Storia Che Passione
Accadde oggi: 25 ottobre

Accadde oggi: 25 ottobre

Almanacco del 25 ottobre, anno 1983: scatta l’Operazione Urgent Fury e gli Stati Uniti d’America invadono l’isola di Grenada. Fu la muscolare amministrazione Reagan a lanciare la missione, ufficialmente per paura che gli ultimi avvenimenti politici sull’isola caraibica potessero sfociare in una collaborazione con i governi di Mosca e L’Avana; ergo, si temeva che Grenada potesse divenire una base logistica al servizio dell’Unione Sovietica e di Cuba. Gli storici tendono tuttavia a indicare la frustrazione geopolitica americana post Vietnam come responsabile degli eventi del 25 ottobre 1983.

Accadde oggi: 25 ottobre

Grenada, ex colonia britannica divenuta indipendente nel 1974, era una delle tante pedine nel grande scacchiere della Guerra Fredda. Dopo l’indipendenza, il potere ricadde nelle mani di Eric Gairy, un leader autoritario che governava con la repressione e con l’appoggio indiretto di Londra e diretto della sua famigerata milizia, la Mongoose Gang. Il malcontento popolare, tuttavia, sfociò presto in un colpo di Stato. Nel marzo del 1979, un gruppo di giovani rivoluzionari guidati da Maurice Bishop prese il potere e instaurò il People’s Revolutionary Government.

Bishop, marxista ma pragmatico, sognava una Grenada indipendente e moderna, ispirata al modello cubano. Nazionalizzò industrie, avviò programmi di alfabetizzazione e si avvicinò all’Unione Sovietica, oltre che alla stessa Cuba. L’Avana inviò sull’isola centinaia di tecnici e militari per costruire un nuovo aeroporto internazionale a Point Salines. Proprio quell’aeroporto, percepito dagli Stati Uniti come potenziale base per il trasporto di armi sovietiche nel cuore dei Caraibi, avrebbe rappresentato la miccia della crisi. O meglio, una delle tante, presunte o meno.

25 ottobre Maurice Bishop

Ma la rivoluzione grenadina si spense presto, divorata dalle proprie contraddizioni interne. Nell’autunno del 1983, un colpo di mano orchestrato dall’ala più radicale del partito, guidata da Bernard Coard, depose Bishop e instaurò un regime militare sotto la guida di Hudson Austin. Il 19 ottobre, una folla di sostenitori di Bishop liberarono il loro leader. Eppure si stroncò la rivolta nel sangue. Il rivoluzionario e diversi membri del suo governo furono giustiziati nel cortile del Fort Rupert, davanti a una platea attonita.

La notizia fece il giro del mondo, e a Washington scattò l’allarme. Sul piano ufficiale, Ronald Reagan sostenne che gli Stati Uniti non potevano restare a guardare mentre circa 600 studenti americani dell’Università di Saint George’s rischiavano la vita in mezzo al caos. Ma il vero obiettivo era un altro, come sempre accade nella storia degli States. S’intendeva fermare la diffusione dell’influenza sovietico-cubana nel cuore del bacino caraibico e riaffermare la supremazia a stelle e strisce dopo anni di incertezze.

Alle prime ore del 25 ottobre 1983, l’Operazione Urgent Fury ebbe inizio. Settemila soldati statunitensi, supportati da unità della Caribbean Peacekeeping Force, invasero Grenada da più fronti. Di fronte a loro, un esercito locale di appena 1.200 uomini, privo di aviazione e marina, e circa 700 militari cubani che, sebbene formalmente “ingegneri civili”, imbracciarono le armi per difendere l’isola.

25 ottobre mappa Grenada operazione USA

I combattimenti furono violenti, soprattutto nei pressi dell’aeroporto di Point Salines, dove la resistenza cubana rallentò l’avanzata americana. In diversi casi, l’aviazione statunitense colpì obiettivi civili, come un ospedale psichiatrico. La propaganda americana, nel frattempo, parlava di fosse comuni e atrocità del governo grenadino, informazioni che si sarebbero poi rivelate infondate.

In meno di una settimana, però, le forze d’invasione annientarono la resistenza. Il 15 dicembre il comando operativo statunitense dichiarò concluse le operazioni. Il governo rivoluzionario non esisteva più. Austin era in carcere e Grenada finiva sotto l’influenza diretta di Washington (dopo aver conosciuto quella di Londra). Il bilancio finale contò 19 soldati americani morti morti e 125 feriti. Per Grenada il resoconto fu più amaro: 5 uccisi, 337 feriti. Cuba invece perse 25 uomini, 59 feriti e 638 nelle prigioni americane.

25 ottobre elicottero americano abbattuto Urgent Fury

Se militarmente Urgent Fury fu un successo, sul piano politico e diplomatico si rivelò un terremoto. Tutti gli alleati europei degli USA condannarono l’invasione. La definirono, non a torto, “una violazione del diritto internazionale e della sovranità di uno Stato indipendente”. Persino Margaret Thatcher, amica e alleata di Reagan, rimase all’oscuro dei preparativi e apprese della missione dai giornali, reagendo con stizza. E quando si arrabbiava lei…

L’ONU, con la risoluzione 38/7 del 2 novembre 1983, denunciò formalmente l’operazione come “una flagrante violazione della legge internazionale”. Le proteste non mancarono nemmeno in America Latina. Dal Messico all’Argentina, passando per il Brasile. Milioni di persone scesero in piazza in segno di solidarietà con il popolo grenadino.

25 ottobre Ronald Reagan 1983

Grenada fu il primo banco di prova del nuovo corso della politica estera statunitense. Quest’ultima connaturata ad una dottrina Reagan basata sul principio dell’azione preventiva e dell’intervento unilaterale per difendere gli interessi americani nel mondo. Archetipo che sarebbe piaciuto a Bush senior.