Fotografia di Webster & Stevens, Oregon, USA, 1905 circa. Degli operai stanno terminando il ponte sul torrente McBride, sul quale passerà la ferrovia della Columbia e della Nehalem Valley. Attraverso questa immagine sembra di poter “sperimentare” in prima persona un momento di straordinaria intensità storica e tecnica nella storia dell’espansione industriale americana.

All’inizio del XX secolo, l’Oregon era ancora una regione di frontiera, ricchissima di foreste vergini ma lontana dai principali mercati. La costa pacifica, disseminata di porti fluviali e insenature, rappresentava un potenziale immenso per lo sviluppo dell’industria del legname, che in quegli anni stava diventando il fulcro dell’economia nordoccidentale americana.
Le compagnie ferroviarie private, come la Columbia and Nehalem Valley Railroad, nacquero proprio per collegare le aree boschive interne con i centri di lavorazione e i punti di esportazione, in particolare lungo il fiume Columbia, arteria vitale che permetteva di trasportare i tronchi alle segherie e da lì al mercato nazionale e internazionale.
La ferrovia ritratta nella fotografia di cui sopra era di proprietà della Peninsular Lumber Company, con sede a Portland. Fu progettata nel 1902 dagli investitori Goodsell, Giltner & Sewell. Il loro obiettivo era costruire una linea a scartamento standard che consentisse di trainare ingenti carichi di legname dal cuore delle foreste di Contea di Columbia fino ai moli sul fiume. I piani iniziali prevedevano una lunghezza di circa 16/17 km, con sei locomotive a vapore in funzione. Lo capite da soli, si trattava di un progetto ambizioso, in un territorio impervio, fitto di boschi, torrenti e pendii instabili.

Il ponte a cavalletto Crib rappresentava un esempio tipico dell’ingegneria ferroviaria “pionieristica” americana. Costruito interamente in legno locale, veniva realizzato sovrapponendo tronchi squadrati e incastrati a formare una sorta di griglia (crib), rinforzata da pali diagonali e piattaforme orizzontali. Questo tipo di struttura era preferito nei cantieri forestali perché economico, facilmente riparabile e adattabile a terreni accidentati.
La fotografia di Webster & Stevens, oltre a documentare un’opera ingegneristica, ci parla della doppia natura del progresso industriale. La costruzione della ferrovia significava infatti sviluppo, connessione e ricchezza. D’altra parte, anche devastazione ambientale e sfruttamento delle risorse naturali. Ogni tronco impiegato nel ponte proveniva da un albero abbattuto nella stessa foresta che la ferrovia stava contribuendo a distruggere. In tal senso, il ponte stesso – fatto di legno, costruito per trasportare altro legno – è un paradosso tangibile.

Questo processo di estrazione intensiva portò, tra la fine dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento, a una progressiva riduzione delle foreste primarie del Pacific Northwest. Tuttavia, a quel tempo, il concetto di “sostenibilità” era del tutto assente. Il legname era considerato una risorsa inesauribile, e l’imperativo dell’industrializzazione giustificava ogni intervento sull’ambiente.




