Apollo lo possiamo considerare il dio greco (e romano) di “tutte cose”. In pratica faceva tutto lui. Era così versatile da essere il dio del sole, della luce, della musica, della poesia, della guarigione, della fertilità, degli oracoli e della profezia. Niente altro? Ah, era anche un arciere provetto e un inguaribile donnaiolo.
Tutto quello che volevate sapere su Apollo

Apollo era una delle divinità più amate e celebrate nell’antica Grecia. Nonostante incarnasse l’ideale ellenico di bellezza fisica e valore morale, in alcuni miti greci si dimostra assai vendicativo e meschino.
Nel mondo dell’arte spesso è raffigurato come un giovane atletico, muscoloso e con una corona di alloro in testa. Era uno degli Olimpi più venerati, così potente e importante che rimase immutato sia nella mitologia greca che in quella romana. Ma andiamo a conoscerlo meglio.
La famiglia di Apollo – Apollo era figlio di Zeus e di Leto, fratello gemello di Artemide, dea greca della caccia e della luna. La nascita di Apollo e Artemide fu alquanto complicata. Leto o Latona era una Titanide di seconda generazione, figlia dei Titani Febe e Ceo.
Zeus, durante una delle sue innumerevoli scappatelle extraconiugali, si invaghì di Leto e la sedusse. Leto rimase incinta, ma Era, inferocita a causa dell’infedeltà del marito, proibì a tutte le terre del mondo di proteggere Leto durante il parto, inviando Ares per minacciare qualsiasi città osasse dare rifugio alla dea incinta. Alla fine solamente l’isola di Delo accettò di aiutare Leto a partorire, motivo per cui Apollo è strettamente associato a quest’isola. Artemide nacque prima di Apollo e aiutò la madre a dare alla luce il fratello minore. Sebbene avessero compiti diversi, spesso Apollo e Artemide collaboravano insieme.
Il dio di “tutte cose” – Probabilmente nell’antica Grecia, quando non sapevano a quale dio attribuire un determinato compito, lo appioppavano ad Apollo. Altrimenti non si spiega questa sua versatilità. Era il dio del sole e della luce, il che è un po’ strano visto che c’era già Helios come dio del sole. In effetti, i ruoli delle due divinità spesso si sopravvivevano e in alcuni miti, i Greci li consideravano la stessa persona. Comunque sia, Apollo aveva luminosi capelli dorati e trasportava il sole in cielo su un carro dorato. Per tale motivo era spesso descritto come “Febo”, cioè “luminoso e puro”.
Come se non bastasse doversi occupare del Sole, ecco che Apollo era anche il dio della musica. Musicalmente parlando era straordinariamente ben dotato. Dopo aver ricevuto in dono una lira da Hermes, imparò a suonare e cantare divinamente. Inoltre era anche il dio della poesia. Essendo così abile, era anche alquanto arrogante in merito al suo talento musicale, non tollerando nessun rivale attorno a sé.
Si potrebbe pensare che questo fosse sufficiente per una divinità sola. E invece no: era pure il dio della guarigione e della fertilità. Suo il computo di tenere lontani gli spiriti e le energie maligne che portavano le malattie. Inoltre, come raccontato nella guerra di Troia, Apollo non solo era il guaritore fra gli dei, ma era anche colui che portava malattie e morte, spedendo la pestilenza contro i suoi nemici. Ma poteva anche prevenire le malattie. Inoltre era anche il padre di Asclepio, il dio della guarigione.
Infine era anche il dio degli oracoli e della profezia. Aveva diversi oracoli a sua disposizione. Il più famoso era quello di Delfi, ottenuto dopo aver ucciso Pitone, un mostro creato per spodestare Zeus. Ma suoi erano anche gli oracoli di Didima e Claro.
Tale padre, tale figlio – Esattamente come Zeus, anche Apollo era un donnaiolo impenitente. Ma a differenza del padre, nonostante avesse avuto molte amanti (sia donne che uomini), non si sposò mai. La leggenda vuole che divenne l’amante di tutte e nove le Muse, non riuscendo a scegliere fra di loro. Si narra anche che potrebbe aver avuto Scilla da Ecate e di sicuro ebbe diverse relazioni con le figlie di Poseidone. Altri suoi amanti famosi furono il principe spartano Giacinto, Ciparisso, un discendente di Ercole e anche Adone, amante fra l’altro anche di Afrodite e Persefone.
Rimase sempre lo stesso – Se ci fate caso, Apollo è l’unico dio rimasto tale sia nella mitologia greca che in quella romana. I Romani, infatti, veneravano divinità autoctone, non identiche a quelle greche, ma collegandole comunque ad esse. Zeus, Poseidone, Ade, Ares, Efesto, Hermes, Dioniso, Eros, Era, Demetra, Estia, Afrodite, Atena, Artemide, Persefone divennero nella mitologia romana Giove, Nettuno, Plutone, Marte, Vulcano, Mercurio, Bacco, Cupido, Giunone, Cerere, Vesta, Venere, Minerva, Diana, Proserpina.
