Almanacco del 15 novembre, anno 115 a.C.: l’illustre console romano Marco Emilio Scauro celebra il trionfo per la sottomissione definitiva dei Carni, popolo celtico stanziato nell’Italia nord-orientale. Sebbene nei decenni a venire le Alpi carniche tornarono ad essere un terreno di scontro fra le legioni di Roma e le locali popolazioni celtiche (non ultimi, i Carni stessi), e si ritenga per l’appunto che l’assoggettamento militare e politica avvenga sotto Giulio Cesare (intorno al 50 a.C.), resta indiscusso il peso specifico del trionfo di Scauro nel più ampio contesto inerente la romanizzazione del nord-est peninsulare.

Prima di arrivare agli eventi del 15 novembre 115 a.C., è più che opportuno chiarire alcuni aspetti del personaggio storico incarnato da Marco Emilio Scauro. A voler offrire un profilo generico, ma comunque esaustivo, si può dire che Scauro rappresentò una delle personalità più eminenti e influenti della tarda Repubblica romana. L’emblema esatto dell’aristocrazia senatoria conservatrice – quelli che magari ricorderete come gli “optimates” – in un’epoca segnata da profonde tensioni sociali e politiche.
Nato intorno al 163 a.C. in una famiglia di antica nobiltà ma non particolarmente ricca, seppe costruire la propria carriera grazie a un misto di abilità politica, rigore morale e fedeltà incrollabile ai valori tradizionali del Senato romano. Il suo cursus honorum fu eccezionalmente rapido e costellato di successi. Giusto per citare qualche sassolino che Scauro si tolse dalla scarpa, pardon, dal sandalo. Pretore nel 119 a.C., console nel 115 a.C. e censore nel 109 a.C. Raggiunse l’apice della sua carriera ottenendo il prestigioso titolo di princeps senatus, che lo poneva simbolicamente come il “primo fra i senatori”, figura di riferimento per l’intera classe dirigente romana.
Scauro rappresentò, forse più di ogni altro, l’ideale politico dell’aristocrazia romana conservatrice. In un periodo in cui Roma era toccata dalle riforme dei Gracchi e dalle successive lotte tra fazioni, egli si schierò fermamente in difesa del potere senatorio e dell’ordine costituito. Appoggiò, ad esempio, la repressione del movimento di Gaio Gracco nel 121 a.C. sotto il consolato di Lucio Opimio. Un segno della sua adesione alle politiche più dure contro le rivendicazioni popolari.

La sua influenza divenne ancora più forte negli anni successivi, quando fu chiamato a difendere le prerogative del Senato di fronte ai tentativi dei cavalieri (equites) di monopolizzare i tribunali e le cariche pubbliche. Figura rispettata per la sua integrità e autorità morale, Scauro fu un convinto sostenitore del tribuno Marco Livio Druso nel 91 a.C., che tentò una riforma moderata capace di conciliare gli interessi delle varie classi sociali.
Nonostante un rigoroso e inequivocabile conservatorismo, non dobbiamo apporre su Scauro l’etichetta del reazionario estremista. La sua condotta politica appare guidata da un’idea di ordine e disciplina morale, più che da interessi personali o faziosi. Sallustio, che lo ricorda nel Bellum Iugurthinum, lo descrive come un uomo astuto, ambizioso ma capace di incutere rispetto anche ai nemici. Persino Giugurta, il re di Numidia, ne temeva il giudizio e l’influenza a Roma. Chiaramente c’è puzza di propaganda senatoria, ma se la verità sta sempre nel mezzo, allora qualche riscontro in tal senso deve esserci.

Nella speranza che la panoramica storica sia servita a qualcosa, ora entriamo nel succo del discorso, il quale ruota attorno alla data del 15 novembre 115 a.C. Quello fu l’anno del consolato di Scauro. Praticamente l’apice del suo prestigio politico e militare. Durante il suo consolato condusse una brillante campagna militare contro il popolo di lingua e cultura celtica dei Carni. Essi abitavano le regioni dell’attuale Friuli, Carinzia e Slovenia nord-occidentale. Chi mastica geografia, lo sa bene: quella è un’area strategica per il controllo dei valichi alpini e dei collegamenti con l’Europa centrale.
Presentato uno dei due protagonisti, adesso tocca all’altro, al popolo dei Carni. Allora, senza dubbio erano di origine celtica. Si stanziarono tra le Alpi e l’Adriatico già dal IV secolo a.C. Occuparono progressivamente la parte delle pianure friulane e instaurarono contatti con i Veneti, gli Histri e i Liburni, sviluppando una propria cultura autonoma. Con la fondazione di Aquileia nel 181 a.C., Roma aveva iniziato la penetrazione nel territorio, ma le popolazioni locali, tra cui i Carni, continuarono a opporre resistenza, tentando più volte di estendere i loro insediamenti verso la pianura, a scapito dei coloni romani e dei loro alleati veneti.

Fu proprio per porre fine a queste incursioni che il Senato affidò a Scauro il comando di una campagna militare decisiva. Le fonti ricordano che il console condusse l’esercito romano con disciplina ferrea. A tal riguardo esiste un racconto aneddotico, non per forza confacente al vero, ma comunque meritevole. Sesto Giulio Frontino scrive come, durante l’intero periodo dell’acquartieramento, i legionari abbiano trovato un albero stracolmo di frutti e non si siano mai azzardati a toccarlo. Segno dell’ordine rigoroso imposto dal comandante.
La battaglia finale contro i Carni si concluse tra il 15 novembre e l’8 dicembre del 115 a.C., quando questi furono definitivamente sconfitti e costretti alla sottomissione. Marco Emilio Scauro celebrò un trionfo a Roma. Il riconoscimento solenne che sanciva la vittoria e l’annessione del territorio carnico all’influenza romana. Se oggi sappiamo fornire queste date è per un semplice motivo: i Romani le riportarono.

Due sono le fonti primarie che ci raccontano delle gesta di Scauro nel nord-est. La prima è un’incisione su marmo che reca la scritta “M. AEMILIVS. M. F. M. N. SCAVRVS. COS. DE. GALLEIS. KARMEIS”. L’incisione era parte di un più ampio monumento trionfale rinvenuto a Roma nel lontano 1563.
La seconda fonte invece si trova nei Musei Capitolini di Roma e, se li avete visitati almeno una volta nella vita, forse sapete già di cosa parlo. Fasti triumphales vi dicono nulla? Erano un elenco di successi militari accumulati nei secoli prima del 12 a.C. anno della loro pubblicazione, sotto il principato augusteo. Ad ogni vittoria si accostava un nome. Ecco, quella di Marco Emilio Scauro compariva vicino il nome dei Carni e alla data 15 novembre 115 a.C.




