Avete presente Fuffy di Harry Potter? Ebbene: il cane a tre teste di Hagrid a guardia della Pietra Filosofale potrebbe essere un degno discendente di Cerbero, il cane a tre teste della mitologia greca a guardia degli Inferi. Cerbero era il cucciolone di Ade, il dio degli Inferi: suo il compito di impedire non tanto che qualcuno entrasse, quanto che le anime dei defunti scappassero nelle terre dei vivi. Ma chi era davvero Cerbero? Quali erano le sue origini? E perché finì proprio a fare la guardia agli Inferi?
Cerbero, un cucciolone a tre teste

È assai probabile che la figura di Cerbero sia antecedente al mondo greco. Effettivamente ci sono assonanze fra il suo nome e quello di Garmr, uno dei cani da guardia di Hel, la dea dei morti, figlia di Loki e regina degli Inferi norreni.
Tornando nella mitologia greca, i primi riferimenti a Cerbero li troviamo nell’Iliade e nell’Odissea di Omero. L’autore lo definisce il “cane di Ade”. Il che è un po’ riduttivo, a dirla tutta. Più dettagliata la descrizione di cerbero fornita dalla Teogonia di Esiodo.
In effetti, quando pensiamo a Cerbero, è all’immagine fornita da Esiodo che ci riferiamo. Secondo Esiodo, Cerbero era figlio di Echidna, la madre dei mostri e di Tifone, un mostro con parecchi arti e teste nato per sfidare Zeus. Il che vuol dire che il cane a tre teste era anche il fratello dell’Idra di Lerna, di Ortro (altro cane da guardia, ma questa volta solo a due teste), dell’Aquila che tormentava Prometeo e della Chimera.
La descrizione più comune di Cerbero è quella di un grosso cane a tre teste, con mantello più scuro della notte. Tuttavia gli autori non sono concordi sul suo aspetto. Per Esiodo Cerbero aveva cinquanta teste, mentre Pindaro volle esagerare e gliene attribuì cento.
Le descrizioni successive si limitano a un massimo di tre teste, mentre Orazio parla di una sola testa, ma con tre lingue e cento teste di serpente. Queste caratteristiche serpentine derivavano proprio dai serpentini genitori, Echidna e Tifone.
Pseudo-Apollodoto ci parla di nuovo di tre teste, ma anche di una criniera di teste di serpente che correva lungo la schiena. Giovanni Tzetzes, peta bizantino, decise che Cerbero aveva tre teste e quarantasette teste di serpente. Per Euripide e Virgilio, invece, aveva tre teste e tre corpi.
Nel corso del tempo, poi, il cane a tre teste si vide attribuire svariate skill, fra cui artigli leonini, occhi che brillavano come fuoco, la saliva velenosa d’ordinanza, un udito sovrannaturale e un serpente al posto della coda.
Fondamentalmente Cerbero aveva un compito ben preciso. Doveva fare la guardia alle porte degli Inferi. Fu proprio Ade ad affidargli questa mansione. Inoltre doveva anche pattugliare le rive del fiume Acheronte, che fungeva da ingresso agli Inferi: le anime dovevano attraversarlo grazie al traghettatore Caronte, previo pagamento.
Solitamente i cani da guardia hanno la specifica funzione di evitare l’ingresso di intrusi. Cerbero, però, si differenziava da loro: più che altro aveva il compito di impedire alle anime dei morti di fuggire dagli Inferi. Il cane a tre teste adorava i defunti: quando entravano nel regno dei morti, scodinzolava loro. Ma quanto cercavano di fuggire, le inseguiva e le divorava.
L’altro compito di Cerbero era anche quello di impedire ai vivi di accedere agli Inferi. Anche se qualcuno di essi ci riuscì. Diversi eroi greci, infatti, intrapresero la discesa negli Inferi. Il cane a tre teste era proprio il primo ostacolo che i vivi incontrano in questa perigliosa impresa. E ciascuno di essi adottò un modo diverso per bypassare Cerbero.

