Almanacco del 20 dicembre, anno 1917: formalmente per combattere i nemici del nuovo regime sovietico, i rivoluzionari bolscevichi Lenin e Feliks Ėdmundovič Dzeržinskij istituiscono la “Commissione straordinaria”, dal russo črezvyčajnaja komissija, comunemente nota come Čeka. Durerà fino al 1922, anno della sua riorganizzazione, e sarà il primo di una lunga serie di servizi segreti operanti in Unione Sovietica.

La Russia delle due rivoluzioni stava prendendo forma quando nel 20 dicembre 1917 venne messa in piedi la Čeka, la prima polizia politica dell’Unione Sovietica. Nelle intenzioni dichiarate doveva essere un organismo provvisorio, una sorta di strumento d’emergenza per traghettare lo Stato verso lidi più stabili. In realtà, proprio in quella data si posero le fondamenta di uno degli apparati di sicurezza più temuti del XX secolo.
Si è pronunciata la parola “Stato”, ma impropriamente. Al tramontare del ’17, Lenin e compagni controllavano a malapena Mosca e Pietrogrado, oltre ad una striscia intermittente di territorio fra le due grandi città. Nel resto dell’ex Impero zarista, i vecchi equilibri avevano lasciato il posto a una fitta nebulosa di poteri locali, consigli operai, comandanti militari improvvisati, nazionalismi periferici e primi tentativi di contro-rivoluzione.
Il Partito Bolscevico, pur essendo l’artefice dell’insurrezione d’Ottobre, non godeva di un sostegno né trasversale, né maggioritario nel resto delle Russie (secondo l’accezione dell’epoca). Le elezioni per l’Assemblea Costituente avevano premiato i Socialisti-Rivoluzionari, che avrebbero dovuto guidare la nascita delle nuove istituzioni. Il rifiuto dell’Assemblea di riconoscere il potere sovietico portò al suo scioglimento forzato nel gennaio 1918, un atto che sancì, agli occhi degli oppositori, la natura autoritaria del nuovo governo.

Nel frattempo, lo pseudo Stato dei soviet sembrava non funzionare. L’annuncio di uno sciopero generale degli impiegati statali, il 19 dicembre 1917, fu la scintilla definitiva. Lenin temeva che un simile blocco paralizzasse quel poco di macchina amministrativa che ancora esisteva. Il giorno dopo, il 20 dicembre, incaricò Feliks Dzeržinskij, rivoluzionario polacco dai modi ascetici e dalla rinomata inflessibilità, di creare l’organismo che avrebbe difeso la rivoluzione con ogni mezzo necessario: appunto, la Commissione straordinaria, dicasi Čeka.
Confuso era il contesto generale russo, e confusa doveva per forza essere la genesi dei servizi segreti votati all’ostacolo del sabotaggio e del sentire controrivoluzionario. Lo scompiglio era dato dalla mancanza di una definizione giuridica dell’organo, oltre che di vincoli chiari. E dove c’è il vuoto normativo, vige l’anarchia. Il čekista di turno poteva tranquillamente arrestare, interrogare, giudicare ed eseguire la sentenza senza dover dare conto dell’operato. Facile ipotizzare la deriva della Čeka, che in pochissimo tempo divenne lo strumento del terrore rivoluzionario bolscevico.
Un primo grande successo per la creatura di Lenin e Dzeržinskij ci fu nel 1918, quando dei čekisti riuscirono ad infiltrarsi nell’Unione per la lotta ai bolscevichi, un comitato organizzativo dei Bianchi. Migliaia di ufficiali zaristi, convinti di essere protetti dalla clandestinità, vennero arrestati e uccisi dopo che un agente della Commissione straordinaria si era introdotto tra loro presentandosi come ex ufficiale fedele all’autocrazia dei Romanov.

Sempre nel 1918 la situazione precipitò. La rivolta della Legione Cecoslovacca in Siberia diede il via alla guerra civile su larga scala. Entro l’estate, nei territori dell’ex Impero russo si contavano 18 governi antibolscevichi. La Čeka di adeguò alla situazione e mutò forma. Divenne una sorta di forza paramilitare dotata di proprie unità operative, riconoscibili dalla divisa nera.
Il 30 agosto 1918, due eventi cambiarono lo sguardo dei dirigenti sovietici sul mondo esterno: l’assassinio del capo della Čeka di Pietrogrado, Moisej Urickij; il tentativo di omicidio di Lenin da parte di Fanny Kaplan. Per il governo fu la prova dell’esistenza di una vasta cospirazione controrivoluzionaria, sostenuta – così si diceva – da potenze straniere come Regno Unito e Francia.
Il 5 settembre 1918 venne emanato il decreto che inaugurava il Terrore Rosso: la Čeka ebbe ordine di eliminare fisicamente ogni sospetto nemico della rivoluzione. Le esecuzioni dell’autunno furono nell’ordine delle decine di migliaia secondo molte stime.
I dati complessivi per il periodo 1918-1922 variano enormemente: da 50.000 fino a oltre 1,8 milioni di vittime, ma la maggioranza degli storici converge su una cifra intorno alle 100.000 persone uccise senza processo.

Con la fine della guerra civile, nel 1922, la nuova leadership sovietica cercò di “istituzionalizzare” la violenza politica. Il 6 febbraio 1922, si passò dalla Čeka alla GPU, formalmente parte del Commissariato del Popolo agli Affari Interni (NKVD). Ma la continuità degli uomini e dei metodi rese il cambiamento più nominale che reale. Quella linea evolutiva, partita con la Čeka, proseguita con GPU, NKVD, KGB, e oggi ancora in vita con l’FBS, avrebbe modellato per decenni l’architettura repressiva sovietica.




