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Accadde oggi: 25 dicembre

Accadde oggi: 25 dicembre

Almanacco del 25 dicembre, anno 274: l’imperatore Aureliano consacra il tempio del Sol Invictus e stabilisce la festa del Dies Natalis Solis Invicti, letteralmente “Giorno di nascita del Sole Invitto”. Così facendo, l’augusto Lucio Domizio Aureliano determina il Sol Invictus come la principale divinità del suo impero, associandosi ad esso in via del tutto simbolica con la corona di raggi. I cristiani prenderanno in prestito il Dies Natalis per tramutarlo nella loro festività, il Natale, in cui si celebra la nascita di Cristo.

Accadde oggi: 25 dicembre

Per comprendere a pieno il senso della festività, la scelta religiosa (e politica) di Aureliano e la ricorrenza cristiana del 25 dicembre, bisogna fare non uno, non due, bensì tre passi indietro. Abbiate un minimo di pazienza, perché per un secondo parliamo di astronomia, in particolare del solstizio di inverno.

Nel calendario giuliano il momento in cui il sole “si ferma” cadeva il 25 dicembre, giorno in cui l’astro, dopo aver raggiunto la sua debolezza massima, ricominciava ad avanzare nel cielo. Era la rinascita ciclica della luce dalle tenebre, una metafora cosmica potentissima che i popoli d’Europa, del Vicino Oriente e del Mediterraneo celebravano da millenni. In questo quadro culturale, il 25 dicembre diventò facilmente la data simbolica della “rinascita del Sole”.

25 dicembre solstizio di inverno

Quando nel III secolo d.C. le religioni orientali si diffusero in tutto l’Impero romano, fu inevitabile che questo simbolismo si intrecciasse con il culto di Sol Invictus, il “Sole Invitto”, una figura divina che riuniva elementi siriaci, mitraici e romani. Il primo a fare proprio il culto del Sole Invitto fu Eliogabalo. Questo è vero, anche se qualche emissione monetale suggerisce che la diffusione risalga addirittura al principato di Caracalla. Il giovane Eliogabalo tentò, forse in modo prematuro, di imporre il culto del Sol Invictus, il Dio-bolide della sua città d’origine, Emesa, in Siria. Morto violentemente nel 222, su questa divinità calò la penombra.

Una parziale oscurità terminata con l’imperatore Aureliano (270-275). Reduce dalla vittoria su Palmira nel 272, egli volle consolidare l’unità imperiale dando un centro religioso condiviso alle molte popolazioni del Mediterraneo. Nulla accadeva per caso, visto che Roma riuscì a sottomettere finalmente la regina Zenobia grazie all’intervento provvidenziale degli alleati di Emesa. Furono loro a sbrogliare il bandolo della matassa, fornendo a Roma la gloria della vittoria. Forse non lo sapete, ma proprio come un famoso omologo che governerà l’Impero mezzo secolo dopo, Aureliano sosterrà di aver visto in sogno il Dio Sole di Emesa rincuorare le legioni romane in battaglia. Mi verrebbe da dire “In hoc signo vinces”

25 dicembre Aureliano sconfigge Palmira

Insomma, nel 274 l’augusto trasferì a Roma i sacerdoti del Sole di Emesa e fece edificare un grande tempio sul Quirinale. Dopo, istituì la celebrazione ufficiale del Dies Natalis Solis Invicti proprio il 25 dicembre. La festa era un’apoteosi di luce, riti pubblici, doni e banchetti, e si innestava alla perfezione sulla tradizione dei Saturnalia, che dal 17 al 23 dicembre sovvertivano ruoli sociali, aprivano le case al gioco e al cibo abbondante, e culminavano nelle Larentalia del 25.

In pochi decenni il Sole Invitto divenne il simbolo più forte dell’autorità imperiale. Tutti gli imperatori, da Probo a Diocleziano, comparvero sulle monete con la corona radiata. E perfino Costantino – pontefice massimo della religione romana fino alla morte – continuò a coniare moneta con l’iscrizione SOLI INVICTO COMITI, “al compagno Sole Invitto”.

25 dicembre tempio del Sole Quirinale

Parallelamente, il cristianesimo stava crescendo e iniziava a strutturare il proprio calendario liturgico. Nei primi secoli non esisteva un giorno universalmente riconosciuto per la nascita di Cristo. Alcune comunità celebravano il 6 gennaio, altre il 20 maggio, altre ancora non commemoravano affatto la nascita terrena del Messia.

Fu nel IV secolo, mentre l’impero stava ridefinendo il proprio ordine religioso, che il 25 dicembre cominciò a imporsi come data comune. Il Cronografo del 354, il più antico calendario liturgico cristiano conservato, testimonia che la natività di Gesù era ormai celebrata a Roma proprio il 25 dicembre. Già, proprio nello stesso giorno del Natale del Sole Invitto. Ancora una volta, la sovrapposizione non era accidentale. Infatti la simbologia della “luce che nasce” si adatta perfettamente a Cristo, definito nei Vangeli lux mundi. Faceva tanto il fatto che la data fosse già radicata nell’immaginario romano.

25 dicembre Dies Natalis diventa Natale

A questa saldatura contribuì anche la politica imperiale. Secondo numerose fonti tardo-antiche, fu proprio sotto Costantino e i suoi successori che la festa cristiana fu incoraggiata come alternativa (o evoluzione, fate voi) di quella solare. Nel 337 papa Giulio I confermò liturgicamente il 25 dicembre come il Natale di Cristo.

Il risultato di quanto detto finora fu una trasformazione profondissima. Evidente è il modo originale in cui il linguaggio cosmico antico, le tradizioni degli antichi e la teologia cristiana si fusero in una nuova celebrazione. Quest’ultima è diventata nei millenni il fulcro dell’anno liturgico occidentale.