Ma Apollo rimase sempre Apollo. I Romani lo adottarono dai Greci così come era.

Apollo vs Pitone – Apollo era presente in tantissimi miti. Uno dei principali è quello che lo vede contrapporsi a Pitone. Questi era figlio di Gaia, la personificazione della terra e aveva l’aspetto di un grande serpente o drago. Pitone faceva la guardia all’oracolo di Delfi, all’epoca presieduto dalla dea Temi.
Il mito racconta che fu Apollo a uccidere Pitone, ma fornisce due motivazioni diverse. Il primo sostiene che Pitone impedì ad Apollo di entrare nell’abisso che era la fonte del gas che le sacerdotesse inalavano per profetizzare. Così Apollo uccise il serpente per prendere il controllo dell’oracolo.
La seconda versione racconta che Pitone sapeva di essere destinato a morire per mano di uno dei figli di Leto. Quando il mostro scoprì che Leto era incinta, uscì da Delfi e la cercò per ucciderla. Ma Zeus protesse Leto e la portò a Delo. Dopo il parto, Apollo andò a Delfi e uccise Pitone.
Apollo e Dafne – Dafne era la figlia di Amicla, il re di Sparta. Non amava vivere come la tradizione dell’epoca imponeva alle giovani donne, preferendo trascorrere il suo tempo a caccia. Artemide era interessata a lei, così come Leucippo, il quale, innamorato di lei, si travestì da fanciulla per poterla accompagnare durante le sue battute di caccia. Ma pure Apollo si era innamorato di Dafne, diventando così geloso di Leucippo.
Così architettò un piano. Apollo suggerì a Dafne di portare le sue ancelle a un ruscello per fare il bagno tutte insieme. Ovviamente tutte si tuffarono allegramente, tranne Leucippo. Quando le altre ragazze videro che non si tuffava, gli strapparono le vesti, scoprendo così che era un uomo e che le aveva ingannate. Infuriate, lo uccisero con delle lance.
Apollo allora cercò di sedurre Dafne, ma lei gli sfuggì. E continuò a scappare fino a quando la ragazza, stanca, non chiese a Zeus di proteggerla. Il re degli dei la accontentò, trasformandola in un albero di alloro.
Ma c’è una seconda versione, quella raccontata da Ovidio nelle Metamorfosi. Secondo Ovidio, dopo che Apollo uccise Pitone, vide Cupido che tendeva un arco. Apollo lo derise, sostenendo che l’arco non fosse un’arma per qualcuno della sua statura e che Eros avrebbe fatto meglio a dedicarsi solo alle avventure amorose.
Per vendicarsi, Cupido scoccò due frecce. Una d’oro colpì Apollo, facendolo innamorare follemente di Dafne. Una di piombo colpì Dafne, facendole così odiare per sempre Apollo. Apollo inseguì Dafne senza sosta, ma ad un certo punto lei implorò il padre (che qui è Peneo, un dio fluviale) di aiutarla, togliendole la sua bellezza. Il padre la accontentò e la trasformò in un albero di alloro.
Apollo e Artemide vs i figli e le figlie di Niobe – Niobe era la figlia di Tantalo e moglie di Anfione. Ebbe dodici figli, sei maschi e si femmine. Per questo motivo si vantava di essere più fortunata di Leto. Quest’ultima si offese a morte e chiese ai figli Apollo e Artemide di vendicarla. Artemide uccise così con le sue frecce tutte le figlie di Niobe, mentre Apollo si occupò di uccidere i figli. Niobe, distrutta dal dolore, tornò in Frigia, la sua terra natale e qui fu trasformata in pietra.
Apollo vs Marsia – Mai vantarsi di essere più bravi di Apollo per quanto riguardava la musica e il canta. Marsia era il figlio di un dio frigio della montagna, un contadino o un satiro, dipende dalla versione della storia.
Un giorno trovò un flauto che Atena aveva buttato via e iniziò a suonarlo. Divenne così abile da pensare di poter sfidare Apollo in una gara musicale: lui avrebbe usato il flauto, Apollo la lira. Come giudici della gara furono chiamate le Muse che, inizialmente, non riuscirono a decidere chi fosse il vincitore: erano entrambi abilissimi.
Così Apollo propose una nuova sfida: avrebbero dovuto suonare lo strumento al contrario. Marsia dovette accettare, ma mentre Apollo riuscì comunque a suonare con la lira al contrario, ovviamente Marsia non poté fare altrettanto con il flauto. La vittoria andò così ad Apollo, il quale decise poi di punire Marsia per la sua arroganza legandolo ad un albero e scuoiandolo.
Un’altra versione della storia sostiene che fu il re Mida il giudice della gara. Quando il sovrano accennò al fatto che Marsia avrebbe dovuto vincere la gara, ecco che Apollo trasformò le sue orecchie in quelle di un asino, visto che il suo udito non era stato capace di giudicare bene.
