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cabaret inferno

Foto del giorno: chi ha paura del Cabaret dell’Inferno di Parigi?

Fotografia di anonimo, Parigi, Francia, 1923. Nella fotografia potete vedere uno dei locali più inquietanti che la città di Parigi abbia mai saputo produrre. Negli anni Venti (ma anche prima), infatti, vicino a Montmartre, era possibile imbattersi nel Cabaret dell’Inferno o Cabaret de L’Enfer, alla francese. Che è quello che potete immaginare: un classico cabaret parigino declinato in salsa horror e infernale.

L’inquietante Cabaret dell’Inferno di Parigi

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Crediti foto: @Public domain, Wikimedia Commons

Il Cabaret dell’Inferno nacque nel 1892 nella zona di Montmartre. Era un locale unico nel suo genere. Già all’ingresso si poteva capire di cosa si trattasse: le fauci spalancate di un Leviatano, simbolo di dannazione, vi attendevano pronte per fagocitarvi al suo interno.

Il Cabaret dell’Inferno era la controparte dannata dell’angelico Cabaret del Cielo (Cabaret du Ciel), locale che condivideva il medesimo indirizzo su Boulevard de Clichy. L’ideatore di questi due singolari locali fu Antonin Alexander.

Praticamente il Cabaret dell’Inferno era l’antenato dei moderni ristoranti a tema. La sua principale attrazione era l’atmosfera dantesca che vi si respirava, con la facciata intimidatoria dove si vedevano corpi nudi femminili divorati dalle fiamme infernali.

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Crediti foto: @Public domain, Wikimedia Commons

Nel 1895 Antonin decise di trasferire il locale dal numero 34 di Boulevard de Clichy al numero 53. E qui vi rimase per più di mezzo secolo. Nel frattempo, poi, l’illusionista Dorville acquistò la sede originale, allestendovi un altro cabaret macabro, il Cabaret del Vuoto (Cabaret du Neant). Quest’ultimo proponeva visioni dall’oltretomba più sinistre, mentre il Cabaret del Cielo vantava illusioni mistiche e il Cabaret dell’Inferno si concentrava su trucchi di magia.

A conti fatti, al di là della scenografia infernale, sia il Cabaret del Cielo che quello dell’Inferno usavano classici trucchi da illusionista basati su giochi di specchi e luce. Il tutto, però, accompagnato da una musica d’organo maggiormente d’atmosfera.

A gestire la sala c’era proprio Antonin. L’ex professore di Letteratura, si dilettava a declamare i suoi monologhi in costume, talvolta pronunciati nelle vesti di San Pietro, talvolta in quelli di Mefistofele. Inutile dire che il buttafuori del Cabaret dell’Inferno era vestito da Diavolo ed era solito accogliere i clienti dicendo loro “Entrate e siate dannati!”.

All’interno i clienti erano serviti da camerieri vestiti da diavolo. E anche gli ordini erano a tema. Secondo quanto riferito nel 1899 da un cliente, quello che in un altro bar era un classico ordine di “tre caffè neri con cognac” ecco che nel Cabaret dell’Inferno diventava “tre bicchieri ribollenti di peccati fusi con un pizzico di intensificatore di zolfo”.

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Crediti foto: @Harry C. Ellis (1857-1928), Public domain, via Wikimedia Commons

Ogni tanto, sul palco, erano organizzati spettacoli con ballerini, cantanti e artisti vestiti tutti con costumi che richiamavano le tematiche della dannazione e della tentazione. Gli spettacoli andavano dal sensuale al grottesco, toccando a volte registri al limite dell’accettabile (socialmente parlando).

Se andate a Parigi, però, non cercate il Cabaret dell’Inferno. A seguito della Liberazione di Parigi, infatti, il supermercato Monoprix che sorgeva vicino al locale sin dal 1934, acquistò entrambi i caffè. Poi li svuotò, li ampliò, eliminò le due facciate e costruì un ingresso indipendente. Anzi: l’ingresso del Monoprix si trova proprio dove un tempo si trovava il locale. E dal 1950 del Cabaret dell’Inferno non rimase che traccia nelle foto dell’epoca.