt-Igoe, un complesso residenziale particolare, da costruire a Saint Louis. Torri alte e tutte uguali disposte ordinatamente in un lembo di terreno quadrato. Sulla carta un quartiere normale, con 33 condomini di undici piani, in netto contrasto col paesaggio circostante.

Pruitt-Igoe foto aerea

Sul Times, nel 1970, si leggeva che la costruzione doveva essere “una nuova idea di grattacielo per i poveri, con pareti di mattoni e vetro che creano un netto contrasto con gli appartamenti e le villette a schiera a pochi isolati di distanza“, questo almeno sulla carta. Nel giro di poco tempo le cose iniziarono ad andare in maniera leggermente diversa dal previsto.

Circa 12.000 persone abitarono il complesso nel giro di pochissimo tempo, tutti neri. Sembrava un esperimento di segregazione razziale, finito male, molto male. La povertà, la mancanza di servizi e la delinquenza cominciarono a farla da padroni nel giro di non troppo tempo e, dopo nemmeno 20 anni, arrivò la prima demolizione di uno dei grattacieli del centro.

Pruitt-Igoe immagine demolizione

Era il 15 luglio del 1972, da poco erano passate le tre del pomeriggio e cadeva il primo “grattacielo per i poveri“. Nel giro di due anni, ai 32 edifici rimanenti toccò la stessa fine. Quelle macerie fecero molto rumore e scatenarono non pochi dibattiti su questioni razziali e di funzionalità dell’edilizia popolare pubblica. Il commento più freddo e laconico arrivò dal teorico e storico dell’architettura Charles Jencks. Questi parlò dell’accaduto come «il giorno in cui l’architettura moderna è morta».