Per tutti gli anni ’30 del Novecento, il nome di Jasper Maskelyne circolò parecchio oltremanica. Godeva della fama di ottimo, anzi, eccezionale illusionista, nonché sublime prestigiatore. Recitò nel film La Grande Illusion, capolavoro datato 1937 nato dalla fantasia di Jean Renoir – secondogenito dell’impressionista Pierre-Auguste – e si dilettò nel pubblicare un libro in cui spiegava per filo e per segno alcuni dei suoi giochi di prestigio più celebri (cosa inaudita per un “mago” dell’epoca). Piccole chicche biografiche che meglio ci fanno comprendere il senso del coinvolgimento di Maskelyne nel secondo conflitto mondiale. Se tra le fila dell’esercito hai un illusionista, fra i più abili al mondo, che fai, non lo sfrutti a dovere? Per gli inglesi questa fu una domanda retorica.

Jasper Maskelyne era nato a Londra nel 1902. Figlio di papà Nevil – esatto, proprio quel Nevil Maskelyne che fece di tutto per mettere il bastone fra le ruote a Guglielmo Marconi – e di mamma Ada. Oltre che abbracciare l’illusionismo come eredità di famiglia, Jasper si specializzò altresì nell’ottica, meccanica, elettronica, nonché nell’arte pittorica e falsaria. Elementi che non sto citando così, a caso, poiché gli torneranno estremamente utili durante la Seconda guerra mondiale.
A proposito, poche settimane dopo l’invasione tedesca della Polonia, il famoso Maskelyne, all’apice della sua carriera, si arruolò. Entrò nel Corpo dei Royal Engineers, ma parallelamente offrì le sue abilità ai servizi segreti, oltre che al Genio militare. Si dice – ma le fonti bisticciano un po’ su questo punto in particolare – che fece parecchio colpo su Frederick Alexander Lindemann, fisico britannico e influente amico del primo ministro Winston Churchill.

Giovando di questo “supporto”, Maskelyne capeggiò un gruppo di lavoro formato da pittori, falegnami, ceramisti. Insomma artigiani specializzati pressoché in ogni campo, così da avere mano libera per le sue operazioni di camuffamento bellico. Questo gruppo è passato alla storia come “Banda dei Miracoli“.
Come ho detto, gli studi sul suo conto non è che convergano più di tanto. Una buona parte di essi, è favorevole al suo reale e straordinario coinvolgimento nelle operazioni belliche di Londra. Un’altra buona fetta di ricerche, al contrario, sostiene che il suo contributo al successo di alcune manovre tattico-logistiche sia da ridimensionare.

Detto ciò, riprenderei il filo della narrazione dal 1941. Salpò dall’Inghilterra, direzione Egitto. Al Cairo entrò nella Camouflage Unit (abbreviazione del più pomposo Direzione del Comando per il Camuffamento del Medio Oriente). Prestò anche servizio per l’MI9, la sezione dell’intelligence che si occupava essenzialmente di offrire assistenza ai soldati inglesi catturati dal nemico. Per l’MI9, Maskelyne inventò dei gadget sensazionali, da spia diremmo oggi: mazze da cricket contenenti strumenti utili; lame all’interno di pettini; mini-mappe su vari oggetti, come ad esempio le carte da gioco.
Probabilmente il successo più grande (sempre che gli sia attribuibile, poiché anche qui ci sono enormi interrogativi) è quello per il quale fece “sparire” il porto della città di Alessandria. Il mago della guerra e la sua banda ricrearono un porto fantasma, interamente costruito in legno, metallo, paglia e fango, a 16 km di distanza da quello reale. Con un gioco di leve, luci e specchi, ingannò i bombardieri italo-tedeschi che avevano per obiettivo la distruzione del porto strategico per il controllo del Mediterraneo orientale. In questo specifico caso, le fonti non divergono sulla realtà della contro-operazione britannica, bensì sulla sua efficacia.

Altra storia che si può leggere in giro ma che tratterei con i guanti, riguarda la finta divisione corazzata creata dalla Banda dei Miracoli e utilizzata contro il generale naz.sta Erwin Rommel durante la battaglia di El Alamein. Secondo le fonti favorevoli, Maskelyne mise in piedi una divisione di carri armati M4 Sherman gonfiabili, manichini e strumenti bellici di contorno. Un diversivo per distrarre la Volpe del Deserto, così da permettere agli Alleati in carne ed ossa di attaccare il fianco dei tedeschi e proteggere il Canale di Suez.
Chi crede davvero che ciò sia avvenuto, cita in causa una presunta lista nera della Gestapo in cui apparirebbe il nome di Jasper Maskelyne. Come a voler dire “tanto innocuo questo qui non era per essere un target della polizia segreta del Reich”.

Maskelyne passò gli ultimi mesi di guerra ad intrattenere i soldati con spettacoli di prestigio. Peter Forbes, scrittore e divulgatore scientifico impegnato nello studio delle relazioni fra arte e scienza, scrive una cosa molto puntuale sull’illusionista inglese. Nelle sue parole, Jasper Maskelyne fu:
“o assolutamente centrale (se si crede al suo racconto e a quello del suo biografo) o molto marginale (se si crede ai documenti ufficiali e alle ricerche più recenti)”.
Nel secondo dopoguerra, il mago si trasferì in Kenya, dove visse prevalentemente di teatro. Come membro di spicco della comunità di espatriati britannici, negli anni ’50 prestò servizio per contenere i moti indipendentisti kenyoti. Dopo aver percorso in lungo e in largo i possedimenti di Sua Maestà in Africa meridionale e orientale, si stabilì a Nairobi. Aprì una scuola guida, con la quale campò fino al 1973, anno della sua morte.




