Storia Che Passione
Accadde oggi: 6 luglio

Accadde oggi: 6 luglio

Almanacco del 6 luglio, anno 1415: nella città di Costanza, arde sul rogo il corpo di Jan Hus, teologo e influentissimo riformatore boemo. La morte del predicatore a poche centinaia di metri dalla Cattedrale di Costanza anticipò di oltre un secolo i grandi rivolgimenti religiosi del XVI secolo. Inoltre segnò profondamente la storia spirituale e nazionale della Boemia. La vicenda di Jan Hus è strettamente legata al desiderio di una Chiesa più povera, giusta e aderente al Vangelo, ma anche a profonde tensioni politiche e identitarie tra popolo boemo e impero, tra riformismo teologico e autorità papale. Il 6 luglio del 1415 si concluse una vita, ma il cessare della stessa scaturì una delle stagioni storiche più rilevanti dell’Europa bassomedievale.

Accadde oggi: 6 luglio

Sarebbe scorretto non fornire un quadro generale sulla vita e le opere di Jan Hus, senza il quale cenno non si potrebbe comprendere la portata degli eventi che si consumarono in quel dì estivo del 1415. Jan Hus nacque intorno al 1370 nel villaggio di Husinec, nel sud della Boemia, da una famiglia contadina.

Studiò all’Università Carolina di Praga, dove conseguì il titolo di magister e iniziò a insegnare. Fu ordinato sacerdote e divenne predicatore nella cappella di Betlemme, un centro nevralgico per la diffusione di idee riformiste. Lì, Hus cominciò a distinguersi per l’intensità morale delle sue prediche e per la critica, sempre più netta, nei confronti degli abusi e delle corruzioni del clero.

Fin da giovane, Hus fu profondamente influenzato dalle opere del teologo inglese John Wycliffe, in particolare per l’idea che la Chiesa dovesse essere spirituale, povera e fondata sulla scrittura, non sul potere temporale o sulla ricchezza. Nonostante la condanna ufficiale delle dottrine di Wycliffe, Hus ne fece largo uso nei suoi corsi e sermoni.

6 luglio Jan Hus

Se aspre furono le critiche rivolte all’ecclesia romana, altrettanto acerbe poterono dirsi le attenzioni che progressivamente la Santa Sede incanalò nei confronti di Jan Hus. I bersagli prediletti delle staffilate hussite erano la simonia, il nepotismo, l’arricchimento spropositato del clero cattolico, l’odiosa (anche nel XV secolo!) vendita delle indulgenze. Il predicatore della scuola praghese andò oltre, poiché montò una strutturata critica anche contro l’essenza stessa della Chiesa di Roma. Si legge in ogni libro di storia infatti come il biasimo di Jan Hus non fosse solo di carattere morale, altresì ecclesiologico (relativo allo studio della Chiesa).

6 luglio Jan Hus di fronte padri conciliari

In tal senso ci tengo a ricordare tre punti cardinali del rimprovero hussita:

  • La vera Chiesa non è il corpo clericale ma la comunità dei giusti, cioè dei veri fedeli.
  • Il papa non è infallibile – MAI – e la sua autorità non deriva dal rango ma dalla fedeltà al Vangelo.
  • Le Sacre Scritture sono la fonte suprema dell’autorità cristiana, al di sopra di pontefici e concili.

Posizioni fortissime e polarizzanti per l’epoca, che da una parte gli diedero grande risalto fra coloro che malvedevano l’ingerenza di Roma, ma che dall’altra forniva il pretesto agli avversari per limitarne la facoltà di parola. Non è un caso se nel corso dei primi anni del Quattrocento sulla testa di Jan Hus piovvero diverse accuse di scomunica. Molteplici accuse che si tradussero in un singolo, ma pesantissimo, anatema, nel 1412.

Allora la beneamata Chiesa, in profonda crisi di legittimità dato l’impeto dello scisma occidentale e la coesistenza di tre pontefici, volle dare una possibilità a Jan Hus per redimersi. Convocarono il riformatore al cospetto dei padri conciliari a Costanza. Giunse nella città nei primi di novembre del 1414, forte della promessa imperiale sull’incolumità. Il salvacondotto garantito da Sigismondo di Lussemburgo, all’epoca dei fatti Re dei Romani e non ancora imperatore, esisteva solo a parole. Le autorità a Costanza chiesero con insistenza la presentazione del documento. Al rifiuto di Jan Hus, che tuttavia giurava di avere dalla sua parte la parola del re ungherese Sigismondo, reagirono con l’arresto.

6 luglio Jan Hus in carcere

Sotto interrogatorio dovette replicare alle mille accuse che lo dipinsero come eretico e apostata. Rifiutò di ritrattare le proprie convinzioni, sostenendo di voler essere corretto solo attraverso le Scritture.

Il 6 luglio 1415, il concilio decretò che Hus era un eretico ostinato. Gli furono tolti gli abiti sacerdotali, fu consegnato al braccio secolare e condannato al rogo. Secondo i testimoni, al momento dell’esecuzione, Hus proclamò: «Potete bruciare un’oca [gioco di parole sul suo nome, “hus” significa “oca” in boemo], ma tra cent’anni verrà un cigno che non sarete in grado di ardere». Una frase che la leggenda collegherà a Martin Lutero, che un secolo dopo darà inizio alla Riforma protestante.

6 luglio monumento a Jan Hus, Praga

Dopo la sua morte, la Boemia si sollevò. La sua figura divenne il simbolo di una resistenza religiosa, oltre che identitaria. I suoi seguaci, detti Hussiti, organizzarono un movimento riformatorio armato, dando origine alle guerre o, se preferite, crociate hussite (1419–1436), che sconvolsero l’Europa centrale per quasi due decenni.