L’astronomia moderna deve molto alla famiglia Herschel. Me la immagino così, come una vera e propria dinastia che, nel giro di tre generazioni, contribuì in modo decisivo alla conoscenza del cosmo e al perfezionamento degli strumenti con cui lo si osservava. Conoscendo la storia, si può dire senza scadere in banali considerazioni come tutto cominciò per caso, o quasi. Già, perché il “capostipite” degli astronomi Herschel quando arrivò in Inghilterra era un giovane e promettente musicista. Uno che avrebbe avrebbe dovuto fare carriera nelle orchestre oltremanica e che invece finì per rivolgere lo sguardo al cielo…

Nel 1757 Frederick William Herschel, appena diciannovenne, lasciò la sua città natale di Hannover per trasferirsi in Inghilterra insieme a tre fratelli. All’epoca la città di Hannover era la capitale dell’omonimo elettorato, facente parte del Sacro Romano Impero ma sotto la stessa dinastia che regnava a Londra, il Casato di Hannover. L’intenzione era quella di proseguire la carriera musicale, ereditata dal padre. William aveva un talento naturale. In pochi anni padroneggiò vari strumenti, si impose come violinista e iniziò anche a comporre. A Bath fece carriera rapidamente, diventando direttore d’orchestra e conquistando una buona fama. La sua vita sembrava già tracciata, ma la curiosità lo spinse verso un’altra grande passione: l’astronomia.
La svolta avvenne nel 1772, quando William chiamò con sé la sorella minore Caroline, rimasta ad Hannover fino alla morte del padre. Caroline, segnata da una salute fragile a causa del tifo contratto da bambina, non aveva molte prospettive di matrimonio. William la accolse con sé e le diede l’opportunità di studiare e di dedicarsi alla musica. Lui la istruì nel canto, lei divenne presto una rinomata soprano, ma rifiutò sempre di esibirsi senza di lui. Tuttavia, ben presto la musica cedette il passo a qualcos’altro.

Affascinato dal cielo, William iniziò a costruire telescopi con l’aiuto del fratello Alexander, abile artigiano. Era il 1773, e in quell’anno prese forma il primo strumento che gli avrebbe aperto la strada alle grandi scoperte. Con straordinaria tenacia, perfezionò continuamente le sue lenti e i suoi specchi, riuscendo a ottenere immagini del cielo molto più nitide rispetto a quelle dei telescopi disponibili all’epoca. Non tardarono ad arrivare i risultati.
Nel marzo 1781 William compì la scoperta che lo rese immortale: osservò un corpo celeste oltre l’orbita di Saturno. All’inizio lo ritenne una cometa, ma lo studio della sua traiettoria lo portò a concludere che si trattava di un nuovo pianeta, il primo a essere identificato dopo l’Antichità. Gli fu dato il nome di Urano. La notizia ebbe un’eco enorme. William venne nominato membro della Royal Society e divenne astronomo reale, guadagnandosi un posto di primo piano nella comunità scientifica.

Negli anni successivi, William e Caroline lavorarono instancabilmente insieme. Lui si concentrava sull’osservazione delle stelle, arrivando a identificarne oltre 800 sconosciute, oltre a quattro satelliti, due di Saturno (Mimas ed Encelado) e due di Urano (Titania e Oberon). Fece anche un’altra scoperta rivoluzionaria, la radiazione infrarossa, mentre perfezionava i suoi esperimenti con i prismi. Caroline, dal canto suo, iniziò a sviluppare una vera passione per l’astronomia. Catalogava meticolosamente le osservazioni del fratello e, nonostante i problemi di vista, riuscì a scoprire otto comete. Il suo lavoro fu talmente apprezzato che il re le concesse uno stipendio. La ricordiamo per essere stata la prima donna astronoma ufficialmente retribuita per la sua attività scientifica.
Il rapporto tra i due rimase strettissimo fino al matrimonio di William nel 1788, che portò Caroline ad allontanarsi. Dopo la morte del fratello, nel 1822, tornò ad Hannover, dove continuò a lavorare alla sistemazione dei cataloghi astronomici fino alla sua morte, avvenuta nel 1848.

Il testimone passò quindi al figlio di William, John Herschel, che raccolse l’eredità paterna e la portò ancora più avanti. Si dedicò all’osservazione dei satelliti, scoprendo sette lune di Saturno e quattro di Urano, ma soprattutto continuò a perfezionare gli strumenti ottici costruiti dal padre. Nel 1820 fu tra i fondatori della Royal Astronomical Society, destinata a diventare un punto di riferimento per la ricerca scientifica britannica.
Infine, la tradizione continuò con Alexander Herschel, figlio di John, che si interessò allo studio dei meteoriti e fu un pioniere nell’applicazione della spettroscopia per identificarne la composizione. Pur non raggiungendo la notorietà dei suoi predecessori, rappresentò l’ultimo anello di una genealogia che, per tre generazioni, aveva segnato la storia dell’astronomia.

La vicenda degli Herschel è quindi quella di una famiglia che, partendo dalla musica, seppe trovare nelle stelle la propria vera vocazione. Dalle prime osservazioni artigianali di William fino ai lavori di spettroscopia di Alexander, questa dinastia ha lasciato un’impronta indelebile, mostrando come passione, collaborazione familiare e ingegno possano cambiare per sempre il modo in cui l’umanità guarda l’universo.