Lui si chiama Edward Jenner ed è il medico inglese a cui è attribuita l’invenzione del vaccino. Di fatto fu Jenner a ideare l’immunizzazione, creando il vaccino contro il vaiolo. Ma fu anche un naturalista dai poliedrici interessi, visto che si dilettò nello studio delle mongolfiere, il tartaro emetico e i cuculi. Perché no, d’altronde. Fra l’altro, proprio l’attento studio di questi pennuti gli valse la nomina a membro della Royal Society.
Come fece Edward Jenner a inventare i vaccini?

Nato a Berkeley il 17 maggio 1749, sempre a Berkeley morì il 26 gennaio 1823. Dopo un’istruzione di base di stampo classico (inevitabile visto che il padre era il vicario della città e la madre la figlia del precedente vicario), ecco che, dopo la morte prematura dei genitori e gli studi presso la scuola di grammatica, decise di studiare medicina. Rifiutato da Oxford a causa delle sue condizioni di salute (anni prima era stato colpito dal vaiolo durante un’epidemia, anche se era riuscito a sopravvivere), imparò tutto quello che necessitava da Mr. Ludlow, un chirurgo di Chipping Sodbury.
Successivamente andò a Londra per studiare con John Hunter, ex chirurgo dell’esercito e fratello minore del dottor William Hunter, il titolare di una delle migliori scuole di anatomia del mondo. Pagando una retta, Jenner non solo divenne il primo allievo di Hunter, ma ebbe anche la possibilità di studiare con William.
Successivamente superò con acume tutti i corsi previsti, ricevendo così la laurea in medicina. Decise di tornare a Berkeley per iniziare la sua nuova carriera di medico. La carriera di Jenner decollò immediatamente, anche se nel corso del tempo si allontanò, suo malgrado, sempre di più dal mentore John Hunter. Questo perché aveva riconosciuto nell’amico i sintomi dell’angina pectoris e sapendo quanto fosse grave la situazione, decise di allontanarsi da lui a causa del dolore che questa consapevolezza comportava.

La sua carriera di medico procedevano parallelamente agli studi in merito alle mongolfiere, al letargo degli istrici, ai delfini, al tartaro emetico e ai cuculi. Trovò anche il tempo di sposarsi con Catherine Kingscote. Nel 1789 nacque il figlio primogenito, a cui Hunter fece da padrino. E nello stesso anno Jenner divenne membro della Royal Society per il suo trattato sui cuculi. Quattro anni dopo Hunter morì di angina pectoris e nello stesso anno nacque la secondogenita di Jenner, che però l’anno dopo si ammalò di febbre tifoide. Nel 1797 arrivò il terzogenito, solo un mese dopo la morte di Stephen, il fratello di Jenner.
Arriviamo così alla questione del vaccino. Fra la fine del Settecento e l’inizio dell’Ottocento in Europa imperversava una terribile epidemia di vaiolo. Fra chi si ammalava, una persona su sei moriva. Un vero e proprio flagello. Non esistendo una cura efficace, fino ad allora quello che si faceva era procedere alla cosiddetta “vaiolizzazione” o “variolizzazione”. In pratica si inoculavano nei soggetti da immunizzare materiale proveniente da lesioni o croste di malati. Solo che il metodo era alquanto pericoloso e non sempre efficace.
Nel frattempo, però, qualcuno aveva notato un dettaglio strano: gli allevatori di cavalli e bovini non si ammalavano di vaiolo. Anche Jenner fu incuriosito dalla cosa e iniziò a studiare la questione. Per esempio, aveva visto che i mungitori di vacche da latte presentavano una forma di vaiolo diverso da quello che colpiva l’uomo. Inoltre fra questi mungitori, chi era infettato dal vaiolo bovino non presentava sintomi della malattia, quasi come se fosse stato già contagiato.
Continuando a studiare la malattia, Jenner distinse tre forme di vaiolo:
- umano, quello più comune e che, ovviamente, colpiva gli esseri umani;
- bovino, colpiva le mucche da latte e contagiava i mungitori;
- equino, da questo sembrava discendere le altre due forme;
Così Jenner ebbe un’idea: magari come immunizzazione potevano usare l’iniezione del vaiolo bovino al posto di quella del vaiolo umano. Tuttavia Jenner doveva testare il nuovo vaccino ideato. Decise, d’accordo con la moglie, di sperimentarlo sul figlio che da lì a poco doveva nascere. Ehm, all’epoca si usava così. Tuttavia, dopo che il piccolo nacque, non ci furono per mesi casi di vaccino bovino.
Jenner pensò allora di scoprire se il contagio del vaiolo bovino potesse avvenire anche da uomo a uomo e non solo da animale a uomo. Così procedette con un nuovo esperimento. Prese dalla pustola della mano di una donna infetta col vaiolo bovino del materiale che inoculò nel braccio del figlio del suo giardiniere. Poi infettò il bambino con il virus del vaiolo umano che, grazie all’immunità ottenuta con l’infezione precedente da virus bovino, non causò alcun sintomo.
Seguirono altri esperimenti similari e tutti diedero esito positivo, tanto che decise di inviare una relazione alla Royal Society. La quale però giudicò troppo rivoluzionaria questa idea.

Ma Jenner non si diede per vinto e continuò a pubblicare relazioni e dati nella quale sottolineava come immunizzare una persona col vaiolo bovino contribuisse a garantirle una miglior protezione contro il vaiolo umano. E ribadì che le persone vaccinate in tal modo o non presentavano sintomi del tutto o al massimo manifestavano sintomi blandi dopo qualche giorno, senza alcuna conseguenza.
Dopo la pubblicazione dei suoi dati ecco che iniziarono le vaccinazioni di vaiolo bovino. E in soli dieci anni ecco che i casi di vaiolo diminuirono da 18.596 a 182. Tuttavia all’epoca non si parlava di vaccinazione, bensì di inoculazione jenneriana. Per il termine di “vaccinazione” dobbiamo attendere Dunning, un chirurgo di Plymouth che per primo coniò tale termine.
In quegli anni, poi, Napoleone decise di rendere obbligatorio il vaccino per il suo esercito. A Berlino, nel 1800, nacque il Royal Vaccine Institution, mentre nel 1820 il vaccino era arrivato in tutto il mondo. Per la sua scoperta Jenner ottenne riconoscimenti anche da re Giorgio III e dalla regina Carlotta. Sì, proprio quel Giorgio III e quella Carlotta visti in Bridgerton.
Gli anni successivi, però, non furono rose e fiori. Prima la moglie si ammalò di tubercolosi, cosa che lo costrinse a trasferirsi da Londra alla campagna. Poi il figlio primogenito morì durante un inverno molto freddo. A seguire ci fu il decesso della sorella maggiore di Jenner, della sorella minore e della moglie, morta a causa di una bronchite. Il 25 gennaio 1823 Jenner fu colto poi da un attacco apoplettico, cadendo dal letto. Il medico spirò il giorno successivo a causa dell’ictus.