Almanacco del 27 agosto, anno 1859: nella città statunitense di Titusville, in Pennsylvania, il “colonnello” Edwin Laurentine Drake riesce a perforare con successo il primo pozzo petrolifero della storia, americana e mondiale. In un certo senso si può affermare che l’evento del 27 agosto 1859 diede simbolicamente – e materialmente – inizio all’epoca dell’industria petrolifera moderna.

Fino a quel momento, il petrolio (che qualcuno gradiva chiamare “olio di roccia”) era conosciuto soltanto in forma superficiale. Una sostanza che affiorava dal terreno in pozze maleodoranti. Le popolazioni locali lo avevano usato sporadicamente come unguento medicinale o come rimedio empirico, ma non se ne intravedeva alcuna reale potenzialità economica. Eppure, nel decennio ’50 del XIX secolo, il contesto era favorevole a una rivoluzione: l’illuminazione domestica e urbana dipendeva in gran parte dall’olio di balena, ormai raro e costoso a causa della caccia intensiva; altri combustibili, come l’olio di colza o il carbone, erano disponibili ma poco efficienti.
Fu qui che entrò in gioco George Bissell, un avvocato newyorkese con una mente da visionario, affiancato dal socio Jonathan Greenleaf Eveleth. Osservando le proprietà infiammabili dell’olio di roccia della Pennsylvania, concepirono un’idea a dir poco audace, dobbiamo concederglielo. Se opportunamente trattato, il petrolio avrebbe potuto diventare un combustibile alternativo, più economico e più fruttuoso. Per sostenere la loro intuizione si rivolsero a uno dei più stimati chimici del tempo, Benjamin Silliman Jr., professore di Yale, che nel 1855 condusse una serie di esperimenti cruciali.

Il rapporto Silliman dimostrò scientificamente che, tramite distillazione frazionata, il petrolio poteva essere trasformato in un olio per lampade di qualità superiore, capace di bruciare con maggiore intensità e di produrre minor fumo rispetto alle alternative sul mercato. Non solo, Silliman intuì anche che il petrolio avrebbe avuto un ruolo fondamentale come lubrificante nell’imminente era delle macchine industriali. Quelle pagine, destinate a restare nella storia, convinsero Bissell ed Eveleth a fondare la Pennsylvania Rock Oil Company, ribattezzata poco dopo Seneca Oil Company.
La sfida, però, restava una. Bella la teoria, bella l’intuizione, ma in pratica come si poteva estrarre il petrolio in quantità utili? Fin lì, si raccoglieva in superficie o scavando pozzi rudimentali, ma Bissell ebbe l’idea di adottare le tecniche dei pozzi salini. A questo punto entrò in scena Edwin Drake, un ex ferroviere non particolarmente noto ma incaricato dalla compagnia di condurre l’impresa di perforazione. Drake, soprannominato “colonnello” più per prestigio che per un reale grado militare, si ritrovò a fronteggiare delle difficoltà non indifferenti. Anzitutto la cosa più importante, mancavano le finanze. Poi la tecnologia era quello che era; la popolazione di Titusville finì per deriderlo.

Eppure, la tenacia ebbe la meglio. Dopo settimane di tentativi falliti, il 27 agosto 1859 la trivella raggiunse circa 21 metri di profondità e da lì sgorgò il petrolio. Non erano quantità impressionanti per gli standard moderni – sappiamo che il pozzo produceva in media circa 15-20 barili al giorno – ma bastò a dimostrare la validità dell’intuizione. In poche settimane, il tranquillo paesaggio rurale di Titusville si trasformò in un caotico distretto petrolifero. Torri di perforazione, speculatori, lavoratori in cerca di fortuna, tutti attratti da quella nuova fonte di ricchezza. Nacque così il primo boom petrolifero della storia.

L’impatto fu immenso e rapidissimo. L’olio di balena venne progressivamente sostituito dal petrolio come combustibile per l’illuminazione, rivoluzionando la vita quotidiana delle famiglie e abbattendo i costi. In pochi anni, il petrolio divenne una risorsa strategica, destinata a plasmare l’economia mondiale, l’industria e perfino la geopolitica del secolo successivo.