Storia Che Passione
Accadde oggi: 16 ottobre

Accadde oggi: 16 ottobre

Almanacco del 16 ottobre, anno 1998: a Londra, in una clinica dove si stava sottoponendo a un intervento alla schiena, Augusto Pinochet, l’uomo che aveva governato con pugno di ferro il Cile dal golpe dell’11 settembre 1973 fino al 1990, venne arrestato su mandato del giudice spagnolo Baltasar Garzón. Quel 16 ottobre londinese fu un giorno di svolta, per ragioni storiche, oltre che politiche. Per la prima volta un ex capo di Stato si sottoponeva al fermo in territorio estero, con l’accusa di crimini contro l’umanità, sulla base del principio di giurisdizione universale.

Accadde oggi: 16 ottobre

Augusto Pinochet, ormai senatore a vita dopo aver lasciato la presidenza e, nel 1998, anche il comando delle forze armate, era convinto di poter godere dell’immunità diplomatica. Ma la gravità delle accuse – torture, sparizioni, complotti per eliminare oppositori politici – spinse la Camera dei Lord a negargli tale privilegio.

Per 16 mesi si trascinò una complessa battaglia legale, con pressioni incrociate. Chiaramente il governo cileno, che pur essendo ormai democratico, non voleva lo smacco di vedere il proprio ex presidente processato all’estero. Poi c’era la comunità internazionale, che osservava con attenzione. Infine i tribunali britannici, divisi tra il rispetto delle convenzioni internazionali e la valutazione delle sue condizioni di salute.

16 ottobre dittatore Augusto Pinochet

Quest’ultimo punto lo salvò dopo l’arresto del 16 ottobre ’98. A 82 anni, i medici descrissero Pinochet come un uomo troppo fragile per sostenere un processo. Alla fine, nel marzo del 2000, l’allora ministro degli esteri britannico Jack Straw ne autorizzò il rientro in Cile, ponendo fine agli arresti domiciliari londinesi.

16 ottobre manifestanti inglesi contro immunità

Il ritorno in patria, tuttavia, non fu un rientro trionfale. Se da un lato i suoi sostenitori lo accolsero come un eroe, dall’altro la magistratura cilena (che ricordiamolo, poteva certamente dirsi “rinvigorita” dal clima di transizione democratica) aprì nuove indagini. Già nel 2000 la Corte d’Appello di Santiago votò per togliergli l’immunità parlamentare, e il generale fu inquisito. Seguirono anni di processi, arresti domiciliari e scarcerazioni, sempre sospesi tra accuse gravissime e perizie mediche che lo descrivevano ora lucido, ora affetto da demenza vascolare.

Uno dei momenti più simbolici si registrò nel 2004, quando la Corte Suprema confermò la revoca dell’immunità senatoriale. Pinochet avrebbe potuto essere processato per crimini connessi all’Operazione Condor e per l’assassinio dell’ex generale Carlos Prats, ucciso a Buenos Aires nel 1974. Fu un colpo durissimo per l’immagine dell’ex dittatore, già incrinata dalla pubblicazione del Rapporto Valech, che nel 2005 documentava oltre 35.000 casi di torture durante il regime, di cui 28.000 provati.

16 ottobre rientro in Cile Pinochet

Gli ultimi anni della sua vita si consumarono in questa costante alternanza tra la giustizia e la malattia. Più volte agli arresti domiciliari, sempre in ville lussuose o cliniche private, Pinochet non arrivò mai a un vero processo. Il peso della sua figura continuava a dividere il Cile. In tutto ciò, i tribunali oscillavano tra l’esigenza di stabilire un precedente e il timore di spingere il Paese verso nuove fratture.

La sua morte, il 10 dicembre 2006, a 91 anni, fu l’ultima testimonianza di questa spaccatura. Colpito da un infarto e da un edema polmonare, morì in un ospedale militare di Santiago. La nazione sudamericana reagì in modo drammaticamente opposto. Migliaia di sostenitori piansero il “salvatore della patria” che aveva, a detta loro, fermato il comunismo. Ma altrettanti cileni scesero in piazza per festeggiare la scomparsa del dittatore che aveva fatto torturare, imprigionare ed esiliare un’intera generazione.

16 ottobre esequie miliari Pinochet

La presidente socialista Michelle Bachelet – lei stessa figlia di un generale fedele ad Allende, morto in prigione dopo il golpe, e vittima di arresto ed esilio insieme alla madre – negò a Pinochet i funerali di Stato, ma non poté impedire le esequie militari. 60.000 persone resero omaggio alla salma. Altri, fuori dalla cerimonia, invocarono la memoria di Salvador Allende. Tumularono le sue ceneri in una cappella privata a Los Boldos, per evitare profanazioni.