Storia Che Passione
Accadde oggi: 1° agosto

Accadde oggi: 1° agosto

Almanacco del 1° agosto, anno 607: il politico giapponese Ono no Imoko si reca in missione diplomatica presso la corte imperiale cinese Sui. L’evento è da considerarsi “storico” per almeno due motivi. In primis, perché costituisce una delle tappe fondative nel contesto delle relazioni estere del Giappone antico. In secondo luogo, perché rappresentò un momento simbolico dell’emergere di un’identità politica autonoma da parte della plurima e diversificata entità nipponica nei confronti dell’egemonia – che gli storici esperti del campo non a torto definiscono “sinocentrica” – dell’Asia orientale.

Accadde oggi: 1° agosto

Nel VII secolo, il Giappone si trovava in una fase di intensa trasformazione politica, culturale e religiosa. Questo periodo, noto come periodo Asuka (550-700), fu segnato dall’introduzione ufficiale del buddhismo (arrivato dalla Corea), da un crescente interesse per i modelli statali cinesi e da un ambizioso tentativo di rafforzare il potere centrale della corte imperiale giapponese.

Mentre questi processi erano in atto, tra i funzionari che ruotavano attorno il trono del crisantemo, spiccò la figura di Ono no Imoko. Considerato fra i più saggi ed affidabili consiglieri dell’imperatrice Suiko, egli accettò di partire il 1° agosto del 607 (secondo il tradizionale calendario giapponese la data è quella del 3 luglio) alla volta dell’Impero cinese sotto la dinastia Sui. Ricordiamo la brevità di quest’ultima, durata soli 37 anni, dal 581 al 618.

1° agosto missioni diplomatiche giapponesi in Cina

La missione rientrava nel più ampio quadro delle Kenzuishi, le spedizioni diplomatiche giapponesi nella Cina Sui. L’intento del viaggio verso occidente era duplice. Se da una parte si desiderava rafforzare i legami con l’unica superpotenza culturale ed economica della regione, dall’altra si mirava ad emularla per poi legittimarsi su un piano bilaterale. Comprese queste ragioni, si riesce ad avere piena contezza di ciò che l’ambasciatore ufficiale Ono no Imoko fece in quell’arco di tempo trascorso alla corte Sui.

Il diplomatico consegnò una famosa lettera all’allora imperatore cinese Yang. Una missiva che fortunatamente è sopravvissuta alle angherie del tempo e che ci offre un’interessantissima prospettiva su come i giapponesi si consideravano in relazione ai vicini cinesi. L’autore della lettera fu il principe reggente Shōtoku (servitore dell’imperatrice). Egli si rivolse in questi termini al celeste imperatore:

«Il Figlio del Cielo dove sorge il sole [Giappone], al Figlio del Cielo dove tramonta il sole [Cina], che la salute sia con voi».

Parole al vetriolo, data la reazione stizzita dell’imperatore Yang. Quest’ultimo era pur sempre il massimo esponente della tradizione ideologica sinocentrica che contraddistinse tutte le dinastie imperiali cinesi. Il saluto, apparentemente diplomatico, era a suo modo inedito, nonché irritante per i cinesi. Il termine “Figlio del Cielo” era riservato unicamente all’imperatore cinese, che si considerava l’unico sovrano legittimo sotto il cielo, secondo la cosmologia politica cinese. Qualunque altro regno – e il Giappone non faceva mica eccezione – doveva riconoscersi come vassallo o stato tributario. Ma Shōtoku, con quella formula, poneva il Giappone alla pari della Cina Sui. Un affronto bello e buono.

1° agosto dinastia Sui Cina

Nonostante l’indignazione scaturita dalla missione del 1° agosto 607, l’imperatore Yang scelse le maniere buone. La Cina Sui, infatti, era in un momento critico. Impegnata in estenuanti guerre contro il potente regno coreano di Goguryeo e interessata a costruire alleanze nell’Asia nord-orientale. Il Giappone offriva una sponda alternativa, un potenziale partner per contenere l’influenza coreana e rafforzare la proiezione cinese su quell’area.

Yang inviò quindi un suo funzionario in Giappone nel 608, accompagnando Ono no Imoko nel suo ritorno a casa. Il gesto, pur formalmente di riconciliazione, lasciava intendere un riconoscimento pragmatico, ma non ideologico, della missione nipponica.