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Foto del giorno: "in fondo al mar" a bordo del Bathysphere

Foto del giorno: “in fondo al mar” a bordo del Bathysphere

Fotografia di Leo Wehrli, Bermuda, Oceano Atlantico, 1934 circa. Un uomo guarda fuori dall’oblò del Bathysphere (batisfera). Questa fotografia è uno straordinario documento storico, oltre che scientifico: ritrae infatti uno dei pionieri dell’esplorazione oceanografica, lo statunitense Charles William Beebe, all’interno di un dispositivo rivoluzionario per il suo tempo, da lui chiamato Bathysphere, dal greco antico “bathús” (profondo) e “sphaîra” (sfera).

Foto del giorno: "in fondo al mar" a bordo del Bathysphere

Lo scatto, di cui non conosciamo la data esatta, anche se molto probabilmente risale al 1934, è latore di moltissime storie, magistralmente intrecciate in una sola, unica, indimenticabile, impresa. Partiamo presentando i protagonisti. Uno lo vediamo in foto, si chiama William Beebe, nato a New York nel 1877, venuto a mancare ad Arima, Trinidad e Tobago, nel 1962. 85 anni in cui Beebe si è dedicato anima e corpo alle più disparate scienze zoologiche, dall’ornitologia all’entomologia, concentrandosi talvolta sulla saggistica scientifica, l’esplorazione e la biologia marina. Il mondo accademico lo ricorda per le spedizioni che condusse per conto della New York Zoological Society e per i record infranti a bordo della sua creatura più nota, il già citato Bathysphere.

Bathysphere Beebe e Barton

Il Bathysphere non era solo suo, ma nasceva anche e soprattutto grazie al vitale contributo di un ingegnere (che si può considerare il vero padre del sommergibile sferico): Otis Barton. Con Beebe condivideva, oltre alla nazionalità e alla città di provenienza, un’innata curiosità, poi tramutata in interesse accademico, per le profondità marine. Ciò lo portò nella vita ad essere un sommozzatore professionista, un inventore e un attore hollywoodiano (recitò nella pellicola Titani degli abissi del 1938, anche qui, il fattore oceanico ritorna).

Bathysphere William Beebe 1934

Ora tocca alla vera regina della storia, la batisfera. Progettato tra il 1928 e il 1929 per condurre gli esseri umani “in fondo al mar” per dichiarati intenti scientifici, il Bathysphere vantava una spessa struttura in acciaio. Dalla forma sferica così da resistere all’altissima pressione. Solo due lastre trasparenti in quarzo fuso permettevano di guardare all’esterno. Del diametro di 1,45 metri, il dispositivo sommergibile pesava poco più di due tonnellate. Era dotata di diversi strumenti utili, tra cui telecamere, termometri, profondimetri e un telefono che consentiva la comunicazione con la superficie. Come si respirava al suo interno? Semplice, grazie a bombole ad alta pressione e – immancabili – vaschette di calce sodata e cloruro di calcio. Quest’ultime montate sulle pareti della batisfera per assorbire l’anidride carbonica espirata, assieme all’umidità.

Bathysphere struttura e composizione

Fino ai primi anni ’30, il record d’immersione per un essere umano era di 160 metri sotto la superficie del mare. Il duo Beebe-Barton non voleva solo scendere ulteriormente, intendeva farlo per osservare e documentare la fauna selvaggia delle profondità oceaniche. L’11 giugno 1930 crollò il record: la batisfera scese a circa 400 metri, al largo delle Bermuda. Quattro anni più tardi (quando presumibilmente si scattò la fotografia di cui sopra), nel 1934, si toccarono invece i 900 metri di profondità.

Bathysphere sollevato dal cavo metallico

Attraverso queste immersioni, il Bathysphere dimostrò senz’altro le sue qualità, ma non mancò di rivelare dei punti deboli a dir poco preoccupanti. Era complesso da utilizzare e un minimo errore avrebbe comportato fatalità impronosticabili. Ad esempio, la rottura del cavo d’acciaio per l’immersione avrebbe significato morte certa per gli osservatori all’interno del sommergibile. Non che fosse fuori discussione una tale evenienza: le onde in superficie e il movimento irregolare dell’imbarcazione-gru sollecitava pericolosamente il cavo. Dopo il 1934 Beebe si fermò con le ricerche marine, pensando di aver visto abbastanza (e temendo il peggio per delle future ed eventuali esplorazioni).

Con lo scoppio della guerra, la Marina degli Stati Uniti reclamò la batisfera per motivi bellici (la utilizzavano per testare gli effetti delle esplosioni sottomarine). Dopo l’impiego sperimentale, tornò a New York, esposta nell’Aquarium di Coney Island. Ancora oggi potete ammirarla in questo luogo.