Apollo a Troia – Così come ci racconta Omero nell’Iliade, un giorno Apollo, Era, Poseidone e Atena complottarono per detronizzare Zeus. Riuscirono a incatenarlo al trono, ma il colpo di stato fallì grazie all’intervento di Teti.
Per punirli, Zeus obbligò Apollo e Poseidone di servire il re di Troia Laomedonte, per un anno. Il re incaricò così Apollo di pascolare le capre, mentre chiese a Poseidone di costruire della mura intorno alla città. Alla fine del lavoro, però, Laomedonte si rifiutò di pagarli, arrivando a minacciarli. Per vendicarsi, Apollo scatenò una pestilenza mortale e Poseidone inondò le pianure.
Durante la guerra di Troia, nonostante tutto, Apollo si schierò a fianco dei Troiani. Il dio, infatti, era arrabbiato con i Greci. In particolar modo, ce l’aveva a morte con Agamennone, reo di aver rapito Criseide, la figlia di Crise, sacerdote di Apollo. Per vendicare l’affronto, il dio iniziò a decimare i Greci con le sue frecce.
Agamennone fu costretto a rilasciare Criseide, ma pretese in cambio Briseide, la schiava di Achille. Il che fece infuriare quest’ultimo, arrivando a ritirarsi dalla guerra.
Successivamente Apollo continuò ad aiutare i Troiani. Salvò la vita ad Enea durante un duetto con Diomede e aiutò anche Ettore e Euforbo durante il combattimento contro Patroclo, l’amante di Achille. E ci sono alcune fonti che sostengono che sia stato Apollo a guidare la freccia con cui Paride colpì al tallone Achille, uccidendolo.

Apollo e Asclepio – Un giorno Apollo si innamorò di una donna di nome Coronide. Lei rimase incita e Apollo mandò un corvo a sorvegliarla, affinché non avesse altri uomini. Ma lei era innamorata di un altro uomo e quando Apollo venne a sapere della cosa, si infuriò. Chiese aiuto al padre e Zeus colpì l’amante di Coronide, mentre Apollo uccise Coronide.
Solo quando il corpo della donna fu posto sulla pira funebre Apollo si ricordò che era incinta. Così salvò il bambino, facendolo crescere dal centauro Chirone. Il bambino, a cui diede nome Asclepio, divenne un abile guaritore. Era così capace che si diceva potesse riportare in vita i morti.
Zeus, temendo che potesse insegnare questa abilità agli uomini, lo colpì con un fulmine. Apollo, distrutto dalla morte del figlio, si vendicò uccidendo il Ciclope che aveva forgiato il fulmine per Zeus.
A causa di ciò, Zeus voleva gettare il figlio nel Tartaro. Ma Leto intervenne e mitigò la punizione del figlio: avrebbe dovuto servire per un anno Admeto, il re di Fere. Anche qui gli affidarono le mandrie del sovrano. Il re trattò gentilmente Apollo e così il dio lo aiutò nella gara che permise al sovrano di vincere la mano della moglie Alcesti, principessa di Iolco.
Il padre di Alcesti aveva lanciato una sfida ai pretendenti. La figlia avrebbe sposato chiunque fosse riuscito ad aggiogare un leone e un cinghiale a un carro (possibilmente senza morire). Apollo aiutò Admeto portando da lui animali già aggiogati e così il sovrano poté sposare Alcesti.
Durante le nozze, però, mentre offrivano sacrifici agli dei, il re si scordò di quelli per Artemide. Così quando rientrò nella sua stanza da letto, la trovò invasa da serpenti, presagio di morte. Apollo disse allora al re di placare Artemide, recandosi poi lui stesso dalla Moire e chiedendo loro un favore: quando Admeto fosse stato sul punto di morte, avrebbe potuto essere liberato dalla morte se qualcun altro avesse preso volontariamente il suo posto.
Quando la fine giunse per Admeto, lui diede per scontato che uno dei suoi genitori avrebbe preso il suo posto. Ma questi si guardarono bene dal farlo. Fu invece Alcesti a offrirsi volontaria. Il gesto distrusse il marito e i due poterono riunirsi solamente quando arrivò Ercole che lottò con la Morte per riportare Alcesti al marito.
Apollo e Cassandra – Fra gli innumerevoli amori del dio ci fu anche Cassandra, una principessa troiana. Sperando di poter finire a letto con lei, le promise di insegnarle l’arte della divinazione. Cassandra accettò, ma una volta imparata l’arte, rifiutò di andare a letto con il dio.
Apollo si arrabbiò e la maledisse, facendo in modo che nessuno credesse alle sue profezie. Effettivamente Cassandra provò a convincere la sua famiglia e i Troiani che la città sarebbe caduta a causa dei Greci, ma nessuno le credette. E predisse anche la morte di Agamennone per mano di Clitennestra. Ma neanche allora la ascoltarono.




