Storia Che Passione
Una scellerata distopia chiamata Atlantropa

Una scellerata distopia chiamata Atlantropa

La storia ci insegna due cose essenziali: che da tempi immemori esiste l’idea di salvare il mondo da eventi potenzialmente catastrofici e, in secondo luogo, che non sempre chi partorisce tale idea è conscio di ciò che propone. Uno che il mondo – il suo mondo, l’Europa – voleva salvarlo per mezzo di progetti scellerati, al limite del distopico, di nome faceva Herman e di cognome Sörgel. La sua invenzione concettuale chiamata “Atlantropa“, crasi dialettica fra la leggendaria Atlantide e il vecchio continente, prevedeva il prosciugamento parziale del Mediterraneo per implausibili scopi agricoli, industriali ed energetici. Follia travestita da progetto ingegneristico che tutti scartarono prima ancora di approfondirne le implicazioni, tutti tranne la Germania del Führer.

Una scellerata distopia chiamata Atlantropa

L’architetto, ingegnere civile e all’evenienza filosofo Hans Otto Herman Sörgel, nato a Ratisbona nell’anno del Signore 1885 vedeva con estrema preoccupazione l’evolversi della situazione geopolitica mondiale a cavallo fra anni ’20 e ’30 del Novecento. Non che avesse torto: le cose stavano effettivamente precipitando nel cataclisma della tensione ideologica, sfociando infine nella regina di tutte le guerre. Osservava la crescita della popolazione europea e l’assenza di un parallelo incremento delle risorse. Cosa fare?

Dunque arrivò il 1928 e il nostro pensatore tedesco partorì un’idea che prevedesse la collaborazione di tutti gli Stati europei, nessuno escluso. Secondo il megaprogetto, da un Mediterraneo sbarrato con dighe idroelettriche a Gibilterra e nei Dardanelli si sarebbe ricavato terreno coltivabile e industrialmente sfruttabile. Terreno nell’ordine dei milioni di ettari, mica briciole.

Atlantropa Sorgel da giovane

Atlantropa avrebbe garantito alle potenze d’Europa all’incirca 660.000 km² di terre coltivabili. Aspettate, perché non è finita qui. Agli sbarramenti atlantico-mediterraneo e mediterraneo-pontico si aggiungeva uno centrale, che dalla Sicilia avrebbe percorso una linea retta fino alla vicina Tunisia.

Era un progetto che, sulla carta, sembrava una sorta di epopea moderna: tagliare il mare, piegare le acque, aprire nuove terre al lavoro, alla coltivazione e alla colonizzazione. Sörgel sosteneva che, una volta chiuso il collegamento con l’oceano, il Mediterraneo, assetato d’acqua e soggetto a un’evaporazione costante, si sarebbe lentamente ritirato.

A ispirarlo era anche un precedente geologico. Quando, milioni di anni prima, lo stesso stretto di Gibilterra si era chiuso naturalmente, il mare aveva quasi cessato di esistere, lasciando spazio a un enorme bacino desertico. Sörgel voleva replicare quell’evento avvalendosi di conoscenze pseudo avanguardistiche, con la convinzione che questa volta sarebbe stato un trionfo, non una catastrofe.

Atlantropa disegno diga Gibilterra

E chi, se non i nazionalsocialisti al potere in Germania, poteva appoggiare il progetto Atlantropa? L’autarchia, il controllo delle risorse e l’espansione europea in Africa erano concetti che si sposavano perfettamente con tale visione. Sörgel, del resto, non era un naz.sta. Ma il suo progetto era inevitabilmente impregnato di paternalismo coloniale, preconcetti razziali e una fiducia quasi assoluta nella superiorità tecnica europea. Adolf H.tler, però, pur affascinato dal gigantismo di Atlantropa, lo giudicò un sogno da dopoguerra. Prima bisognava dominare l’Europa con armi e carri armati; solo dopo sarebbe stato possibile pensare a domare anche il mare.

Lo dico senza troppi giri di parole: tecnicamente Atlantropa era una follia. La diga di Gibilterra, per esempio, avrebbe dovuto raggiungere dimensioni che neppure l’ingegneria del XXI secolo affronta alla leggera. Costruire un’opera alta 300 metri e lunga più di 10 km, in una zona d’incontro tra faglie, significava sfidare leggi della fisica e della geologia ben più solide dell’ottimismo di Sörgel. E, anche se quella diga fosse stata realizzabile, il risultato sarebbe stato ben diverso dal supercontinente fertile e luminoso che Sörgel amava disegnare nei suoi opuscoli.

Atlantropa lavori di prosciugamento Paesi Bassi

Il fondale del Mediterraneo, una volta esposto all’aria, si sarebbe rivelato un luogo ostile, impregnato di sali minerali, inadatto a qualunque coltivazione. I nuovi “terreni conquistati al mare” sarebbero stati in realtà deserti salmastri, capaci solo di generare tempeste di polvere e ulteriore desertificazione. L’ecologia dell’intera regione sarebbe collassata. La vita marina sarebbe svanita; i porti, da Genova ad Alessandria, si sarebbero ritrovati decine di chilometri nell’entroterra. Il Canale di Suez avrebbe perso quasi ogni utilità.

Sörgel immaginava anche un enorme lago artificiale ricavato sbarrando il fiume Congo, così vasto da alimentare nuove colonie agricole europee e irrigare il Sahara pompando verso nord le acque tropicali. Era una visione intrisa dei pregiudizi del suo tempo. L’Africa come spazio da modellare a piacimento, le popolazioni locali come comparse in un progetto neocolonialista, la natura come materiale grezzo da plasmare senza conseguenze.

Atlantropa mappa ipotetica Mediterraneo

Nel 1932 il piano andò incontro all’ufficiale presentazione. Fu un mezzo fiasco che presto spassionò persino il Terzo Reich. Durante la Seconda guerra mondiale, il Ministero per la Propaganda retto da Goebbels, giudicò inopportuni gli scritti di Sörgel e ne proibì la diffusione.

Il padre della distopia mascherata da futuristica redenzione morì nel 1952, investito da un’auto mentre ancora promuoveva la sua idea. Il suo progetto non fu mai preso sul serio da alcun governo. Eppure sopravvive nelle collezioni dei musei e nelle discussioni sull’utopismo tecnologico, come un sogno che rivela più su chi lo ha ideato che sul mondo che avrebbe voluto cambiare.