Almanacco del 24 maggio, anno 1738: viene fondata la Chiesa Metodista che, con 70 milioni di fedeli, è una delle più seguite al mondo. Parliamo di una delle tante evoluzioni del protestantesimo con caratteristiche ben specifiche che vedremo nel corso dell’articolo odierno. Tuffiamoci insieme in questo racconto e camminiamo negli intricati sentieri della storia.

La vicenda di oggi comincia quasi tre secoli fa, nella prima metà del XVIII secolo. Il protagonista di questi sviluppi è senza dubbio il pastore anglicano John Wesley, teologo inglese nato il 17 giugno 1703. Alla tenera età di 6 anni, John visse un’esperienza che ne segnò per sempre l’esistenza: scampò a stento da un incendio nella canonica. La religione assunse un ruolo centrale nella sua vita e, all’età di 28 anni, divenne pastore protestante. Quel fuoco da cui si salvò prese a bruciargli dentro intensamente: era il fuoco della fede!
Il fratello Charles, nel frattempo, aveva fondato l’Holy Club, di cui John prese la direzione in seguito. Erano i primi, timidi passi del metodismo. Ci troviamo ad Oxford e proprio gli studenti della prestigiosa università inglese avranno a che fare col nome del movimento protagonista di oggi. Noto soprattutto per lo studio ossequioso delle sacre scritture e per i modi di fare precisi e metodici, gli studenti oxfordiani affibbiarono agli iscritti dell’Holy Club il nome di “metodisti“.

Secondo la celebre massima che recita “nessuno è profeta in patria“, Wesley emigrò negli States. Anche qui non ebbe grande accoglienza nei club e nelle chiese protestanti e quindi cominciò la sua predicazione itinerante. Iniziò anche una dieta vegetariana, dopo il contatto con un medico che gliene parlò per la prima volta e disse che, eliminando il vino e la carne, tutti i suoi problemi di salute erano spariti.
La nuova religione prendeva sempre più piede e si poggiava su 4 solidi pilastri: scritture, tradizione, ragione ed esperienza. Il rapporto col peccato era invece biforcato, c’erano due tipi di peccato principali: contro Dio e contro il prossimo. L’uomo, infiacchito e abbattuto dal peccato, tendeva ad allontanarsi da Dio, fino a quando non entrava in gioco un elemento fondamentale del protestantesimo: la grazia.

Come Martin Lutero, anche Wesley e i metodisti credevano fortemente alla giustificazione per fede. Con tale termine si intende che l’uomo, immeritevole nei confronti di Dio e del suo amore poiché profondamente corrotto dal peccato, lo può comunque accettare tramite la sua fede, conscio della grandezza della misericordia divina. La grazia di Dio cala sull’uomo dunque che deve vivere rispettandoLo metodicamente e amando il prossimo. Dal quel lontano 24 maggio 1738, queste idee e il ricordo di Wesley vivono ancora nel cuore e nella fede di circa 70 milioni di persone.