Orfeo e Cerbero – Fra i viventi che riuscirono ad accedere agli Inferi, ricordiamo Orfeo. Fu fra i primi ad avventurarsi negli Inferi. Ricordiamo qui brevemente che Orfeo si recò negli Inferi per cercare di riportare con sé nel mondo dei vivi la sua amata Euridice, morta a causa del morso di un serpente. Orfeo era un leggendario musicista, forse figlio di Apollo e di una delle Muse.
Il suo canto era in grado di ammaliare chiunque, ivi incluso Cerbero. Orfeo suonò per lui e Cerbero rimase incantato ad ascoltarlo, con le tre teste a bocca aperta per la meraviglia. Anzi: Cerbero non riuscì a muovere una zampa e neanche ad abbaiare per dare l’allerta finché Orfeo cantava e suonava. Un consiglio: se dovete oltrepassare un cane da guardia, non imitate Orfeo. A meno che non siate lui in persona, il cane da guardia in questione vi farà a brandelli.

Ercole e Cerbero – Anche Ercole riuscì ad avere la meglio su Cerbero. Ma non certo con la musica: nonostante tutte le sue innumerevoli abilità e qualità, nel canto e nella musica Ercole era un disastro. In realtà Ercole non doveva superare Cerbero: l’ultima delle sue Fatiche prevedeva che catturasse Cerbero e lo portasse a re Euristeo.
Ercole non era uno sciocco: certo, amava menare le mani e nella lotta era imbattibile. Ma quando l’occasione lo richiedeva, metteva in modo abilmente le sue cellule grigie. Decise così di provare a convincere Ade, ingraziandosi il favore di Persefone, la moglie di Ade e regina degli Inferi. Infatti Persefone era una delle poche persone a cui Ade dava retta.
Ercole riuscì nel suo intento: Persefone convinse Ade ad assecondare Ercole. Tuttavia Ade pose delle condizioni: Ercole doveva acchiappare Cerbero senza usare armi e doveva poi riportarlo a casa una volta completata la missione. Sotto l’occhio vigile di Ermes, che in quell’occasione fungeva da controllore per conto di Ade, ecco che Ercole iniziò la sua battaglia con Cerbero.
Alla fine il cane dovette cedere alla presa poderosa dell’eroe, il quale poté così portare il cane infernale a tre teste a Euristeo. Avvolto in catene, Cerbero fu portato per la prima volta in vita sua alla luce del sole. I suoi raggi gli diedero così tanto fastidio che iniziò a vomitare una bile velenosa. E dove questa bile cadeva, germogliò una nuova pianta tossica, l’aconito.
Ercole portò Cerbero in tour per tutta la Grecia. Il cane poté così vedere cose e colori mai visti prima. Infine arrivò da Euristeo, il quale fu terrorizzato da Cerbero, nascondendosi come al solito nell’enorme giara di pietra collocata fuori da Tirinto. Ercole aveva così completato le sue Fatiche e mantenne la promessa fatta ad Ade: riportò Cerbero negli Inferi.
Enea e Cerbero – Durante le sue peregrinazioni dopo la fuga da Troia, Enea ricevette una visione di Anchise, il padre defunto. Costui ordinava al figlio di scendere negli Inferi per consultare gli spiriti che gli avrebbero detto qualcosa sul suo destino. Enea è così guidato negli Inferi dalla Sibilla Cumana, la sacerdotessa e oracolo di Apollo.
Ovviamente nella discesa negli Inferi Enea incontrò Cerbero, era inevitabile. Ma la Sibilla riuscì a sottometterlo dandogli da mangiare delle focacce di miele e grano imbevute di sedativi. Cerbero, cane sempre affamato, divorò il dolcetto, addormentandosi poco dopo. Enea riuscì così a oltrepassarlo senza problemi.




